Veneto - Entrate, Orario di lavoro: i limiti della concertazione
ovvero, quando sarebbe invece necessario praticare il conflitto
L’incontro sindacale convocato venerdì scorso dalla Direzione Regionale, per cercare di risolvere la formale rottura delle trattative sull’orario avvenuta presso la D.P. di Vicenza, è stata anche l’occasione per una verifica della disponibilità della stessa D.R. a rivedere alcune sue posizioni sulla questione dell’orario, per cercare di uscire dal “punto morto” in cui sono finite tutte le contrattazioni provinciali in materia.
Affinché venissero evidenziati i punti critici che avevano bloccato il negoziato di Vicenza, la delegazione della D.R. ha dato subito la parola a rappresentanti sindacali regionali presenti i quali ne hanno approfittato per esporre un elenco di doglianze allargato al complesso della situazione venutasi a creare in Veneto: l’ingresso in ufficio fissato a non prima delle ore 8.00, la flessibilità in entrata ridotta a mezz’ora, quella in uscita di soli 20 minuti, il drastico incremento dell’orario settimanale di apertura al pubblico, la sua articolazione pomeridiana fino alle 17.00.
Immediata la disponibilità della D.R. ad alcune aperture: orario di ingresso in ufficio anticipato alle 7.45, chiusura pomeridiana al pubblico alle 16.30 anziché le 17.00, prenotazioni CUP modulate in proporzione alla presenza degli addetti e/o in orari di minor affluenza di pubblico. Una disponibilità frutto evidentemente delle assemblee, delle mozioni e degli stati di agitazione praticati dal personale in questi mesi, stando a quanto riferito in trattativa da Parte Pubblica circa un diretto intervento della stessa D.R. presso gli organi centrali per ottenere l’autorizzazione a trattare con meno rigidità.
Peccato che a fronte di tale disponibilità, la D.R. abbia contestualmente contrapposto un’apertura degli sportelli alle 8.15 (con sempre e solo mezz’ora di flessibilità in entrata) e la riconferma dei soli 20 minuti di flessibilità in uscita con la motivazione che una maggiore flessibilità minerebbe quella compresenza del personale necessaria al lavoro di equipe (?!). Insomma, la solita motivazione senza riscontri con la realtà che fa il paio con quella che vuole l’uniformità degli orari di apertura al pubblico in tutta la regione perché è noto che l’utenza si sposta abitualmente da una provincia all’altra quando ha la necessità di recarsi in un ufficio finanziario….
Come USB abbiamo ribadito che per noi restavano imprescindibili l’ingresso dalle 7.30, la flessibilità di 60 minuti in entrata e quella di 30 in uscita (per le ormai note e stranote ragioni legate all’esigenza di conciliare tempi di lavoro e tempi di vita e la necessità di differenziare gli spostamenti urbani per i ben noti problemi di mobilità sostenibile, inquinamento e carenza di parcheggi). Inoltre, anche se la questione non riguardava gli uffici di Vicenza, ci siamo spinti sulla necessità di ridiscutere delle 30 ore settimanali di apertura al pubblico (perché esagerate e perché in pochi credono che ad una maggiore attività dedicata al pubblico corrisponderà una proporzionale riduzione dei carichi di lavoro per attività di c.d. back - office e di più specifico controllo) e del loro eccessivo protrarsi al pomeriggio senza che vi sia una tale affluenza di pubblico che lo giustifichi (diversamente non ci sarebbero problemi a tenere assieme tutti i profili orari esistenti continuando a garantirne la fruizione).
Dopo un’estenuante discussione, la D.R. ha offerto l'apertura degli sportelli alle 8.30 (ma con l’eccezione di un certo numero di addetti a prima informazione e consegna documenti obbligati ad essere in servizio entro le 8.15), il ripristino della flessibilità in uscita di 30 minuti, il rinvio al 1° marzo dei nuovi orari per consentire una formazione adeguata al personale che dovrà avvicendarsi tra Back Office e Front Office. Rassicurazioni, inoltre, sulla gestione dell'eliminacode onde evitare eccessivi sforamenti dell'orario di chiusura degli sportelli.
Chiamati a formalizzare la nostra posizione sul tentativo di composizione del conflitto insorto a Vicenza, ci siamo limitati a prendere atto delle aperture dell'Amministrazione, rispetto a quanto invece totalmente negato nella trattativa locale, rinviando alla consultazione della RSU e del personale della D.P. di Vicenza l'accettazione o meno di tale mediazione.
A differenza di molte altre sigle sindacali non ce la sentiamo di vantare particolari successi raggiunti al tavolo di trattativa. Perchè il confronto non può essere fatto tra quello che minaccia di toglierci l'Amministrazione e quello che si riesce a mitigare, ma tra quello che abbiamo oggi e quello che non avremo più tra meno di due mesi. E a marzo non avremo più né l'ingresso alle 7.30 né una flessibilità in entrata di almeno un'ora (per alcuni sarà addirittura di solo mezz’ora…) nè una pausa pranzo fino a 90 minuti; in compenso avremo un ulteriore aumento dei carichi di lavoro, grazie all'ampliamento dell'orario di apertura al pubblico senza alcun incremento di personale. Se a tutto ciò aggiungiamo quello che abbiamo perso appena due anni fa sempre in materia di orario (possibilità di rinuncia della pausa pranzo, facoltà di differenziare gli orari di apertura al pubblico in base alle esigenze locali, permesso breve di 15 minuti che non incide sul monte ore annuo dei permessi), il piano si fa sempre più inclinato. Passi che in tempi di crisi non si abbiano miglioramenti economici ma addirittura rimetterci anche sul piano squisitamente normativo senza nemmeno la giustificazione di costi da tagliare?!
Ma in fondo ed “in soldoni”, cos’è la concertazione se non questo: tu (sindacato) dai due cose a me e io (controparte) ne do una a te. Il saldo finale calcolatelo e giudicatelo voi. In altre parole, sembra che quello a cui si può aspirare sia ormai solo la riduzione del danno, il meno peggio per il timore di possibili atti unilaterali altrimenti adottati dall’Amministrazione. Per carità, può essere anche questa una strada ma solo dopo aver fatto il possibile per opporsi. Francamente, non ci pare di essere arrivati a questo punto. Anzi. E’ da novembre che come USB sosteniamo la proposta scaturita da alcune RSU e assemblee svolte in Veneto di un'unica, grande assemblea/presidio di tutto il personale della regione “sotto le finestre” della D.R. che è la vera controparte in questa vertenza come ormai hanno capito anche i sassi.
Da parte delle altre sigle sindacali nessun commento, nessun altra proposta alternativa, la cosa viene semplicemente ignorata nell’intento, diciamocelo, di farla cadere nel vuoto. Registriamo solo inviti a perseguire rigorose trattative nelle singole Direzioni Provinciali. Auguri.