ADM, PROFILI PROFESSIONALI: un argomento delicato che non può essere il pretesto per derive militaresche.
Si è tenuta venerdì una riunione per discutere dei nuovi profili professionali proposti dall’Agenzia in una bozza di provvedimento inviata ai sindacati a titolo di informativa, senza però illustrarne le motivazioni, i piani, i fabbisogni, nonché la ripartizione prevista per i nuovi profili fra sedi centrali, regionali o periferiche.
Nemmeno la riunione è servita ad avere questi elementi conoscitivi indispensabili per poter valutarne appieno le ricadute, poiché è evidente che a dotazione organica invariata, se aggiungiamo figure specifiche e nuove attività andiamo a restringere una coperta già corta.
Entro il 2022 sono previsti 1300 pensionamenti. In che misura intendiamo sostituire i colleghi che andranno in pensione con gli attuali profili con architetti, biologi, meccanici, cuochi, infermieri o analisti?
I nostri uffici sul territorio sono mediamente molto piccoli, e la mancanza anche solo di poche unità rischia di compromettere una situazione già critica, senza contare che a pochi giorni dalla Brexit non abbiamo ancora ricevuto nessuna valutazione dettagliata dell’impatto previsto sui carichi di lavoro.
Questo non significa che siamo pregiudizialmente contrari all’individuazione di profili specifici o all’inserimento di nuove figure, soprattutto se ci consentiranno di reinternalizzare servizi che al momento vengono appaltati all’esterno.
Ma la genericità dei profili stabiliti con l’accordo del 2009 non era casuale, ed è tuttora funzionale all’ordinamento professionale adottato con il primo contratto agenzie fiscali. Un ordinamento frutto di un compromesso non indolore, che accollava il costo delle progressioni economiche alla parte fissa dei fondi in cambio del superamento dei vincoli tipici delle procedure concorsuali e della identificazione fra posizione giuridica ed economica che per un ventennio ha ingessato in contenziosi infiniti le poche risorse destinate fino ad allora alle progressioni.
Un equilibrio contrattuale rotto dall’invadenza legislativa di Brunetta e non ritrovato nemmeno con la ripresa della stagione contrattuale, anche per l’accorpamento dei comparti che ha reso ancora più complicata la situazione.
Per tutti questi motivi quello dei profili è un argomento delicato, da affrontare dando uno sguardo al passato e uno al futuro, ponendosi il problema degli sbocchi professionali, conoscendo da dove si viene e avendo chiarezza su dove si vuole andare,
L’Agenzia si è invece dimostrata più interessata agli aspetti formali dell’avvio del confronto e della decorrenza dei termini, per avere le mani libere di assumere iniziative in autonomia, piuttosto che ad affrontare in maniera organica la materia.
Il risultato è un provvedimento fuori dal contesto e che pone le basi di ulteriori rigidità, in controtendenza rispetto ai lavori del Comitato Paritetico Aran e OO.SS che, a fatica, sta provando a superare il problema del mansionismo.
In quest’ottica la distinzione dei profili in “suffissi” (scelto, esperto) va rigettata del tutto. E’ illogica, immotivata ed in contrasto con il nostro ordinamento. Un escamotage per inserire forme di gerarchia non previste, una furbata per tirar fuori dal cassetto quelle mostrine sulle divise previste con una determinazione direttoriale, per la quale abbiamo già diffidato l’Agenzia dal darne applicazione.