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Territorio - Ex LSU, noi mettiamo la carne sul fuoco e gli altri commentano il fumo

La battaglia per il riconoscimento dei diritti anima la discussione elettorale

Roma -

Non è nostra abitudine strumentalizzare i bisogni dei lavoratori per scopi elettorali. Rileviamo invece che in campagna elettorale perfino le organizzazioni sindacali più restie a intraprendere iniziative degne di tal nome, si inventano di tutto per acquistare un po' di visibilità a fini propagandistici. E credono che anche gli altri facciano lo stesso.

La nostra battaglia per il riconoscimento dei diritti degli ex LSU-LTD è tanto radicata nella nostra storia da non potersi confondere con il marasma anche un po' squallido delle iniziative elettorali. Evidentemente abbiamo colpito nel segno se il nostro pressing affinché si decidesse presto sulla valutazione del periodo di servizio svolto dai c.d. lavoratori “atipici” dell'Agenzia del Territorio ha suscitato le più o meno scomposte reazioni di altre organizzazioni sindacali.

Va benissimo così, perché la dialettica sindacale, perfino quella un po' becera, è preferibile al silenzio che qualcuno voleva o sperava di far calare sulla vicenda degli ex LSU-LTD, almeno fino al voto. Alla Cgil piacerebbe forse che la risposta della Funzione Pubblica al quesito avanzato dall'amministrazione (risposta già nelle mani dell'Agenzia del Territorio da un paio di giorni), chiudesse gli spazi negoziali; ma non è così purtroppo per lei perché quella risposta – che chiude uno spazio già chiuso da sempre - lascia aperta la via per una soluzione negoziale.

Una soluzione negoziale si può trovare soprattutto se, contrariamente a quanto affermato dalla Cgil che tende a ragionare come l'amministrazione, si insiste sulla possibilità di valutare comunque l'esperienza professionale maturata dagli ex LSU-LTD a prescindere dal fatto che si consideri anzianità giuridica o professionale. E soprattutto se si insiste sull'allargamento dei posti messi a concorso per le progressioni economiche, cosa che non sappiamo se la Cgil sia effettivamente disposta a fare dato che si autoimpone i vincoli contabili derivanti dalle norme contro i lavoratori pubblici che evidentemente hanno ormai condizionato il modo altrui di proporre e condurre le vertenze per il riconoscimento della professionalità e di una migliore retribuzione.

Prima o poi la Cgil (ma non solo la Cgil) dovrà assumere una posizione chiara davanti ai lavoratori non solo sul servizio prestato in qualità di ex LSU-LTD ma anche sull'accordo quadro per il completamento delle progressioni economiche.

Su questa vicenda ci sono stati altri scivoloni sindacali. Qualcuno si è lamentato per aver visto andare in fumo un lavoro certosino di mediazione sindacale che la stessa amministrazione ha fermamente negato di aver svolto, fuori dalle trattative ufficiali in cui la nostra posizione è stata sempre chiara e trainante. A questi stessi “signori” piacerebbe ora veder bloccate le progressioni economiche chissà per quanto tempo, in attesa di una risposta che la Funzione pubblica ha già dato, rimettendo la decisione finale nelle mani del tavolo negoziale e riaffermando ciò che è già noto a tutti e cioè che per l'amministrazione pubblica il lavoro “atipico” non è lavoro vero.

Tralasciamo qui di trovare i responsabili sindacali del dilagare delle forme di lavoro atipico, contro le quali da sempre ci battiamo; ci soffermiamo sul fatto che esiste ancora una possibilità di dare il giusto valore all'esperienza professionale maturata dagli ex LSU-LTD. Lo andiamo dicendo da anni e non vediamo perché non dovremmo dirlo prima, durante e dopo la campagna elettorale.

Quello che non comprendiamo è perché ci sia stata una volontà così trasversale di rinviare la decisione a dopo le elezioni RSU e perché in giro c'è così tanta voglia di poter dire che la Funzione pubblica ha messo il bavaglio alla trattativa sindacale. Così non ci pare, ma anche se così fosse nulla ci vieta di andare contro i dettami dell'amministrazione, se questi dettami vanno contro gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori.

In fondo, non è questo il compito di un'organizzazione sindacale?