Sicilia – Entrate, la procedura di valutazione miete la prima vittima: il diritto di sciopero. Tenetevi pure le mimose, vogliamo il pane e anche le rose!

Ragusa -

“Il diritto, fino a che nessuno lo turba e lo contrasta, ci attornia invisibile e impalpabile come l'aria che respiriamo: inavvertito come la salute, di cui si intende il pregio solo quando ci accorgiamo di averla perduta.” Così diceva il buon Calamandrei.

 

E così, il diritto di sciopero, sempre più annacquato negli anni da leggi liberticide che ne hanno depotenziato l’esercizio sancendone tempistiche e restrizioni. Sempre più costoso da praticare, visto il peggioramento delle condizioni salariali. Sempre più dato per scontato in un mondo come quello del pubblico impiego dove, a differenza che in altri ambiti lavorativi, si può scioperare senza rischiare di perdere il posto di lavoro come accade a chi è precario o ricattabile e dimostra subito di alzare la testa per i propri diritti. Sempre più invisibilizzato dai media, che a comando decidono a cosa dare risalto e a cosa no.

In questo contesto di oblio di lotte che hanno deturpato il volto dell’Italia accade nel 2015 dall’altra parte del mondo qualcosa di dirompente. 

 

Dopo l’ennesimo brutale femminicidio si leva dall’Argentina un nuovo movimento femminista globale che attraverso un appello di giornaliste, attiviste e artiste vuole dire basta ai femminicidi e alla violenza maschile sulle donne e lancia un grido di lotta a tutte le donne del mondo. Lo slogan del movimento è stato fin da subito: “se non valiamo, allora non produciamo”. La novita dirompente del movimento è quella della scelta dello strumento dello sciopero: nessun movimento femminista nel passato si era posto il problema di utilizzare lo strumento dello sciopero. Da quel lontano 2015 in oltre 150 Paesi le donne in tutto il mondo decidono di sottrarre all’8 marzo la dimensione retorica delle mimose, della festa e della donna come angelo del focolare per tornare a una dimensione di protesta. E lo fanno proprio con lo strumento dello sciopero, diritto che si badi bene, non appartiene ai sindacati ma è un diritto delle lavoratrici e dei lavoratori.

Neanche a dirlo ce ne vuole affinchè la narrazione pubblica, tesa a mantenere la giornata dell’8 marzo come dimensione retorica e lavacoscienza una volta l’anno, inizi a prendere in considerazione questo movimento che rompe ogni stereotipo e punta il dito contro le responsabilità istituzionali, siano esse l’aula di un Tribunale, la narrazione tossica dei media, il taglio dei finanziamenti ai centri antiviolenza o un reddito ridicolo di 400 euro per fuoriuscire da un contesto di violenza et cetera.

Questo il dato di sistema. Poi arriviamo alla Sicilia. All’ombelico dell’Agenzie delle Entrate. Che invisibilizza, ignora, passa sopra e sceglie la data di uno sciopero generale contro la violenza come data finale per concludere una procedura arbitraria e pericolosa e in quel di Ragusa convoca, senza alcun preavviso, proprio quel giorno e poi ti comunica, senza ascoltarti, i compitini da fare.  Ci si ammanta di paroloni. “Ascolto attivo” e “Basta alla violenza”. Ci si lava la coscienza con 4 paroline di circostanza ma di fatto si invisibilizza uno strumento di lotta e con esso la chiave di cambiamento che in migliaia da ogni parte del mondo, vecchie e nuove generazioni, hanno scelto confrontandosi in centinaia di assemblee pubbliche.

USB non ci sta. Sin dal lontano 2015 è stata parte integrante di questo movimento e per il sesto anno consecutivo ha risposto alla chiamata di Non una di meno proclamando lo sciopero generale.  Quello per cui si lotta, insieme a migliaia di donne nel mondo che non sanno più che farsene dell’ipocrisia e della retorica e prendono in mano il loro destino senza delegare nessuno, si difende. Ovunque accada. Sia esso un magazzino della logistica che ti minaccia se fai lo sciopero generale, una scuola che sostituisce personale in sciopero o un Ufficio dell’Agenzia delle Entrate che cancella un diritto semplicemente ignorando che esista.

E per questo ha trasmesso alla DP di Ragusa la diffida che trovate in allegato.

USB Pubblica Impiego - Agenzie Fiscali Sicilia