Toscana - Entrate, NO ad un ritorno al passato
La moderna e più avanzata sociologia del lavoro prevede alcune dimensioni fondamentali per soddisfare sia bisogni per un lavoro qualitativamente soddisfacente e motivato che quelli di una organizzazione lavorativa efficiente e di elevata qualità ambientale:
- la dimensione ergonomica, che corrisponde ai bisogni psicofisici dell’uomo al lavoro;
- la dimensione della complessità, che corrisponde ai bisogni di impegno nelle difficoltà, di creatività, di formazione professionale, di cumulazione dell’esperienza;
- la dimensione dell’autonomia, che corrisponde ai bisogni di stabilire con una certa discrezionalità le condizione immediate del proprio lavoro, di determinare autonomamente la propria condotta lavorativa, di autodeterminare le regole da seguire per svolgere le attività assegnate a un dato livello decisionale;
- la dimensione del controllo , che corrisponde al bisogno di controllare le condizioni generali del proprio lavoro, come l’oggetto del servizio, la sua destinazione e le attività da assegnare al proprio centro e livello operativo;
- la dimensione della conciliabilità, che corrisponde alla conciliazione tra la vita lavorativa e la vita individuale e familiare attraverso la massima elasticità consentita dallo specifico contesto lavorativo degli orari di lavoro, che permettono con strumenti di flessibilità di ottemperare anche alla responsabilità del lavoro di cura, di vicinanza per i bambini come per i parenti disabili o genitori anziani che necessitano assistenza.
Le recenti disposizioni emanate il 15/05/2014 in ordine alle “assenze dal servizio” appartengono ad una impostazione totalmente diversa da quella sopraindicata, non si punta all’autonomia dell’individuo e al suo benessere , ma alle rigidità del controllo gerarchico di stampo autoritario, inferiorizzando e umiliando persone adulte e mature come fossero prive del senso di responsabilità. Ossessione del controllo che arriva a disciplinare al minuto per fino i brevi momenti di relax, peraltro previsti dalla medicina del lavoro almeno ogni due ore.
NO AD UN RITORNO AL PASSATO
E cosa dire del concetto di flessibilità positiva e negativa, in nessun modo rintracciabile nell’art. 36 del CCNL, finalizzata a limitare l’esercizio della flessibilità che deve invece essere funzionale alle proprie esigenze individuali e familiari.
Applicare un rigorismo pedante e formalistico delle regole, che produce solo stress ed è in contrasto con i bisogni fondamentali e la dignità dei lavoratori, non può che peggiorare i rapporti di lavoro, causare frustrazione e disaffezione, e una rinnovata ostilità verso dirigenti, che rimangono intoccabili e mai pagano per scelte sbagliate o subiscono le conseguenze negative dei vari accorpamenti, mentre sono sempre pronti a minacciare licenziamenti e scaricare ogni responsabilità sulle spalle dei lavoratori. All’opposto una dirigenza all’altezza dei propri compiti e illuminata, assume come priorità la cooperazione e il benessere di tutti, condizioni ineludibili di una più alta qualità del lavoro e di un migliore servizio alla collettività.
Scarica in fondo alla pagina la nota emanata il 15 maggio 2014