Sicilia – Entrate, delocalizzati Lombardia: il primato dell’obiettivo rompe il patto di fiducia coi lavoratori, trasforma persone in numeri e fotografa la gerarchia tra le Regioni
Al di là del pericolo insito dentro ogni mostro giuridico e ogni atto unilaterale, la questione del trasferimento derubricato a mera delocalizzazione delle colleghe e dei colleghi lombardi ha il merito di rappresentare plasticamente e tutte insieme le criticità e le contraddizioni dentro l’Agenzia delle Entrate.
Partiamo da una premessa: se centinaia di colleghe e colleghi hanno bisogno di fare un concorso per avvicinarsi alla loro Terra di origine significa che l’istituto sovrano che dovrebbe regolare il fenomeno, ovvero la mobilità, non funziona e ha bisogno di correttivi immediati.
Se a una Regione, in questo caso la “locomotiva” Lombardia, a inizio anno vengono assegnati obiettivi irrealizzabili ben sapendo (come si sapeva) che in 180 circa sarebbero stati trasferiti a cavallo dell’Estate e invece di procedere a un ricalcolo del budget semplicemente si “trattengono” le risorse da un punto di vista funzionale significa solo una cosa: che all’Agenzia delle Entrate i carichi di lavoro non vengono calcolati sulla base delle risorse effettive.
Il tutto con in mezzo la procedura VALE, che sugli obiettivi di budget V2 fonda le sue stesse premesse già in sede di colloquio di patto.
Se la dirigenza siciliana, che deve organizzare gli arrivi dopo pochi giorni, senza essere interpellata o ufficialmente informata, può scoprire dai comunicati sindacali nazionali, che dall’oggi al domani le risorse che aspettava e su cui ha programmato i suoi, a sua volta, “obiettivi sfidanti”, lavoreranno per la “locomotiva” Lombardia e non per la Sicilia significa solo una cosa: che la Direzione Centrale passa sopra le ben note e denunciate carenze di organico siciliane e tratta il suo personale come un algoritmo economico e non come una persona che ha diritto a lavorare in un ambiente sereno e con carichi di lavoro adeguati.
Se sulla base della stessa rinuncia al concorso (prevista e formalizzata con nota del Direttore Agenzia prot. 84766/2022) le colleghe e i colleghi di tutte le altre Regioni di provenienza sono stati trasferiti sia fisicamente che funzionalmente nelle regioni di destinazione e quello lombardi no, significa solo una cosa: disparità di trattamento, poiché solo per i lombardi verrà attivato un comportamento difforme rispetto al passato.
Se questo cambio di carte in corsa, che ha determinato per una situazione “anomala” e di limbo giuridico nell’accesso agli istituti legati all’anzianità di sede ( per esempio: interpelli, incarichi di responsabilità, mobilità, ricongiungimenti ), fosse stato conosciuto al momento della richiesta di sottoscrizione della rinuncia, forse avrebbe potuto fare prendere ai lavoratori lombardi una decisione differente e dunque significa ancora un’altra cosa: violazione dei principi di leale collaborazione, buona fede e legittimo affidamento.
Se l’Agenzia passa sopra a un bando di concorso, non informa né il personale né le Regioni coinvolte, viene meno ai suoi impegni, trasforma l’obiettivo in una fonte del diritto significa solo una cosa: che si prende la responsabilità, compresa, quella di soccombenza nelle sedi giudiziarie, di violare un patto di fiducia con i suoi lavoratori e di creare precedenti di “incertezza del diritto”.
Se l’Agenzia, che per mesi, per non dire anni, ha detto no alle richieste di attivazione del coworking- delocalizzazione avanzate da parte sindacale a tutela dei colleghi ( con l’aggravante in Sicilia della sordità alle richieste motivate dalla disastrosa situazione viaria- illuminazione stradale- trasporti pubblici pressoché inesistenti) , oggi decide che la delocalizzazione se po ffà senza aspettare confronti e riunioni sindacali significa solo una cosa: che gli istituti di conciliazione pensati per la classe lavoratrice e oggetto di materia sindacale sono a comando. Il suo comando. Coworking e smart allegramente insieme senza limiti settimanali!
Se l’Agenzia elabora un’errata o sovrastimata programmazione del lavoro le conseguenze non possono ricadere sulla testa di chi lavora: quanto posto in essere dalla Direzione Centrale mina alle fondamenta le relazioni con le lavoratrici e i lavoratori e rappresenta un precedente gravissimo che, come Organizzazione sindacale, riteniamo vada revocato senza indugio come chiesto alla DC sin dallo scorso 6 luglio
USB PI Agenzie Fiscali Sicilia