Sicilia – Entrate, i nodi avvelenati dell’aziendalizzazione e dei tagli nella PA arrivano al pettine. Siamo alla vigilia di uno smantellamento dell’Agenzia delle Entrate?
Per capire il futuro e calibrare il presente è necessario analizzare il passato.
Il passato meno recente che ha visto un depauperamento di risorse senza tregua, portando tutte le DP siciliane ad avere una media di fuoriuscita del personale che si assesta oltre il trenta per cento. Solo nel triennio 2018- 2020 sono andate via per pensionamenti oltre 572 unità di personale alle quale sono da aggiungere altre 171 unità per il 2021 (alleghiamo per trasparenza le tabelle coi dati forniti dalla DR Sicilia a USB per singola DP e mappatura articolazioni). Gli accordi sulla mobilità nazionale bloccati, la precedente ferma al palo del 50 per cento e nessun posto destinato alla Sicilia nelle ultime procedure concorsuali.
Il passato recente ma che segna il passaggio di un’era geologica. Quello del 7 maggio 2021, data della Circolare 4 /E con cui l’Agenzia delle Entrate ridisegna le proprie funzioni istituzionali e intorno alla quale nubi fosche si addensano, tra indulgenza verso le imprese, interpretazioni estensive che potenziano di qua e smantellano là e lavoratrici e lavoratrici che diventano pedine da spostare ad assetto variato con tempi da maratoneta.
Il passato ancora più recente, quella del 25 maggio 2021, data della Direttiva 127334 con cui, a seguito del mancato accordo sulle posizioni organizzative e gli incarichi di responsabilità e soprattutto del fatto che si sono chiusi i rubinetti del fondo dei lavoratori (detto anche il pozzo di San Patrizio), l’Agenzia delle Entrate emana un atto con cui unilateralmente si trasforma in un tecnico degno della BCE e procede coi tagli lineari: se vuoi fare un team si deve essere in 12 e se vuoi fare un’area devi raddoppiare. Tu DR hai questo budget e con questo devi trovare l’alchimia. Pazienza se ci sono territori dove questo significa fare tabula rasa dell’organizzazione delle risorse, la coperta questa è.
Questo il contesto di riferimento dentro il quale ci muoviamo e che ha portato la Sicilia, alla quale era stato assegnato un budget regionale di €.500.000, alla variazione in diminuzione del 39, 7 % ovvero meno 79 posizioni passando da 199 posizioni a 120. Un contesto che in Sicilia porterà ad avere intere DP senza team, o DP senza più un Ufficio Controlli, o Uffici Territoriali periferici fantasma e lavoratrici e lavoratori trasformati in percentuali che con acrobazie circensi trasmigrano pro-quota da un’articolazione all’altra con la formula magica della “condivisione”.
E arriviamo all’incontro con la DR che, senza alcun contraddittorio con le parti sindacali, aveva già unilateralmente provveduto a emanare un bando di interpelli per l’intera Sicilia. Una fotografia impietosa dei tagli lineari e della nuova morfologia degli Uffici dove quei numeri che mancavano diventano macigni, algoritmi, passato che non torna più.
Durante l’incontro, dopo l’esposizione dei dati del budget regionale, abbiamo in primis chiesto un focus sulle attività di controllo. In tantissime DP, sempre in virtù di atti unilaterali e priscialori, le colleghe e i colleghi dell’Ufficio Controlli si sono trovati e si troveranno dall’oggi al domani, grazie al meccanismo alchemico delle condivisioni, a dover svolgere attività completamente nuove. Che fine faranno le loro scadenze? Che formazione riceveranno? Dove andrà a finire il loro bagaglio professionale?
E poi, siamo proprio sicuri che la Direttiva nazionale legittimi queste soppressioni senza che le stesse siano accompagnate dal risultato di un’analisi organizzativa visto che, si riporta testualmente:“ Un elemento essenziale di cui occorre tenere conto inaffti è che il numero dei team non è il risultato di un’operazione aritmetica ( quanti team si possono fare), bensì il risultato di un’analisi organizzativa ( quanti team sono necessari)”.
