Veneto – Entrate, si conclude una indegna mobilità regionale
Alla Direzione Regionale del Veneto si conclude nel peggiore dei modi l’accordo sulla mobilità regionale.
Di fatto un accordo non c’è. Al suo posto ci sono due “verbali di riunione”, uno del 12 dicembre 2022 e uno del 15 marzo 2023, che sono un’altra cosa ma, evidentemente, alla Direzione Regionale del Veneto non sanno fare gli “accordi” sindacali.
Quello che ci meraviglia è che, a parte USB, tutte le sigle sindacali hanno sottoscritto questa “cosa”, senza sollevare alcun dubbio né sui contenuti né tantomeno sulla forma.
È normale e logico che non si possa fare domanda di mobilità regionale se non ci si trova ad almeno 25 km dalla attuale sede di servizio? Noi pensiamo che lavoratrici e lavoratori non vogliano cambiare sede solo per risparmiare tempo di viaggio, ma che magari lo vogliano fare anche per altri motivi: personali, familiari, per stress lavorativo o anche solo per la voglia di cambiare.
Ma se questa incomprensibile ed arbitraria limitazione non bastasse (perché 25 e non 30 o 15 km? Percorrere 25 km di autostrada non è la medesima cosa che farne 25 su strada provinciale alle 8.00 del mattino) ad aggravare il contenuto del documento si aggiunge il criterio che tutti i punteggi legati a problemi di salute e familiari vengono parametrati alla fantomatica “distanza casa – lavoro”.
Per un figlio la distanza da casa è maggiorata del 10% o 15%, un dipendente separato avrà una maggiorazione del 20% in più dei suoi chilometri mattutini, chi beneficia della L. 104/92 potrà aumentare i suoi chilometri del 15%, mentre chi non ha passato le precedenti procedure di mobilità si vede assegnato un incremento che va dal 2,5% fino ad un massimo del 5%.
Con questo sistema perverso può accadere però che due colleghi che partecipano alla domanda di mobilità regionale del Veneto, il primo con due figli a carico, vedovo o separato, beneficiario della L. 104/92 e che non riesce ad avere la mobilità da anni, abitante a soli 25 km dalla sede di servizio accumulerà, secondo i criteri stabiliti, il 60% in più della distanza casa-lavoro elevando i suoi 25 km iniziali a 40 km equivalenti, mentre il secondo collega, senza alcun carico familiare né personale, ma la cui abitazione dista dalla sede di lavoro 42 km, ottiene il trasferimento mentre il primo continua a viaggiare.
Chi ha firmato i verbali di accordo ha per caso fatto delle simulazioni come questa o pensa davvero che una situazione del genere possa essere accettata dal personale? USB non può sottoscrivere nulla del genere, non si farà complice di una proposta così iniqua e noncurante dei carichi personali e familiari che gravano sui colleghi e sulle colleghe.
E vogliamo parlare della grande occasione persa sul numero dei posti messi a disposizione da questa mobilità regionale, dopo anni che non se ne vedeva una e con l’imminente ingresso di 153 nuovi colleghi e colleghe prossimi neoassunti? In regioni grandi come il Veneto, ad esempio la Lombardia, la procedura di mobilità ha permesso le domande di trasferimento a 519 colleghi con possibilità di realizzare 126 trasferimenti, mettendo la parola “fine” al pendolarismo di tanti lavoratrici e lavoratori. La Direzione Regionale del Veneto invece farà lo sforzo di accontentare ben 23 persone.
Ma la domanda che sorge a questo punto spontanea è un’altra. Come è possibile che siano state presentate solamente 23 domande di trasferimento in tutto il Veneto? Anche questo è il risultato di un altro paletto assurdo contenuto nella procedura di mobilità proposta dalla DR del Veneto e sottoscritto da tutte le parti sindacali tranne USB: chi presenta la domanda non potrà rinunciare per nessuna ragione alla sede assegnata dalla procedura di mobilità. “E se la DP che ho richiesto è quella di Venezia e vengo assegnato all’Ufficio territoriale di Chioggia posso rinunciare al trasferimento?” La risposta è “NO, TE NE VAI A CHIOGGIA!”. Della serie “Hai voluto la bicicletta? E ora pedala!!”
Inoltre, come avevamo già fatto notare nelle precedenti trattative, anche questa volta la Direzione Regionale del Veneto ha reiterato l’inosservanza di quanto previsto dall’articolo 4 del Contratto collettivo nazionale di Lavoro in tema di informativa, convocando l’incontro senza anticipare il testo della proposta di parte pubblica, esponendone a voce i termini nel corso delle due sedute e pretendendo subito una decisione riguardo la sottoscrizione o meno di quanto ascoltato. Una modalità che non siamo più disposti ad accettare, perché non consente una ponderazione della proposta e neppure un confronto con il personale, con un’assemblea dedicata sui temi all’ordine del giorno.
Ma quello che sempre più stride, negli stessi giorni in cui l’Agenzia promuove la Carta dei Valori come principi che dovrebbero guidare le buone pratiche non solo per migliorare l’immagine della nostra amministrazione nei confronti del cittadino ma per aumentare le condizioni di benessere all’interno dei suoi uffici, è questa ostilità e pesantezza che la Direzione Regionale del Veneto dimostra verso le esigenze di lavoratrici e lavoratori e verso le parti sindacali che cercano di avanzare proposte per migliorare il clima all’interno degli uffici. Per quanto la nostra posizione rimanga quasi sempre isolata rispetto al resto delle altre organizzazioni sindacali, noi continueremo ad esprimere la nostra posizione che è quella di ascolto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, quell’ascolto negato dall’Agenzia in Veneto, che tanto chiede ai suoi dipendenti e poco dà.
p. USB PI Agenzie Fiscali Veneto
Paolo Campioni e Giuseppina Di Pasquale