Agenzie Fiscali - Basta con le briciole se possiamo avere il pane

Una nuova stabilizzazione delle risorse per fermare la rapina del salario aziendale

Roma -

Non è stato sufficiente spacchettare i fondi aziendali in modo da privilegiare gli importi per le indennità particolari - a scapito di quelle collettive - per chiudere o sperare di chiudere presto, gli accordi in sede locali. Le questioni che si stanno facendo e si faranno, per distribuire le poche risorse legate alla produttività del 2008 si moltiplicano, danno luogo a interpretazioni restrittive di norme vecchie di trent’anni (succede in Dogana), o a fantasiose applicazioni delle norme brunettiane dove chi si assenta guadagna lo stesso e chi sostituisce gli assenti resta a bocca asciutta (vedi gli articoli 17 e 18 del CCNI Entrate) o chi, come al Territorio, non riceve un euro di incentivo, per responsabilità o disagio, perché in pochi si “pappano” l’intero stanziamento.

 

Fiumicino e Malpensa sulla disagiata, Bergamo sul rischio, Firenze sulle turnazioni, l'esclusione sistematica di quote significative di lavoratori dell'Agenzia del Territorio dal salario accessorio, i mille cavilli che sbilanciano il salario aziendale alle Entrate a favore di pochi eletti: gli argomenti cambiano ma la tendenza è la stessa, quella di penalizzare i lavoratori. Intanto il tempo passa e si prova a prendere le persone con l'acqua alla gola.

 

Stiamo parlando del 2008, ma nemmeno il vergognoso ritardo ferma la testardaggine di chi insegue sistematicamente la logica del divide et impera.

 

Nel frattempo ci si avvia a una stagione di destrutturazione del pubblico impiego senza precedenti: triennalizzazione dei contratti, accorpamento dei comparti, norme brunettiane.

 

Non osiamo pensare a cosa succederà quando nella trattative ci si troverà di fronte indennità diverse, diversi ordinamenti professionali, diversi importi dei buoni pasto, scaglioni basati sulle pagelline dei dirigenti. Si tenderà a riequilibrare verso l’alto o verso il basso? L’entità delle risorse attualmente stanziate per il rinnovo dei contratti, 12 euro, ci dà un’eloquente risposta.

 

Togliere dalla mischia la maggior parte delle risorse possibili è l’unico modo di salvare il salvabile del nostro reddito da una corsa a chi taglia di più, a chi trova il cavillo meno favorevole ai lavoratori, a chi distribuirà meno equamente il nostro salario sventolando la bandiera di un sistema a perdere per tutti, che chiamano “premiante”.

 

Quello che sta succedendo nei nostri uffici testimonia chiaramente la necessità di cambiare le politiche che ci hanno portato a questa situazione, di ripensare le scelte che sono state fatte negli ultimi anni con i contratti integrativi, di seguire una logica di riduzione e semplificazione delle voci che attualmente frammentano il fondo e i nostri redditi.

 

C’è ancora tempo per lottare per una nuova stabilizzazione di salario accessorio, che, come avvenne nel 2004 in occasione del primo CCNL Agenzie Fiscali, apra la strada a un nuova ondata di progressioni economiche per tutti e all’istituzione di una vera 14^ mensilità. Quel contratto ci ha insegnato molto. Per la prima volta, dal luglio del 1993, si è invertita la tendenza a rendere sempre più incerta, nei modi e nei tempi di corresponsione, una grossa fetta del nostro salario. Quel contratto ci ha insegnato che è stato possibile raggiungere dei risultati solo grazie allo stato di agitazione di centinaia di uffici finanziari, agli scioperi, alle assemblee permanenti, ad una voglia di riaffermare il proprio ruolo e la propria dignità che ha unito decine di migliaia di lavoratori delle Agenzie Fiscali.

 

Diritto alla carriera, salari europei, buoni pasto, stabilizzazione del salario accessorio, sono gli argomenti che dovremo sapere imporre in questa nuova stagione contrattuale e che dovremo affrontare con lo stesso spirito del 2004. Non vogliamo accordi al ribasso, non andremo dietro a chi canta vittoria quando ci tolgono il pane lasciandoci le briciole.