Toscana - Entrate, lasciate ogni speranza voi ch'Entrate
ovvero la strana storia della mobilità verso le Dogane ed il “serpeggiante” clima interno (orario di lavoro ed altro)
L’Agenzia delle Dogane ha emanato un bando di mobilità in entrata da altre amministrazioni pubbliche, e molte sono state le richieste: ebbene in Toscana, oltre 300 erano di provenienza Agenzia delle Entrate, e gran parte delle stesse provenienti dalla stessa regione, per la stessa località in cui i colleghi già lavorano. Quindi ben poche erano le domande dovute al desiderio di mobilità territoriale.
Considerando che in Toscana i dipendenti sono poco più di 2.000, circa il 10 % dei colleghi ha tentato la strada del cambiamento di amministrazione. Un dato inquietante, che ha destato un vero scalpore. Cosa dire del comportamento dell’amministrazione?
Dapprima le richieste provenienti dalle Entrate sono state avocate dalla DC delle Dogane, che le ha sottratte alle Direzioni Regionali competenti: questo ha fatto pensare ad una scrematura di parte di esse secondo criteri “centrali”, diversi da quelli che riguardavano persone provenienti da altre amministrazioni pubbliche. Poi il dietro front, con le valutazioni rimesse nuovamente alle Direzioni Regionali, che hanno quindi proceduto con i colloqui INDIVIDUALI, e oltre 300 colleghi delle Entrate si sono recati all’incontro. Un lavoro non di poco conto, ma alla fine di tutto questo immane impegno la DC delle Entrate ha inviato alle Dogane una comunicazione nella quale si afferma che il personale dipendente dall’ agenzia delle entrate non e’ compreso fra quello delle pubbliche amministrazioni rientrante nei criteri della mobilità. Infatti, si precisa, l’Agenzia delle Entrate bandisce concorsi per l’assunzione di nuove unità di personale.
Da questa storia eclatante si possono trarre diverse considerazioni: la prima è che se l’amministrazione afferma questo riguardo alla mobilità volontaria verso altre amministrazioni, sicuramente non potrà nel prossimo futuro usare l’arma della messa in mobilità del proprio personale, come fanno altre amministrazioni pubbliche. E questo è l’unico dato positivo di questa vicenda sconcertante.
Altra analisi sicuramente da fare è quella sulle motivazioni che hanno reso possibile un “tentativo di fuga” così massiccio. Conosciamo molte di queste cause, di fronte alle quali qualcuno dovrebbe fermarsi a riflettere. Sicuramente la leva economica è nelle prime posizioni, visto che se la differenza di stipendio non è più eclatante come anni fa, la possibilità di guadagnarsi altre indennità è reale per chi ha la necessità di aumentare il proprio reddito.
Un altro motivo forte è che alle Entrate, dopo aver subito la riorganizzazione imposta in modo scellerato dal livello centrale, i malumori sono moltissimi ed aumentano di giorno in giorno. Per chi lavora negli uffici è evidente che la meritocrazia, di cui la parte dirigente si piena tanto la bocca, non solo è inapplicabile nelle nostre realtà, ma non viene nemmeno presa molto in considerazione quando si parla di conferire incarichi, siano essi di coordinamento o dirigenziali. Gran parte di questi incarichi non sono riconosciuti come giusti dai colleghi, che non condividono le scelte dell’amministrazione: si possono fare anche alcuni esempi concreti, come quelli di colleghi che avevano già ricoperto con merito incarichi art. 18 e nella valutazione del 2011 si sono ritrovati “stranamente” addirittura nella fascia base. Ma questo è solo uno degli aspetti, sicuramente quello più comprovabile ma non certo il più eclatante. Ogni collega comprende quali siano le motivazioni “collaterali” che portano a certe scelte, e chi si aspetta di progredire onestamente nel suo lavoro si rende conto sempre di più che con il nuovo assetto le possibilità di essere considerato per le sue capacità sono crollate miseramente.
Cosa dire poi di chi lavora nei territoriali decentrati, od ancor peggio nelle enclave del controllo, che vive con angoscia la propria situazione precaria, spesso soggetti a sottili ricatti morali e/o di privazione di lavori maggiormente professionali ? (perché si tenta di indurli alla mobilità “volontaria” verso la Direzione Provinciale). E non pochi sono quelli che, avendo ceduto alle “carote” del lavoro più soddisfacente, si sono ritrovati a dover viaggiare quotidianamente, con un aggravio sia di tempo che di spese vive ( e già, perché le spese per il pendolarismo sono retribuite per i dirigenti e gli articoli 17, che hanno stipendi più alti, ma ai miseri semplici colleghi nessuna spesa è riconosciuta !!!),
Questi colleghi si ritrovano a lavorare in realtà dove siamo sempre più solo dei numeri, che devono produrre a ritmo sempre più serrato altri numeri . E sempre più “osservati” da una miriade di capi e capetti con la funzione principale di sorveglianti. All’orizzonte niente di buono, ma anzi sempre più si ha la sensazione, quando si entra in ufficio, di recarci ai lavori forzati: revisioni imposte dall’alto dell’orario di lavoro, tagli ricorrenti al salario accessorio, e … potremmo continuare ancora.
Forse qualcuno dovrebbe riflettere sui molti perché dei tentativi di fuga dall’Agenzia delle Entrate. Se la nostra dirigenza avesse un vero taglio manageriale si sarebbe posta molte domande.
Vedremo con la prossima ormai imminente “chiamata” per gli accordi sull’orario di lavoro quali domande ed analisi si sono posti i nostri dirigenti, se ci considerano esseri umani o se si considerano solo padroni di greggi da radunare in branco, e da strapazzare od esaltare secondo quello che è più opportuno per l’opinione pubblica (vedi lettere di biasimo come “vessatori”, od esaltazioni dopo il raid di Cortina. Dalle stalle alle stelle, e poi magari di nuovo alle stalle, se il momento lo richiede).
In allegato richiesta di spostamento unitaria riguardo alla trattazione sull’orario di lavoro.
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