Sicilia – Entrate, fondo di sede a Catania. Ci sono cose che hanno un prezzo e cose che hanno un valore

Catania -

Si è svolto il 18 novembre il secondo incontro sul fondo alla DP di Catania. Prima dell’incontro la RSU ha mandato al tavolo sindacale una proposta in risposta a quella formalizzata da parte pubblica durante il primo incontro.

Come sindacato abbiamo apprezzato moltissimo  non solo  l’operazione di trasparenza della RSU ma anche  l’intento di inserire  nell’accordo sia elementi di perequazione che il parziale divieto di cumulo delle indennità per i titolari di posizioni organizzative,  principio che come organizzazione  sindacale poniamo con forza e che diversi accordi ( in Sicilia da ultimo la DR e la DP Palermo)  hanno in parte recepito.

Come USB da sempre sosteniamo che le posizioni di responsabilità, per le quali a monte sono già previsti emolumenti finanziati con il fondo di tutto il personale, andrebbero pagate con risorse dell’Agenzia e non con somme destinate alle lavoratrici e ai  lavoratori e, nel corso degli anni, abbiamo sempre ribadito l’esclusione della cosiddetta doppia indennità ai capi team e capi area.  Il  fenomeno delle doppie indennità rappresenta  una concentrazione di risorse che mal si concilia con il principio dell’equità economica, principio da garantire a tutto il personale. Non a caso, nel 2021, quando sono stati chiusi i rubinetti per pagare le posizioni è calata la scure dei tagli lineari con gli effetti di spezzatino e parcellizzazione del personale che ben si conoscono e che abbiamo subito denunciato. 

Abbiamo ribadito la nostra contrarietà alle premialità individuali proposte dall’Amministrazione e riteniamo che l’utilizzazione del residuo fondo di sede debba avere una funzione perequativa per remunerare coloro che non hanno goduto di alcuna altra indennità. Vogliamo evitare valutazioni soggettive e opinabili, spesso sostenute da motivazioni generiche non condivisibili, che non fanno altro che creare malumori e tensioni tra il personale, dall’altra privilegiare l’individuazione di criteri e progetti che includano una platea di lavoratori il più ampia possibile cui distribuire le risorse disponibili. A sostegno di tale principio abbiamo proposto di remunerare la professionalità disconosciuta sia giuridicamente che economicamente al personale che appartiene alla seconda area e che non gode di alcuna indennità ( ma naturalmente e a maggior ragione questo vale per la I) e  che, nella produttività individuale, spesso viene mortificato con l’attribuzione di coefficienti più bassi seppure spesso si veda investito di responsabilità superiori a quelle che competerebbero. Questo personale spesso si ritrova ad avere deleghe di firma, svolge mansioni superiori e sappiamo, a livello politico, che l'AE riconosce  loro la professionalità solo dopo concorso ( oggi senza nenache  fornire dispense e batterie di quiz)  e solo a quelli che hanno la laurea, mentre utilizza le loro mansioni superiori senza riconoscere nulla.

Riteniamo che se di merito ( concetto oggettivo) e non di meritevolezza ( concetto soggettivo) si debba parlare allora in una Regione e in una DP  con carenza di organico da allarme rosso  il merito sia nello sforzo in sè eccezionale da parte di tutte le lavoratrici e i lavoratori. Esiste in tal senso una possibilità di premiare il personale senza l’obiezione della pioggia, parametri invertiti o calcolo delle presenze col tetto, ad esempio. 

Riteniamo che se di progetti si debba parlare allora debba esserci un principio di rotazione per evitare una concentrazione di somme sulle stesse persone

Ai sindacati che  hanno  criticato la nostra proposta sulle II aree cercando di darci lezioni di diritto abbiamo ricordato  che l’accordo nazionale prevede un acconto collettiva  di molto inferiore tra prime- seconde Aree e terze aree e che si può  ravvisare una specifica responsabilità, così come prevista dall’art. 4 Accordo nazionale,  in capo al personale che per anni ha svolto mansioni superiori. La tendenza dell’Amministrazione e più in generale dei tavoli governativi è quella di andare verso un sistema delle competenze e delle professionalità e USB avrebbe voluto, attraverso un utilizzo perequativo del fondo,  dare  un segnale forte a queste colleghe e colleghi che hanno garantito la tenuta degli Uffici e che oggi sembrano dimenticati.

L’incontro si è concluso con un verbale e non con un accordo, che comunque abbiamo chiesto per motivi di rispetto delle  forme e di “semplificazione” di lettura, visto peraltro il rimando al corposo documento della RSU. L’insistenza sulla meritevolezza scelta dai capi ( la macchina organizzativa pare sia partita ancora prima dell’accordo) ci impedisce di firmare e avallare una gestione apicale del fondo delle lavoratrici e dei lavoratori. Come abbiamo detto al tavolo, ci sono cose che hanno un prezzo e cose che hanno un valore: ci opponiamo all’idea di un Fondo utilizzato dall’Amministrazione come leva per creare corsie differenziate tra i lavoratori e  il valore della non ingerenza dei vertici sulla scelta dei soldi dei lavoratori, per noi è supremo. Così come lo è riconoscere che ci sia uno sforzo eccezionale alla DP di Catania, un principio immanente di democrazia economica in grado di escludere le doppie indennità e aver provato a inserire correttivi di giustizia sociale verso la generazione delle II Aree troppo presto dimenticata, anche dai sindacati.

USB PI Agenzie Fiscali Sicilia