Sardegna - Entrate, Lettera all'utenza nella Dp di Cagliari

Cagliari -

Noi siamo qui a lottare perché vogliamo che il servizio resti efficiente, perché l’utenza sia servita in tempi rapidi e al meglio.

 

Partono quindi dalla Direzione provinciale di Cagliari le assemblee del personale dell’ufficio territoriale a sostegno dello stato di agitazione promosso da tutte le sigle sindacali presenti in azienda.

 

Vi informiamo che gli uffici devono far fronte giornalmente a 50 richieste preassegnate per gli appuntamenti e, se si considera che la stessa Amministrazione (che tende a determinare sempre in difetto i tempi necessari) ha previsto un tempo medio di 30 minuti per tale attività, il conteggio porta a ritenere che ogni giorno più di 6 unità lavorative debbano essere considerate totalmente impegnate e non possano rispondere alle richieste di assistenza dell’utenza presente giornalmente negli uffici.

 

Negli ultimi due anni è andato in pensione il 10% del personale e l'Amministrazione, nonostante il blocco del turnover, ha lasciato immutati i carichi di lavoro di tutto l'ufficio assegnandoli formalmente ad ogni lavoratore e, quindi, ha detto di fatto al lavoratore “fronteggia tu l’assalto con il pubblico, io non mi occupo del problema, sei tu lavoratore che deve risolvere il problema dell’utenza”. Personale con grande professionalità (40 anni di servizio, per lo più) non è stato sostituito. Non è stata fatta nessuna nuova assunzione nel corso degli ultimi anni.

 

Le ultime assunzioni risalgono ad alcuni anni fa. Il lavoratore seduto allo sportello non ha più il tempo materiale per fare una breve pausa, per motivi di igiene, nemmeno quelli prescritti dalla legge, che prevede 15 minuti di pausa o di altra attività dopo due ore di lavoro al computer. E materialmente il lavoratore che sta al front-office non si alza sino a fine giornata dallo sportello.

 

Solo per la sensibilità del personale addetto al servizio, che si è sacrificato oltre quanto l'Amministrazione possa richiedere, si è potuto rispondere a tutto il lavoro fino ad ora richiesto, atteso che lo stesso personale deve anche operare in back-office, dopo la chiusura degli sportelli, per completare le pratiche trattate. Tutte le lavorazioni sono in sofferenza, e quindi non è possibile spostare personale dall’area che effettua il controllo all’area che effettua il servizio al pubblico.

 

Paradossalmente gli uffici non sono al collasso totale perché utilizzano il lavoro gratuito di chi fa praticantato; una forma di sfruttamento chiamato avvio al lavoro, una nuova vergogna.

 

Crediamo che dietro questo far andare le cose male, non ci sia solo una deficienza di organizzazione, ma una scelta politica; dopo averci attaccato come dipendenti pubblici, averci definito fannulloni per preparare la campagna per il taglio dei nostri diritti, si è giunto al blocco dei nostri grassi contratti (sic!) per 4 anni. Ora non vorremmo che questa strategia serva a dire nel breve periodo che il servizio non funziona, e che allora è meglio darlo ai privati, perché il privato è bello, il privato funziona. Pensiamo che la fiscalità debba necessariamente restare pubblica. Il perché è ovvio, non si puo’ lucrare sulle spalle dei cittadini. Non permetteremo che lo stato sociale, o quel che resta, venga smantellato da chi vorrebbe far quadrare i conti con il taglio delle assunzioni di personale qualificato.

 

Sopportate qualche disagio, stiamo cercando di far sì che il servizio resti efficiente, e che l’utenza ne abbia i benefici.

 

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