Abbiamo, dunque, chiesto quale sia il disegno di analisi su cui si sono fondate scelte organizzative così pesanti e un quadro comparativo della situazione pre e post primo luglio ove si evidenzi la soppressione per avere la rappresentazione plastica delle differenze: una fotografia dell’esistente destinato a scomparire e che per le lavoratrici e i lavoratori si traduce in una nuova veste professionale, nuovo carico di lavoro, priorità che si sommano tra di loro e un rischio burn-out sempre più dietro l’angolo. Un costo umano occulto e strisciante.
Come si tradurrà questa che è una vera e propria ristrutturazione in formazione nell’era del lavoro agile, dove siamo tutte e tutti isolati e persino la risoluzione del Parlamento europeo più ignorata della Storia individua un rischio specifico sul tecno stress? Come sono stati considerati i carichi di lavoro visto che molti di essi vengono calcolati con le percentuali ma sotto ci sta la variabile delle risorse umane in fuoriuscita? Non è che il gigantismo delle strutture porterà alla marmellata delle deleghe di firma? Non è che il lavoro agile diventerà anche l’ombrello giustificativo per chiudere fisicamente le sedi e dunque far arretrare i presidi dello Stato sui territori?
Che fine ha fatto l’obbligo in capo al datore di lavoro di protezione dell’integrità fisica e morale del lavoratore previsto all’art. 2087 del codice civile?
Abbiamo, dunque, chiesto come fatto in ogni sede provinciale, di avviare il prima possibile una rilevazione dello stress da lavoro correlato in tutta la Sicilia.
Il Direttore Regionale ci ha chiaramente detto che la sua è stata una decisione “vincolata”. Noi vorremmo un atto di coraggio. Un dirigente che dica chiaramente che la tenuta organizzativa è a rischio, che le lavoratrici e le lavoratori non sono numeri da parcellizzare e a cui dare un codice alfanumerico ma persone, bagagli di esperienze, professionisti.
Noi crediamo che la vera lotta all’evasione si debba fare come e più di prima nel Paese dei furbi certo ma anche nel Paese sui cui scranni governativi siede Confindustria. La pandemia è stata sindemia ma è stata anche accumulazione di profitto, imprese che non hanno mai fermato la produzione e qualcuno deve pur dare un colpo di reni e rifiutare questa indulgenza verso il mondo delle imprese.
Noi crediamo che i principi di carattere pubblico di una P.A. siano inconciliabili con mere logiche aziendali e da algoritmo e che i costi della crisi economica non possano essere scaricati sulle lavoratrici e i lavoratori.
Le lavoratrici e i lavoratori pubblici che dovrebbero essere riequilibratori delle diseguanze sociali sono diventati essi stessi portatori di diseguaglianze sociali: siano esse economiche, con tagli progressivi al salario e una forbice retributiva allargata che è un insulto ai principi civilistici del sinallagma contrattuale che umane, con POER che hanno preso talmente tanto gusto a comandare che talvolta si dimenticano che si lavora insieme non scaricando i barili e magari pure con toni che farebbero impallidire i caporali che pressano la produzione nei magazzini della logistica.
A margine dell’incontro abbiamo riproposto la redazione di un documento congiunto parte sindacale e parte pubblica per suonare la sveglia ai palazzi romani. La Sicilia è in ginocchio e con gli organici in queste condizioni il rischio serio è il si salvi chi può mentre la nave affonda. Noi non assisteremo inerti a guardare la vigilia di uno smantellamento umano, istituzionale e professionale. Potete starne certi.
Alleghiamo le tabelle sulle fuoriuscite nel triennio, i dati sulle articolazioni, la mobilità regionale verso la Sicilia ferma al palo e la scheda comparativa della diminuzione dei fondi nel biennio 2017- 2018.
USB PI Agenzie Fiscali Sicilia