ENTRATE: incontro con i vertici dell’Agenzia, l’intervento di USB

Roma -

Il 22 gennaio scorso ha avuto luogo l’incontro con il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, un confronto che per USB è stata innanzitutto l’occasione per una riflessione generale sul ruolo del Fisco e del settore pubblico.

Nella consapevolezza dell’eccezionalità del momento storico, abbiamo evidenziato la necessità di un’inversione di tendenza rispetto ad una “normalità” fatta di spending review e mancati investimenti per il nostro settore. Le cose da fare sono sempre le stesse: potenziamento del comparto, diritti, valorizzazione economica e professionale di tutto il personale quali condizioni per costruire un Fisco con una visione strategica chiara, che sappia pensare al futuro dando centralità alla propria funzione redistributiva.

E allora questione organici. Le convenzioni ci hanno dato evidenza del fatto che nel 2019 a fronte di 2700 uscite non ci sono state assunzioni adeguate e nel triennio 2020-2022 lasceranno l'agenzia 6000 unità e questo nel solco di una emorragia di personale che non conosce tregua e che è diventata condizione strutturale. E allora se l'anno che verrà è quello di una riforma fiscale possiamo lontanamente pensare che questa strada la percorreremo senza un piano massicciò di assunzioni?

Questione tagli: a fronte degli impegni che il personale sarà chiamato a svolgere appare quindi non più tollerabile l’annosa questione dei tagli al nostro salario accessorio, o la mancata stabilizzazione di risorse economiche senza la quale viene neutralizzato un importante istituto contrattuale come le progressioni economiche. Il tema della valorizzazione del personale non potrà pertanto continuare ad essere appannaggio di una sola parte dei dipendenti.

Questione smartworking: Fin dall’inizio della pandemia ci siamo battuti per decongestionare la presenza in ufficio e mettere in sicurezza il personale, e lo smartwoking ha rappresentato un utile strumento in tal senso. Ci interessa tuttavia vedere le cose oltre la contingenza e, al di là della propaganda ammantata di innovazione, non abbiamo mai pensato che lo sw potesse essere la panacea di tutti i mali. Siamo sempre stati tiepidi rispetto all'enfatizzazione che si è fatta della conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro o della sostenibilità ambientale, perché ben altro occorrerebbe per affrontare tali problemi.

Ad oggi l’utilizzo massiccio dello smartworking sta producendo una la flessione di diritti (negazione permessi orario ad ore) e salario (buoni pasto e rimborsi delle utenze) per coloro che prestano lavoro con tale modalità organizzativa.

La situazione è frutto di scelte politiche dell’Agenzia, che da un lato hanno prodotto ingenti risparmi di spesa per l’Amministrazione e dall’altro hanno favorito l’esternalizzazione di costi sui dipendenti. Ed è per tale motivo che la questione non può ritenersi risolta con gli stanziamenti irrisori previsti dal comma 870 della legge di bilancio, che finendo nel calderone dei fondi potrebbero tra l’altro non avere destinazione certa.

Riteniamo pertanto che finché l’Agenzia non metterà mano a quegli aspetti penalizzanti che finora hanno caratterizzato la disciplina dello sw, non sussistano le precondizioni per l'adozione del POLA. Al contrario crediamo che lo stesso dovrebbe essere preceduto da un accordo quadro alla funzione pubblica, al fine di garantire una maggiore omogeneità di trattamento tra diversi settori della pubblica amministrazione.

Infine, sul fronte del clima interno, abbiamo sollecitato la necessità di approntare un sistema di tutele per i rischi professionali sostenuti dai dipendenti nell’espletamento del servizio. Il lavoro per obiettivi aumenta nei fatti il rischio di errore e genera la paura di dover rispondere per situazioni non ascrivibili a mere responsabilità individuali.

In questo quadro crediamo debba essere ripensato anche il ruolo dell’Audit interno:
fermo restando la necessità di tale istituto in ottica anti corruzione, occorre che l’attività a presidio della correttezza “amministrativo-contabile” sia orientata ad affiancare l’attività lavorativa, e non ad intervenire ex post in funzione meramente sanzionatoria isolando la singola pratica dal contesto organizzativo in cui è stata lavorata.

Su tutti questi temi che da tempo sono al centro della mobilitazione dell'USB abbiamo chiesto all’Amministrazione segnali tangibili di rottura con le logiche del passato, aprendo una prospettiva di lungo periodo che nell'immediato si alimenti con interventi che restituiscano centralità ed impulso al nostro settore per consentirgli di svolgere quel ruolo strategico che gli compete.

Le risposte del Direttore dell'Agenzia sono state parziali e dopo aver sottolineato l'importanza del comma 870 della legge di bilancio in materia di ristori per chi svolge attività in sw (valutazione da noi non condivisa per le ragioni sopra esposte) ha comunicato al tavolo sindacale che sono in corso interlocuzioni con il Mef in merito alla questione relativa al progressivo depauperamento dei fondi del nostro salario accessorio.

Su queste premesse, non proprio edificanti, a partire da mercoledì riprenderà il confronto sindacale sui vari temi rimasti in sospeso a partire dalla proroga dell'accordo relativo allo svolgimento delle attività esterne, del protocollo per la regolamentazione del lavoro agile del 17 settembre e sull'acconto produttività collettiva 2020.