TIFOSI O PROTAGONISTI?

Roma -

Una vicenda delicata come quella attinente al futuro delle Agenzie fiscali e al ruolo del fisco, consegnata al circo mediatico, rischia di far perdere di vista i veri nodi politici dello scontro in atto tra il Direttore dell'Agenzia ed il Governo, nella persona del sottosegretario Zanetti uno dei tanti commercialisti prestati al servizio della lotta all'evasione

 

Poiché non siamo allo stadio non cadremo nella trappola di tifare per uno dei due contendenti e proviamo, invece, ad abbozzare un ragionamento che guardi alla complessità di quello che sta accadendo.

La nostra opposizione alle politiche retributive messe in campo dai vertici dell'Agenzia che hanno garantito laute retribuzioni a pochi e condannato la stragrande maggioranza dei lavoratori a non immaginare alcun futuro di crescita professionale e salariale le abbiamo espresse in tutte le sedi.

 

Ci siamo anche spinti oltre affermando che la vicenda degli incarichi dirigenziali rappresentava il fallimento di un intero sistema che ha giocato la carta dell'autonomia del modello agenziale per favorire una ristretta cerchi di eletti. E tutto questo è accaduto con la complicità di tutte le altre sigle sindacali: tra chi si stringe attorno al Direttore dell'Agenzia e chi organizza convegni ad hoc il quadro oggi ci appare veramente desolante.

 

Ma poiché non siamo nati ieri, non possiamo non rilevare che gli attacchi provenienti dal governo sono decisamente strumentali e rispondono ad un disegno politico ben preciso.

Chi può ragionevolmente credere che un governo che non rispetta nemmeno la sentenza della Corte Costituzionale sui rinnovi contrattuali, il cui azionista di maggioranza, il Partito democratico, è travolto da scandali ad ogni latitudine geografica e che flirta amorevolmente con Verdini, non proprio un esempio di legalità, abbia invece un sussulto legalitario proprio sulla questione fiscale?

 

Dietro c'è dell'altro, perché sul comparto delle Agenzie Fiscali e sulla sua funzione nevralgica si concentrano troppi appetiti che con la legalità delle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza e più in generale con i diritti dei lavoratori non hanno nulla a che fare.

 

I mancati investimenti su un comparto che ha subito una consistente riduzione del personale, a fronte di obbiettivi sempre più elevati, sta a significare che i governi di turno non hanno nessuna intenzione di combattere l’emergenza Evasione Fiscale.

L'impressione che abbiamo, quindi, è che la questione degli incarichi dirigenziali sia strumentalmente utilizzata da entrambi i contendenti: dai vertici dell'Agenzia in nome di una presunta autonomia del sistema Agenzie, dal governo per sferrare l'attacco definitivo al comparto e garantire agli evasori di agire indisturbati.

Tutti i provvedimenti in materia fiscale, da quello recente sull'innalzamento del tetto per l'utilizzo del contante a quelli contenuti nella delega fiscale che hanno depenalizzato tutto ciò che non andava depenalizzato, fino alla propaganda sull'eliminazione della Tasi che porterà grandi risparmi per i ceti più ricchi ed i cui pochi spiccioli risparmiati dai lavoratori verranno letteralmente divorati dagli aumenti della microtassazione locale e dei ticket sanitari, parlano chiaro su quale è la politica fiscale di questo governo.

Per perpetrare queste politiche all'infinito senza alcun tipo di ostacolo occorre però smantellare la macchina fiscale e magari renderla totalmente asservita al governo.

La chiusura di circa 100 uffici dell'Agenzia che costringerà i lavoratori alla mobilità, sottrarrà servizi alla cittadinanza trasformando intere aree geografiche in terra di nessuno dal punto di vista del controllo fiscale non è altro che l'anticipazione del disegno che questo governo ha in mente sul futuro del Fisco: un fisco leggero, liquido, che si ritira dai territori e che recupera le tasse soltanto da lavoratori dipendenti e pensionati.

Tocca a chi quotidianamente lavora negli uffici rompere l'accerchiamento ed inviare un segnale forte sia all'amministrazione che al governo.

Il 20 novembre, giornata dello sciopero generale del lavoro pubblico per chiedere veri aumenti contrattuali, dovrà essere per i lavoratori del fisco l'occasione per rivendicare percorsi professionali e salariali PER TUTTI, investimenti sul fisco contro ogni ipotesi di chiusura degli uffici, e rilancio della funzione sociale della lotta all'evasione.