Tra sanatorie e spending review, l'ennesima riorganizzazione sulla pelle di lavoratori e cittadini … e gli evasori godono

Roma -

Puntualmente in ritardo anche quest’anno la riunione sulle Convenzioni 2015 fra MEF e Agenzie Fiscali si è rivelata nella sua sostanza per quello che è: uno sfogatoio nel migliore dei casi di buone intenzioni. Sostanza zero.

L’unica novità, rispetto al passato è la modifica del sistema convenzionale che dovrebbe finalmente unificare le risorse da destinare alla contrattazione integrativa e quindi al salario accessorio dei lavoratori.

Ciò dovrebbe finalmente ridurre i tempi di erogazione del salario accessorio che ancora oggi arriva con almeno due anni di ritardo rispetto alla prestazione lavorativa e sempre dopo aver pregato il Ministro di turno per firmare il Comma 165.

Senza addentrarci nei tecnicismi, il dato essenziale è che finalmente si è preso atto di ciò che diciamo da molto tempo e cioè che il salario accessorio era finanziato in modo complicato, assurdo e anacronistico.

 

Ciò in questi anni ha fortemente penalizzato le lavoratrici e i lavoratori del comparto Agenzie Fiscali. Tuttavia, restano mille altre questioni da chiarire e risolvere altrimenti anche questa modifica sarà del tutto inutile e continueremo come c’è da temere a subire la diminuzione del salario accessorio e quindi delle nostre retribuzioni già strozzate dal blocco pluriennale dei contratti.

Il primo nodo è quello dei tetti ai Fondi in base ai quali indipendentemente dalla lotta all’evasione fiscale i Fondi non possono aumentare e di conseguenza non può aumentare la retribuzione individuale. Il secondo nodo è quello della stabilizzazione del salario accessorio, perché se i Fondi  vengono utilizzati per finanziare posizioni organizzative e incarichi o per spingere sulla produttività a cottimo non avremo praticamente risolto nulla. USB ritiene che le progressioni economiche siano il primo istituto contrattuale da finanziare per assicurare una crescita retributiva cadenzata in modo ragionevole e non con un passaggio ogni dieci anni. Poi viene eventualmente tutto il resto. Il terzo nodo riguarda la misurazione dei risultati delle Agenzie.

Il Governo Renzi continua a spingere sul tasto della compliance, immaginando che le Agenzie Fiscali diventino i consulenti pubblici e gratuiti delle imprese private e arriva perfino a considerare la voluntary disclosure come una forma di adesione spontanea al pagamento dei tributi – e non quel condono tributario e penale che è nei fatti.

Si vuole evidentemente cambiare la funzione sociale del Fisco e metterlo definitivamente al servizio delle imprese e del mercato e al di là delle considerazioni politiche che abbiamo già fatto tante volte, questo snaturamento rischia di avere riflessi letali per il finanziamento dei nostri Fondi che oggi si basa su parametri diversi e ben misurabili, per quanto opinabili.

Le Convenzioni 2015 confermano che il Governo vuole mettere guinzaglio e museruola al Fisco, farlo diventare il cane da compagnia di imprese e Confindustria.

Tanto ci sono già i lavoratori dipendenti e i pensionati ad assicurare il gettito fiscale di questo Paese.

Non ci sono strumenti concreti, a parte la propaganda, per il contrasto all’evasione fiscale, non ci sono investimenti per formazione e nuove assunzioni e non c’è nessuna volontà di incentivare e motivare il personale.

Lo dimostrano i fatti, come il siluramento dell’accordo per lo scorrimento delle progressioni economiche, opera di cecchini dalla mira infallibile con il compito specifico di sparare sui lavoratori delle Agenzie Fiscali.

 

C’è poi la vicenda dei settecento retrocessi che poteva trovare una soluzione parlamentare in analogia con quanto successo per gli incaricati ma anche in questo caso l’emendamento che evitava la loro retrocessione è stato bocciato mentre quello salva-incaricati diventava legge.

Nell’immediato futuro ci attendono gli effetti dell’ennesima riorganizzazione, dopo la soluzione salva-incaricati. Le Agenzie si stanno riorganizzando per adeguarsi al nuovo assetto e ci sembra una riorganizzazione del tutto autoreferenziale che non guarda né alle esigenze dell’utenza né tantomeno – ma questa non è una novità – ai bisogni delle decine di migliaia di colleghi che ogni giorno assicurano il funzionamento della macchina fiscale.

E si abbatteranno sul personale anche gli effetti di un’altra riorganizzazione legata al taglio delle locazioni passive. Negli anni, con il giochino della cartolarizzazione sono stati svenduti ai privati centinaia di immobili demaniali cioè pubblici. Poi sono stati pagati canoni di locazione elevati che dovranno essere dimezzati in un biennio. E prima di riconsegnare ai privati gli immobili che erano nostri e che nel frattempo sono diventati spesso fatiscenti per mancanza di manutenzione, dovranno essere rimessi a norma a spese della collettività! Oltre al danno anche la beffa.

 

La sola Agenzia delle Entrate paga annualmente oltre 210 milioni di euro per poco meno di 500 immobili.

Immaginiamo il terremoto organizzativo se davvero l’Agenzia intendesse dimezzare i costi di locazione e le conseguenze pesantissime, logistiche ed economiche per i lavoratori. Altri traslochi, altri tagli, altri disagi.

Altro regalo agli evasori. Possiamo fermare tutto questo. Basta tagli, basta imbrogli: reddito, diritti, dignità per tutti e una seria lotta all’evasione fiscale: noi sappiamo come si dovrebbe fare.