Si è svolta lo scorso 13 ottobre a Catania la riunione avente ad oggetto l’accordo decentrato in materia di sicurezza alla DP di Catania.
L’iter è sempre lo stesso: si firma l’accordo nazionale in materia e poi RSU e Sindacati nei territori sono chiamati alla contrattazione per l’adeguamento dei criteri, ovvero il suo recepimento o magari (!) miglioramento nelle singole DP.
USB non ha firmato l’accordo nazionale, ritenendolo un mera scatola vuota che non affrontava i nodi centrali per la prevenzione e la sicurezza, e nel pieno delle sue prerogative ha partecipato alla convocazione, chiedendo in vista dell’incontro la bozza di proposta del Direttore (letta in diretta e non trasmessa preventivamente) e avanzando per iscritto proposte a tutela della sicurezza collettiva e soprattutto fondate su norme e fonti superiori alle quali l’Agenzia delle Entrate si mostra sorda e miope.
Richieste e principi di diretta attuazione di norme e decreti di recente pubblicazione o corollari legati alla sottoscrizione del contratto collettivo dello scorso 9 maggio, sopravvenuto rispetto alla disciplina dello smart working transitorio emanato unilateralmente dall’Agenzia lo scorso 4 aprile.
Richieste, dunque, che hanno piena legittimità e che per di più sono supportate dal parere del Comitato Unico di Garanzia dell’Agenzia. Richieste anche dal carattere perequativo, considerato che, come abbiamo avuto modo di dire in diverse occasioni, a parità di Regolamento sul lavoro agile, altre Regioni hanno mostrato maggiore flessibilità nel suo utilizzo, mentre in Sicilia, e segnatamente a Catania, invece, proprio a causa della rigidità mostrata dalla Direzione Regionale in tema di coworking, si sono verificate situazioni che hanno portato o porteranno alla fuoriuscita di personale.
Una riunione dove di fatto siamo stati gli unici a buttare il cuore l’ostacolo e ad andare oltre l’impianto proposto dal Direttore ( che ricalcava pedissequamente quello nazionale con qualche aggiunta su forme di monitoraggio e indicazioni aggiuntive per l’utilizzo delle mascherine, specie in caso di compresenza ) e porre questioni di carattere organizzativo, partendo dalla premessa, per noi ovvia, che il lavoro agile è una modalità di prestazione lavorativa che incarna forme di dispositivo di sicurezza e prevenzione.
Non a caso, nell’accordo sulla sicurezza nazionale, la disciplina del lavoro agile è stata ampliata, ma solo per alcune categorie e per giunta in maniera parziale rispetto al dettato normativo.
Lavoro agile che le Amministrazioni utilizzano a proprio piacimento come una fisarmonica: smart spezzato quando si sanifica e tutt@ a casa quando si deve risparmiare sulle utenze ( vedasi le linee guida del ministero della PA), muro di gomma quando si tratta di adottarlo come misura organizzativa, di conciliazione cura- lavoro o di prevenzione ( come nel caso di conviventi di positivi).
Lavoro agile che di agile non ha nulla se persino quando si tratta di una proroga da Decreto per chi è portatore di 104 vengono chiesti documenti già in possesso dell’Amministrazione, con buona pace dei principi contenuti nello Statuto dei diritti del contribuente.
Alla fine la montagna ha partorito il topolino: l’integrazione più rilevante rispetto all’accordo nazionale è contenuta alla lettera k, ove sono già previsti tre giorni aggiuntivi di lavoro agile per i genitori conviventi di figli under 14 dichiarati positivi ed è la seguente: “ in tale ambito ed entro i relativi limiti, le suddette prescrizioni potranno essere modulate in base alle esigenze di servizio e di assistenza ai figli minori di 14 anni positivi”.
Una frase che non ci ha convinto per due ragioni e che addirittura rischia di essere peggiorativa rispetto all’Accordo nazionale:
Chiamati in causa per ratificare un accordo sulla sicurezza meramente replicativo dell’accordo nazionale, con in più la previsione di forme di monitoraggio sull’utilizzo delle mascherine e obblighi a carico esclusivo dei lavoratori, USB si è tirata fuori perché non è stato in alcun modo consentito di aggiungere elementi migliorativi e di allargare l’applicazione dello smart working in chiave di prevenzione e sicurezza. Denunciamo la passività delle altri parti sindacali pronte a sostenere in maniera del tutta acritica la parte datoriale e a firmare un accordo che in materia di lavoro agile per genitori under 14 espone anche a rischi di peggioramento della disciplina.
Invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori che dovessero trovarsi in una delle condizioni normative da noi indicate nell’allegata nota a contattarci per verificare insieme se è il caso di azionare forme di tutela immediate.
In allegato la nota della USB e il parere del CUG emesso in tema di lavoro agile a regime.
USB PI Agenzie Fiscali Sicilia