EMILIA ROMAGNA - ENTRATE: La pericolosa deriva poliziesca

Ferrara -

La vicenda è vecchia ma l’epilogo non è ancora definito: nel 2009 un lavoratore della DP di Ferrara riceve una sanzione disciplinare per aver svolto con dedizione il proprio lavoro (per chi non ricorda la vicenda può rileggersi i comunicati del 2014 di cui trovate il riferimento in fondo alla pagina) e, contro la sanzione irrogatagli (due ore di stipendio, pari a 39 euro), ricorre e vince il primo grado di giudizio con 5.000 Euro di rimborso spese processuali.

La Direzione Regionale ricorre in secondo grado ignorando:

-        le richieste delle organizzazioni sindacali fatte ai tavoli di trattativa;

-        la denuncia fatta da USB alla corte dei Conti per spreco di denaro pubblico;

-        lo sciopero di un ora dei lavoratori;

-        la raccolta di fondi avvenuta in tutta Italia per sostenere le spese di secondo grado al lavoratore;

-        la richiesta, sempre di USB, di fornire patrocino gratuito con l’utilizzo dell’Avvocatura di Stato al lavoratore.

IL 4 OTTOBRE 2016 LA CORTE D’APPELLO DI BOLOGNA DI SECONDO GRADO DÀ ANCORA RAGIONE AL LAVORATORE E CONDANNA L’AMMINISTRAZIONE AL PAGAMENTO DELLE SPESE PROCESSUALI.

Abbiamo scritto di nuovo alla Corte dei Conti per sapere che fine ha fatto il nostro esposto del 2014 e al Direttore dell’Agenzia delle Entrate (vedi lettera allegata) perché dia una lezione esemplare alla Direzione Regionale dell’Emilia Romagna dell’epoca, sperando che l’audit torni a svolgere il suo ruolo di omogenizzare l’organizzazione del lavoro e la smetta di comportarsi come un organo interno di polizia.

Crediamo che i lavoratori stiano pagando un prezzo troppo alto per l’aumento dei carichi di lavoro, la diminuzione del proprio stipendio, il rischio di ingiuste valutazioni (decise da dirigenti il cui unico obiettivo reale è quello di bastonare i lavoratori, come evidenzia il caso di Ferrara!), il taglio del salario accessorio, i rischi professionali, l’aumento delle responsabilità e la paura di essere sanzionati per svolgere con diligenza il proprio lavoro.

Occorre una reazione forte e compatta dei lavoratori colpiti quotidianamente anche come cittadini a cui vengono aumentate le spese e tagliati i diritti anche costituzionali.

Il 21 ottobre c’è uno sciopero generale e il 22 ottobre una grande manifestazione per gridare in nostro NO ai diritti negati. Scioperare e scendere in piazza è il segnale della nostra determinazione.