Sulla previdenza botta e risposta tra USB e UIL
Leggendo il comunicato della UIL, nel quale si attacca l'USB (e non solo) per la vicenda della trattenuta del 2,5% sul TFR degli assunti dal 01/01/2001, abbiamo avuto la netta sensazione di trovarci dinanzi al classico caso di sdoppiamento della personalità.
Perché, come DR Jekyll e Mr Hyde, i rappresentanti UIL così agnellini e remissivi con l'amministrazione ai tavoli di trattativa improvvisamente si trasformano e tirano fuori gli artigli contro l'USB sulla complessa questione della previdenza. Tralasciamo per decenza i richiami alla Costituzione e i deliri pseudo giuridici (sui quali per bontà preferiamo stendere un velo pietoso) contenuti nel comunicato UIL e vogliamo, invece, chiarire la vera ragione di tanto polemica nei nostri confronti. La ragione è contenuta nello stesso comunicato UIL ove si afferma “candidamente” che il famigerato accordo sindacale del 1999 (in base al quale è stato poi emanato il DPCM in materia di TFR) siglato da tutte le OO.SS fu sottoscritto proprio “per effettuare un ulteriore passo verso quella previdenza complementare che nel nostro comparto ancora non è per niente decollata: senza quindi, nessun intento vessatorio.”
Quindi:
1) la UIL riconosce che il passaggio dal più vantaggioso TFS al meno vantaggioso TFR è avvenuto proprio per far decollare la previdenza complementare ampiamente sponsorizzata dalla UIL e dalle altre OO.SS (lavoratrici e lavoratori assunti dal 01/01/2001 ringrazieranno...);
2) per la UIL il vero rammarico è il mancato decollo della previdenza complementare nelle Agenzie fiscali: questo è il vero punto politico di tutta la polemica!
E allora, tutta la propaganda (a dire il vero anche piuttosto confusa) messa in piedi dalla UIL sulla vicenda della trattenuta del 2,5% sul TFR dei dipendenti, non è dettata dalla preoccupazione per le sorti delle misere pensioni pubbliche, ma è il tentativo, da parte di questa O.S. (ma non solo), di gettare fumo negli occhi dei lavoratori e provare a rendersi “credibili” nel momento in cui si presenteranno dinanzi ai lavoratori per chiedere loro di trasferire il TFR/TFS nel fondo privato per la previdenza complementare Sirio.
Perché proprio questi sindacati, non soddisfatti di aver condiviso tutte le riforme pensionistiche che si sono succedute nel tempo, dalla riforma Dini del 1995 all'ultima della piagnona Fornero, che hanno innalzato ai massimi livelli europei l'età pensionabile e ridotto le nostre pensioni alla stregua di un assegno di sopravvivenza attraverso il passaggio al sistema contributivo, stanno partendo all'assalto della seconda gamba del sistema previdenziale: la nostra liquidazione. E così, anche nelle Agenzie fiscali, è stato sottoscritto da quasi tutte le OO.SS. escluso l'USB (e siamo estremamente fieri di questo!) un accordo che sancisce la nascita del fondo pensionistico privato Sirio: i lavoratori avrebbero così la "possibilità" di versare in questo fondo e affidare ai mercati finanziari, gli accantonamenti previdenziali obbligatori che costituiscono il loro TFR/TFS.
Della pubblicità ingannevole di questa gigantesca truffa si occuperanno proprio i sindacati sottoscrittori dell'accordo costitutivo del fondo Sirio che, nei prossimi giorni, vedremo girare per gli uffici nel tentativo di convincere lavoratrici e lavoratori ad aderire al fondo.
