Veneto - Entrate, “tavolo permanente” regionale COVID-19: UNA RIUNIONE SUL NULLA! (ovvero, per piacere ci fate manifestare senza darci problemi?)
Convocato in tutta fretta la mattina per l’ora di pranzo e con un ordine del giorno reso noto solo all’ultimo, quasi furtivamente, quindi, si è riunito venerdì il Tavolo regionale permanente costituito allo scopo di monitorare l’efficacia delle misure di prevenzione in tema di emergenza sanitaria da “Covid-19” negli uffici. Aggiungiamo che il Direttore Regionale di nuova nomina non era presente, rendendo oltremodo inutile l’incontro.
Scopo della riunione - abbiamo finalmente appreso – la richiesta di convocazione del tavolo che Cgil Cisl Uil Flp e Unsa hanno recapitato alla sola Direzione Regionale (ignorando poco elegantemente la restante componente di tale organismo, cioè chi scrive). L’oggetto? La presunta violazione dei protocolli di sicurezza anti COVID 19 presso la DP di Venezia e quella di Treviso a seguito dell’invito dell’Amministrazione a presentarsi in ufficio, nelle giornate dell’8, 12 e 14 ottobre per svolgere la regolare attività lavorativa, rivolto al personale che aveva aderito all’iniziativa di protesta indetta dalle medesime OO.SS. di astenersi dall’uso delle proprie apparecchiature per l’attività lavorativa.
I casi circostanziati contestati dalle rappresentanze sindacali citate? Nessuno. I casi che ha dovuto ammettere l’Amministrazione? Nessuno. Anche perché i dati forniti dalla Direzione Regionale sul numero dei convocati per il lavoro in presenza, già da soli, non potevano suscitare particolare apprensione data la loro contenuta entità.
In mancanza di fatti e misfatti in ordine all’emergenza sanitaria per cui il tavolo permanente regionale ha competenza, lo scopo della riunione poteva dirsi bello che concluso. Riunione che, invece, è proseguita facendo emergere la vera lamentela alla base della richiesta di incontro: non tanto la sicurezza ma il fatto che l’Amministrazione abbia sopperito all’iniziativa di rinuncia all’uso della propria strumentazione per il lavoro da remoto facendo venire in ufficio coloro che vi aderivano.
Francamente, è sembrato il secondo tempo di una medesima sceneggiata: come se chi aveva organizzato l’iniziativa di protesta in quei termini non avesse messo in conto la possibilità, per non dire la prevedibilità, della reazione dell’Amministrazione (del resto con l’introduzione dell’art. 263 del c.d. Decreto Rilancio, ora L. 77/220, non risulta più possibile esentare dal servizio quei dipendenti pubblici le cui attività non siano organizzabili in modalità agile). Amministrazione la quale si è fatalmente ritrovata a comunicare il rientro in ufficio agli interessati dall’oggi al domani, visto che i moduli da compilare ed inviare ai rispettivi uffici dagli aderenti all’iniziativa erano stati messi a disposizione dagli organizzatori il martedì per il giovedì successivo….
La riunione sì è infine conclusa con ampie rassicurazioni dei rappresentanti della Direzione Regionale di fare il possibile per evitare ogni possibile malinteso con i promotori della forma di agitazione.
Alla fine, anche allargando lo sguardo sulla conduzione a livello nazionale della vertenza, la spiacevole sensazione che resta è quella di un “tutto che si svolge in famiglia”; dove le contrapposizioni tra le parti che al via di una prova di forza ti aspetteresti, sono in realtà solo fittizie, addomesticate; dove una pur condivisibile iniziativa di lotta non può e non deve basarsi sulla benevolenza dell’Agenzia per scongiurare possibili rischi di illegittimità e relative sanzioni disciplinari.
Quando poi questa benevolenza viene prontamente assicurata, la manifestazione di protesta scade addirittura a teatrino se si consente all’Agenzia di ostentare tutto il proprio plateale disinteresse per le ragioni della protesta continuando, come se nulla fosse, a convocare a livello nazionale le OO.SS. su argomenti che nulla hanno a che fare con i motivi della vertenza in atto, proprio come avvenuto con l’incontro del 7 ottobre scorso, vigilia dell’avvio dell’agitazione.
La cosa più ovvia che invece ti aspetteresti a costo di irritare la controparte - cioè il ritiro della firma dal pessimo accordo del 17 settembre che nega proprio quelli che sono i motivi alla base della protesta visto il mancato rispetto del riconoscimento dei buoni pasto ivi contenuto - non viene però, guarda caso, minimamente presa in considerazione …