Entrate, l'amministrazione presenta un piano organizzativo per il lavoro agile (POLA) che recepisce integralmente l'accordo del 17 settembre siglato con cisl, uil, unsa, intesa e flp

Roma -

Lo avevamo detto a chiare lettere quando decidemmo di non firmare l'accordo sullo sw del 17 settembre: quel protocollo, spacciato per transitorio, sarebbe diventato la base di partenza per erodere diritti e salario attraverso il mancato riconoscimento dei buoni pasto, dei rimborsi spese, dei permessi orari e il vincolo del profilo orario di 7 h e 12.

Non ci stupiamo, quindi, che il POLA presentato dall'amministrazione come una qualsiasi pratica da evadere rapidamente, ribadisca l'applicazione dell'accordo sottoscritto da cisl, uil, unsa, intesa e flp, e che al danno della riduzione dei diritti e del salario aggiunga anche la beffa della rilevazione e verifica periodica delle attività e dell'annunciata razionalizzazione/aggregazione (leggasi chiusura) degli uffici.

E non ci stupisce nemmeno che l'amministrazione dopo aver amabilmente discusso di Poer per un mese intero insieme a tutte le altre sigle che puntualmente la assecondano su quel terreno (forse ora è più chiaro perchè USB si è sottratta a quella pantomima?), ancora non fornisca nemmeno una risposta che vada nella direzione di rivisitare un accordo che viola in alcuni punti il CCNL e contro il quale USB si è mobilitata da subito .

Abbiamo precisato che la cornice generale del lavoro da remoto deve trovare collocazione in un Accordo Quadro a livello di pubblico impiego, come già rappresentato al Ministro Brunetta, ma che nulla avrebbe impedito di mettere mani (già da tempo) al vergognoso accordo del 17 settembre.

Per questo abbiamo ribadito per l'ennesima volta al tavolo i punti sui quali si potrebbe e dovrebbe intervenire e che sono oggetto da mesi dell'iniziativa dell' USB:

  1. Questione permessi orari. L'illegittima preclusione a fruire di tali permessi ad ore da noi subito denunciata, ha trovato riscontro, come da tempo evidenziamo, in un parere dell'Aran e del CUG: eppure tante promesse ma nessun fatto concreto!
  2. Questione profili orari. La previsione contenuta nell'accordo del 17 aprile che prevede un unico profilo orario (7h e 12) va superata perchè non allineata con quanto prevede il CCNL che consente ai lavoratori di scegliere il profilo orario senza alcuna imposizione
  3. Questione dotazioni informatiche e rimborso spese. A distanza di oramai un anno ancora si continua a lavorare con mezzi propri, sebbene l'amministrazione continui ad annunciare acquisto e dotazione di PC portatili,.e senza alcuna forma di ristoro.
  4. Questione buoni pasto. Una recente nota dell'Avvocatura dello Stato spazza via ogni ostacolo finora strumentalmente frapposto dall'amministrazione per negarne il riconoscimento a chi lavora da remoto. L'Avvocatura infatti ribadisce due principi importanti che vanno nella direzione di quanto sostenuto da sempre da USB: a) il lavoro da remoto essendo divenuto modalità della prestazione lavorativa ordinaria ed obbligata determinerebbe la possibilità di adottare quelle modalità organizzative che legittimerebbero il riconoscimento del buono pasto; b) il riferimento da parte dell'Avvocatura all'articolo 87, comma 3, del decreto Cura Italia dimostra che l'esclusione del buono pasto ricorrerebbe solo nella ipotesi di motivata esenzione dal servizio, lasciando chiaramente intendere la possibilità di riconoscerlo negli altri casi.

 

Ebbene su tutti questi punti il nulla più assoluto, una scatola vuota.

L'amministrazione continua a prendere tempo persino dinanzi all'evidenza dei fatti, nascondendosi dietro approfondimenti e valutazioni come se ci trovassimo dinanzi alla modifica di un testo costituzionale.

Ma non finisce qui.

Il POLA presentato dall'amministrazione fa anche riferimento ad un piano di razionalizzazione ed accorpamenti di uffici che mostra chiaramente cosa intendono all'Agenzia delle entrate per sw: una straordinaria occasione per realizzare risparmi ed accollare i costi sui lavoratori!

I fatti hanno sempre la testa dura e si sta verificando esattamente quello che avevamo prospettato sin dall'inizio quando con la sottoscrizione dell'accordo del 17 settembre si è spianata la strada all'erosione di diritti e salario.

In un paese normale le sigle sindacali che hanno sottoscritto quell'accordo dovrebbero ritirare la firma e magari presentare delle scuse ai lavoratori per la situazione che hanno determinato.

Ma non siamo in un paese normale e non lo faranno mai e per noi neanche questo è motivo di stupore ...

Ciò che come USB garantiamo è che continueremo con coerenza la battaglia che a tutti i livelli da subito abbiamo intrapreso per costruire una modalità di lavoro da remoto che non sia penalizzante e che garantisca parità salariale e normativa tra chi lavora in sw e chi in presenza.

Su questo non arretreremo di un millimetro.