Non è necessario essere esperti di finanza per comprendere che affidare il nostro TFR/TFS alla roulette russa dei fondi pensione, a maggior ragione in un momento di crisi globale dei mercati ove evaporano ogni giorno centinaia di miliardi di euro, è un vero e proprio suicidio per chi la fa e una rapina bella e buona per chi la propaganda. Persino in anni assai meno turbolenti di questi dal punto di vista dei mercati, chi ha aderito ai fondi pensione ha registrato rendimenti decisamente inferiori rispetto a quelli maturati con il TFR (si pensi al fondo Cometa nel settore metalmeccanico). Ma allora, è mai possibile che questi sindacati siano così sprovveduti da non interrogarsi sulla volatilità dei mercati e sull'incertezza dei rendimenti?
Certamente no, anzi sono talmente consapevoli della colossale fregatura che vogliono riservare ai lavoratori, da aver previsto, a scanso di equivoci, che una volta entrati nella trappola dei fondi privati i lavoratori non potranno più uscirne: perché l'opzione per i fondi privati è irrevocabile! E allora, la vera ragione che spinge questi sindacalisti a indossare i panni dei broker finanziari è molto più becera: attraverso la cogestione dei fondi pensione, realizzeranno lauti compensi. Lunga è, infatti, la lista di sindacalisti appartenenti a queste OO.SS che percepiscono importanti ricompense perché siedono nei consigli di amministrazione o figurano come consiglieri dei fondi. Inoltre la massa di denaro che essi sperano di raccogliere crea scenari finanziari di enorme interesse e di nessuna trasparenza rispetto ai quali è lecito esprimere più di un dubbio, anche preventivo.
Così, mentre loro mantengono le burocrazie sindacali consegnando al sistema dei mercati finanziari la nostra liquidazione, si riattiva quel meccanismo perverso della finanza speculativa che è una delle cause della crisi che sta attraversando l'Italia, l'Europa e il mondo intero.
Né deve trarre in inganno la natura inizialmente volontaria di questa operazione, perché la volontarietà dell'opzione vuole essere solo un primo passaggio per sancire, poi, l'obbligatorietà del dirottamento del TFR nei fondi pensione. Far saltare già in questa fase (volontaria) il meccanismo dei fondi pensione significa garantire in futuro le liquidazioni di tutti i lavoratori dagli assalti dei sindacalisti/speculatori: ricordiamo che se entro 18 mesi, prorogabili di altri 12, non si raggiungono le 10.000 iscrizioni il fondo chiude! Comunque, più basso sarà il numero di adesioni, tanto più si abbasseranno le velleità di rendere, un domani, obbligatorio per tutti tale meccanismo.
USB ha già portato avanti con successo nel settore privato la battaglia in difesa della previdenza pubblica, scongiurando il pericolo di rendere obbligatoria la previdenza complementare e anche nel settore pubblico ci apprestiamo a fare altrettanto. Il livore scomposto del comunicato UIL, quindi, deriva proprio da qui: come possono chiedere di aderire al fondo Sirio, se USB ricorda in continuazione a lavoratrici e lavoratori le loro responsabilità in tutti i passaggi (anche nella vicenda del 2,5%) che hanno accompagnato lo smantellamento della previdenza pubblica e reso le nostre pensioni sempre più misere?
A chi è stato assunto a partire dal 01/01/2001 diciamo, quindi, di continuare a presentare la diffida-rimborso per l'indebita trattenuta del 2,5% sul TFR, e a tutti, indistintamente, di mantenere la propria liquidazione nel TFR/TFS, non abboccando e smascherando la pubblicità ingannevole dei sindacalisti/promoter finanziari.
Alla UIL, che ritiene “garanzia di qualità” il fatto che l'accordo sulla previdenza complementare sia stato siglato da quasi tutti i sindacati, ricordiamo che una rapina commessa in concorso con altri resta sempre una rapina. Consigliamo anche, la prossima volta che vorrà avventurarsi nel terreno della dialettica sindacale, di non sconfinare in campi minati come quello della democrazia sindacale sulla quale proprio la UIL ha colpe gravissime, storiche e recenti. Colpe che le elettrici e gli elettori hanno punito sonoramente all'ultima campagna RSU in cui la USB è invece cresciuta come accade da dodici anni.