Agenzia Entrate, dopo l'Aran anche il Cug dà ragione a USB: riconoscere i permessi orari a chi è in smart working

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Il filosofo Henri Fréderic Amiel diceva che “Il buonsenso è la misura del possibile; è composto di esperienza e previsione; è calcolo applicato alla vita”. Come è noto il 17 settembre 2020 l’Amministrazione ha proposto alle OO.SS. di firmare l’accordo sullo smart working, che già conteneva la negazione della fruizione di tutti i permessi orari, differendo al 30 settembre la verifica circa la possibilità di corrispondere i buoni pasto e i rimborsi per chi svolge attività da remoto. Era ampiamente prevedibile come sarebbe andata a finire, ma mentre USB ha scelto di applicare il buonsenso, altri hanno scelto di correre dietro verifiche il cui esito (negativo) era ampiamente scontato. E così a tutt’oggi lavoratrici e lavoratori subiscono gli effetti di quell’accordo sconsiderato.

A nulla è servito un parere dell’ARAN del 28 settembre che sulla questione permessi orari diceva chiaramente che “anche nella modalità lavorativa agile potrebbe risultare possibile la fruizione dei permessi su base oraria previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di lavoro vigente”.

Come USB abbiamo formalmente chiesto all’Agenzia, con apposita lettera  di modificare quel protocollo e di cancellare l’odioso comma 7 dell’art. 6 in materia di permessi orari ma sapete da chi ci è arrivata la risposta in difesa di quell’assurdo comma? Dalle oo.ss. firmatarie (cils uil flp ed unsa) che, accusandoci di ignoranza o malafede, hanno sostenuto l’insostenibile e con un doppio salto mortale carpiato all’indietro hanno dichiarato che: “il mancato riconoscimento dei permessi orari non è un danno per le lavoratrici ed i lavoratori ma un migliore bilanciamento delle esigenze personali con quelle lavorative”. E pensare che c’è anche chi ogni mese continua a pagargli l’iscrizione sindacale!

Ma la perseveranza di USB non si ferma a cercare di far ragionare chi ragionar non vuole, ma svolgendo il ruolo sindacale, ormai dimenticato da molti, mette in campo manifestazioni e proteste per difendere i diritti dei lavoratori nel lavoro agile.

Intanto passa il tempo e finisce anche il 2020 e quei lavoratori fragili che non sono potuti tornare in presenza hanno perso la possibilità di utilizzare permessi orari, così come le madri con figli non hanno potuto usare le due ore giornaliere di allattamento o chi doveva assistere i propri cari ammalati, anche con legge 104/92, ha dovuto fare i salti mortali e lavorare sino a tarda sera per completare l’orario di lavoro grazie a uil flp, intesa, cisl e unsa.

Quell’accordo scadeva il 31 dicembre ma l’Amministrazione, com’era prevedibile e da noi annunciato già il 17 settembre al tavolo, si appresta nel nuovo Pola a rendere strutturale quell’accordo transitorio, con tutte le penalizzazioni che ne conseguono.

Come USB abbiamo quindi scritto al Comitato Unico di Garanzia e per le pari opportunità ed il benessere organizzativo (CUG), che stava analizzando proprio quel POLA, chiedendo di prendere posizione sui permessi orari in lavoro agile e il CUG, con nota del 22 gennaio (pag. 9) sostiene che: “… in base alla vigente normativa, le lavoratrici e i lavoratori che prestano la propria attività con modalità agile, devono godere degli stessi diritti di cui godono coloro che lavorano in presenza (art. 20 della Legge n. 81/2017), e va dunque fatta un’attenta valutazione sui permessi orari previsti quali strumenti di conciliazione e di tutela della salute (permessi L. 104, permessi per figli minori, per visite specialistiche, ecc.), posto che il loro mancato riconoscimento potrebbe costituire una forma di penalizzazione del lavoro agile”.

Ed arriviamo ai nostri giorni quando il 27 gennaio 2021 l’Amministrazione ci convoca anche per parlare nuovamente del protocollo sullo sw al fine di prorogarne l’efficacia;  cgil cisl uil unsa e flp chiedono 24 ore di tempo per decidere cosa fare. Passano le 24 ore e l’Amministrazione ci comunica che deve cambiare data per impegni sopraggiunti et voilà come i migliori prestigiatori, senza dare alcuna spiegazione, sparisce dall’agenda la convocazione sulla proroga dell’accordo del 17 settembre (ove come USB avremmo dato battaglia per mettere mano a tutte le penalizzazioni contenute, con particolare riferimento alla questione dei permessi orari) e compare una convocazione, certo egualmente importante, per mercoledì prossimo, sui “criteri per i passaggi dalla seconda alle terza area”. Insomma il tema della proroga (che, ribadiamo per USB significa modifica) dell’accordo sullo sw che faceva parte dell’agenda delle convocazioni condivise tra amministrazione e OO.SS scompare misteriosamente dall'orizzonte. A voi lasciamo la curiosità di scoprire se tale misteriosa scomparsa è stata decisa dall’amministrazione o suggerita da qualche uccellino (cioè da chi ha firmato l’accordo sullo sw del 17 settembre ed oggi non sa come uscirne fuori).

Noi non abbiamo timore a confrontarci su qualsiasi tema mentre c’è chi mette la testa sotto la sabbia sperando che i lavoratori dimentichino ciò che ieri hanno avallato e sostenuto nei loro confronti. A voi la scelta di decidere da chi farvi rappresentare, perché le cose non sono così per caso …