Agenzie Fiscali - Basta fango, ora tutti a Montecitorio.

Roma -

 

Ricordate? Noi eravamo quelli della svolta efficientista, datata la creazione delle Agenzie Fiscali, Enti Pubblici non Economici (per noi soprattutto). Criticata dalla lungimiranza di RdB, la trasformazione, al di là di risaputi dolori, aveva formato, angustie e miserie hanno spesso questo potere, una prima forma d’appartenenza lavorativa e professionale.

 

La retorica corporativa si è ora rovesciata ed eccoci spie, assenteisti, cialtroni scansafatiche. In concordanza perfetta tra i parassiti della politica, dell’economia e del giornalismo, riceviamo palate di sterco tutti i giorni.

 

Un ministro “geniale” sintetizza in una figura normativa quest’immagine: se siete soli e ammalati, state a casa tutto il giorno come oscure pantegane. Giornali che han campato per più di cent’anni con le copie comprate dagli statali, riferiscono e ironizzano, tutte frottole pungentissime.

 

“Divide et impera”, naturalmente: ad esempio, militari buoni contro civili cattivi. Se la Corte dei Conti, così piena di riconoscimenti nei confronti delle Agenzie Fiscali, valuta quantitativamente la Guardia di Finanza come il pezzo di Stato più esposto alla corruzione, ci pensano subito destra e centrosinistra, in discorde concordanza, ad amputare il “nostro” Comma 165 a beneficio delle Fiamme Gialle. Non basta: controllori non controllati, essi ispezioneranno ogni piega delle nostre assenze, ogni recesso della nostra cattiva volontà.

 

La vicenda squallida dei fondi di produttività individua in maniera feroce la natura della politica italiana: il minuetto tra il ministro uscente e quello entrante, il ricorso telecomandato del COCER e poi, come in un eterno ladresco ritorno, le loro mani nelle povere tasche. Così, puntare le nostre energie sul tema brutalmente concreto del salario accessorio non è in nulla di diverso dal gridare la nostra indignazione per lo scempio che si fa dei diritti.

 

Una riflessione s’impone: se non bastano i licenziamenti minacciati, i tagli massacranti allo Stato Sociale, quello della salute e della scuola, la volontà, che solo uno sciocco non vede, di regalare al business dei corruttori le funzioni più delicate dello Stato, cos’altro serve per passare all’azione? La logica dell’atomizzazione, del Lavoratore isolato e plagiato è quella che si dipana: lo svuotamento del contratto, la spada di Damocle di una meritocrazia servile.

 

Mercoledì attacchiamoci all’ottimismo della volontà e dimostriamo la nostra rabbia. Si diceva: “Ribellarsi è giusto”.

 

Il momento è questo: tra poco non ci sarà più niente da fare.

 


 

Scarica in fondo a questa pagina anche il volantino sullo sciopero e sulla manifestazione romana a piazza Montecitorio.