Smart working o smart aspetting e spering? 50 sfumature di provvedimenti governativi
Quanto tempo deve passare perchè una legge venga applicata? Un giorno, un mese, un anno...la risposta è dipende. Lo diceva pure la buonanima di Jarabe De Palo, da che punto guardi il mondo tutto dipende.
Se una legge serve per adempiere ai dettati superiori, per far tacere l’opinione pubblica irretita da campagne di stampa denigratorie, per rimettere in moto macchine organizzative a costo zero bastano pochi giorni. L’art 263 del Decreto Rilancio non ha fatto in tempo a essere convertito che subito sono partite contrattazioni, calendari di rientro, percentuali e di corsa!
Se una legge serve a dare ristoro alle lavoratrici e ai lavoratori che in questi mesi si sono sobbarcati spese, utilizzo proprie linee telefoniche, usura propri computer, quadrupli salti carpiati per consentire la didattica a distanza dei figli: silenzio tombale.
E allora USB lo vuole rompere questo silenzio e chiedere a gran voce quello che spetta di diritto. E nel far questo vuole che le leggi non siano attuate e interpretate chirurgicamente e ad exludendum: pieno diritto a tutte le strumentazioni ma anche trasparenza, formazione sulla sicurezza informatica e sulla privacy e chiarezza sulle responsabilità.
O dobbiamo pensare che tutti i paroloni sulla digitalizzazione delle PA, ivi compresi i fondi stanziati per l’innovazione tecnologica e le petizioni di principio governative sul recovery fund, non considerino un piccolo particolare tipo le esigenze delle lavoratrici e i lavoratori, per di più nell’era del lavoro agile e con la didattica a distanza che aleggia ogni giorno che passa?
Un cambio epocale o lo è o non lo è, non può esserlo a fisarmonica. Né solo da una prospettiva.
Un diritto, quando non viene azionato, cessa di esistere e rimane un’operazione di marketing con cui sciacquarsi la bocca e riempire di paroloni i salotti televisivi.
Un diritto a doppia valenza, perchè la fluidificazione delle risorse alle lavoratrici e ai lavoratori si traduce in maggiore efficienza, migliore organizzazione del tempo di lavoro, sicurezza digitale e dunque servizi.
Alleghiamo per trasparenza la nota trasmessa a tutte le Direzioni della Sicilia e chiudiamo con una piccola citazione.
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Chinate il capo e dite grazie.
Il pensionato che riceve l’assegno più tardi non si deve lamentare, perché c’è chi la pensione non la vedrà mai.
L’operaio a cui aumentano l’orario a parità di salario stia zitto, perché ha uno stipendio fisso a fine mese.
Il cassintegrato si dovrebbe un po’ vergognare, che riceve dei soldi dallo Stato per non lavorare.
Il centralinista al call center ringrazi la sorte che il suo padrone non ha ancora spostato tutto in Romania.
Il giornalista precario a quattro euro a pezzo non lo sa come vanno le cose nell’editoria, con che faccia chiede di più?
Il cameriere di Eataly a 800 euro al mese stia muto perché al bar lì vicino pagano di meno e pure in nero.
E la colf rumena a cui hanno ridotto la paga da 8 a 7 euro l’ora non sa che una polacca ne chiede solo sei?
(continua, all’infinito, a piacimento)
Non è più nemmeno dumping salariale.
È che sono riusciti a convincerci che i diritti sono privilegi.
E che sopravviveremo – in qualche modo – solo diminuendo quelli altrui
USB PI Agenzie Fiscali Sicilia