Veneto - Chiuso il 3 novembre l'accordo regionale sull'orario di lavoro: gli uffici di Verona, Soave e... scaricati dalle OOSS

Verona -

Il 3 novembre si è conclusa la trattativa regionale sull'orario: gli Uffici di Verona, Soave sono stati scaricati da Cgil Cisl Uil Flp e Salfi che sottoscrivono la fine dell'apertura pomeridiana al pubblico articolata su quattro giorni, di una  flessibilità più ampia e di un utilizzo della Banca delle Ore più corrispondente alle esigenze dei lavoratori.

Infatti, con la prossima attivazione della Direzione Provinciale, l'apertura pomeridiana dovrà essere effettuata nei soli giorni di Martedì e Giovedì per almeno due ore che, salvo comprovate esigenze, locali, andranno dalle 14.30 alle 16.30.

L’apertura al pubblico antimeridiana dalle ore 8,30 alle ore 12,30 è stata decisa a livello regionale per tutti gli Uffici della Regione…e le esigenze locali verranno rispettate? Conseguentemente, l’orario di lavoro del personale addetto al front office dovrà essere compatibile con l’orario di apertura al pubblico, mentre tutto il personale dell’ufficio che attua un orario con 2 o 3 rientri pomeridiani dovrà effettuarli obbligatoriamente nei soli giorni di Martedì e Giovedì.

La flessibilità complessiva (ossia quella in entrata più quella in uscita) non potrà superare i 60 minuti chiudendo così con l’esperienza dei 120 minuti di flessibilità (60 in entrata + 60 in uscita di varie realtà quali PD1 o di flessibilità in entrata superiori a 60 minuti quali VI2, DRE ecc.).

Gli accordi “pilota” sulla Banca delle Ore che la rendono accessibile a tutti (vedi PD1) vengono ricondotti ad una ferrea applicazione dell’accordo nazionale. Questi i punti principali dell’accordo.>L’unica cosa positiva rispetto all’ipotesi di accordo presentata in precedenza, è il ripristino della possibilità di ingresso alle 7.30.

Per come stanno adesso le cose, solo un ingenuo può illudersi di poter modificare queste nuove regole in sede di trattativa locale: la Direzione Regionale non ha speso due giorni di trattativa (…e due anni di attesa dal precedente, identico tentativo di modifica) per imporre un accordo del quale si possa poi far “carta straccia” in periferia! Senso di responsabilità e tutela degli interessi dei lavoratori sono, come al solito quando si tratta di fregature, le ormai logore “foglie di fico” ostentate dai firmatari per giustificare il loro operato.

Motivazioni sempre ermetiche, che sottintendono argomenti da considerarsi evidentemente come troppo difficili e delicati per essere maneggiati direttamente da delegati di posto di lavoro, non appartenenti alla casta dei vertici sindacali, riempiono i resoconti degli accordi siglati. Una sola domanda: ma dopo questo accordo le possibilità offerte ad un dipendente del Veneto di articolare al meglio il proprio orario di lavoro, aumentano o diminuiscono?

La domanda è importante per almeno due motivi:

1.       perché riguarda la qualità della vita delle persone;

2.       perché dopo gli interventi di legge dello scorso anno con i tagli alle risorse destinate alla contrattazione integrativa, i tagli direttamente sullo stipendio in caso di assenza per malattia, gli “arresti domiciliari” in caso sempre di malattia, le drastiche limitazioni su legge 104 e part-time, l’ormai-fuori-controllo aumento dei carichi di lavoro per effetto della riduzione degli organici; dopo il ridicolo rinnovo dell’ultimo biennio economico; dopo il “Decreto Brunetta” che ridurrà il salario di produttività ad affare per pochi intimi, che renderà le progressioni di carriera sempre più ardue (per molti addirittura impossibili) e trasformate in premi in mano alla dirigenza, che consentirà l’inasprimento delle procedure e delle misure disciplinari; ecco - dopo tutto questo – non è che la gente muoia dalla voglia di altro rigore e di altre restrizioni…..