Sicilia – Dogane Monopoli. Raddoppiano i controlli interni. La verifica delle connessioni prima del diritto a respirare!

Palermo -

Non paghi dei controlli già previsti a livello centrale in Sicilia si raddoppiano i controlli di audit interno e i sorteggi dei numeri da chiamare, evidentemente decisi a trasformare in un centralino il lavoro smart dei funzionari.

Il lavoro agile, che di per sé dovrebbe essere caratterizzato da un rapporto di fiducia, da un clima collaborativo, dal mutamento del concetto di “presenza fisica al lavoro ad un lavoro per obiettivi” diventa così un pretesto per effettuare un controllo di qualità sulle linee telefoniche. Roba da far impallidire il servizio clienti delle grandi compagnie telefoniche.

Per carità! Mica il motivo vero e scientemente nascosto è voler verificare che il lavoratore stia perennemente attaccato alla postazione (già di per sé ridicolo dal momento che forse qualcuno dimentica i divieti governativi a uscire di casa e che al di là degli inglesismi siamo in presenza di telelavoro domiciliare) ma bensì la verifica della “regolarità del funzionamento delle comunicazioni telefoniche”.

Non era sufficiente che la Direzione Centrale, per verificare che non vi siano “inconvenienti tecnici tali da rallentare la normale funzionalità dell’Agenzia”, selezionasse con sorteggio fino a 100 recapiti telefonici al giorno.

Nossignori, in Sicilia i ripetitori hanno la ruggine, soffia lo scirocco e le linee vengono disturbate, bisogna, quindi, aggiungere controlli a controlli e sorteggi a sorteggi, poco importa che a forza di prevedere telefonate centrali, regionali e provinciali, tra un po’ si rischierà che operatori e contribuenti non riusciranno a trovare una linea libera.

Una diligenza verso la sicurezza digitale commovente, un po’ meno commovente quella dovuta a precisi obblighi e doveri del datore di lavoro in termini di dotazione dei dispositivi di protezione individuali, tra cui le mascherine. Per quelli non c’è bisogno della verifica tecnica, o meglio sanitaria, e ne vengono distribuite modelli non omologati come DPI.

Né ci si preoccupa di sostituire gli strumenti personali (pc, telefoni, linee dati) che hanno consentito di mantenere l’operatività dell’Agenzia in questa fase emergenziale.

Tantomeno del riconoscimento del buono pasto, annunciato dalla Direttiva centrale contestualmente all’avvio dei controlli. I controlli sono arrivati, i buoni pasto no.

A quanto pare la salute e salario vengono dopo la verifica delle connessioni dietro cui si nasconde il controllo orwelliano figlio di una cultura del sospetto di per sé incompatibile col lavoro agile.

Per USB, invece, la salute viene prima di ogni cosa: ci si preoccupi di garantire il diritto a respirare e lavorare senza rischi, dotandoli di DPI idonei invece di trasformare una lavoratrice e un lavoratore in una linea telefonica.