Entrate - Orario di servizio, ecco l'indennità di rinuncia ai diritti

Incentivo per il solo 2011 (poi si vedrà...) per chi rinuncia alla flessibilità

Roma -

USB ha sempre messo al centro della propria azione sindacale la questione salariale, coniugandola con le istanze dei lavoratori per il riconoscimento della professionalità acquisita. Non ci è mai piaciuta la politica delle indennità e abbiamo più volte affermato che la moltiplicazione delle voci retributive non gioca a favore dei lavoratori. Lo stipendio-spezzatino è l'esatto opposto di ciò che noi crediamo debba essere una corretta politica retributiva. Anche la mega-vertenza per la stabilizzazione del salario e la richiesta di progressioni economiche generalizzate nasceva dalla considerazione che poiché cresce la professionalità dei lavoratori deve crescere anche la loro retribuzione fissa.

 

 

L'accordo siglato da Cisl, Uil e Salfi settimana scorsa (e sul quale pende ancora la valutazione della Cgil) prevede lo stanziamento di risorse aggiuntive per finanziare l'apertura prolungata degli sportelli front-office delle aree metropolitane (Roma, Milano, Napoli, Torino).

 

USB non ha firmato quell'accordo per diverse ragioni. E non lo ha firmato, sebbene abbia chiesto da tempo di aumentare le risorse a favore dei servizi perché nel tempo le ha viste diminuire progressivamente mentre ha visto aumentare l'affluenza agli sportelli e i carichi di lavoro.

 

 

Non ci piace che l'Agenzia tiri fuori i soldi quando le fa comodo; la certezza delle risorse dovrebbe essere la migliore garanzia per le corrette relazioni negoziali. Invece, quando i soldi li chiediamo noi, ad esempio per finanziare un maggior numero di progressioni economiche, il bilancio è in rosso. Quando si tratta di condizionare l'esito delle trattative locali sull'orario di servizio e di lavoro, come è ragionevole supporre che accada, allora i soldi saltano fuori.

 

Non ci piace che l'Agenzia investa risorse non già per riconoscere la professionalità dei lavoratori o al più il loro disagio (le indennità non ci piacciono, quelle legate al disagio le riteniamo un'ipocrisia); quanto invece per retribuire la disponibilità dei lavoratori a rinunciare ai propri diritti che in questo caso si chiamano flessibilità dell'orario in entrata e in uscita.

 

Non ci piace che l'Agenzia butti sul tavolo un milione e mezzo di euro per lubrificare le trattative locali sull'orario di servizio/lavoro, affermando che queste risorse valgono solo per quest'anno e che per gli anni a venire non servirà l'orario prolungato perché non ci sarà più l'affluenza di utenti che si registra costantemente da undici anni.

 

Lo sforzo di svuotare i front-office dei contribuenti grazie al potenziamento dei canali telematici al momento è solo un atto di buona volontà e ci vorranno almeno due o tre anni per poter osservare i primi miglioramenti. Per quante misure l'Agenzia abbia sin qui adottato, i front-office sono sempre stati pieni, per una ragione o per l'altra. E se caso mai dovessero realmente svuotarsi dei contribuenti, ci verrebbe detto che i front-office sono diventati inutili.

 

 

Temiamo quindi - ma dovremmo dire "siamo certi" - che le risorse stanziate con l'ultimo accordo spariranno molto presto come sono spariti molto presto i 9 euro al giorno per gli sportellisti (qualcuno se li ricorda?). Il nuovo orario di servizio/lavoro invece, non sembra destinato a sparire altrettanto presto.

 

 

La scelta di "potenziare" i front-office con il prolungamento dell'orario è stata fatta da chi crede che i lavoratori non abbiano ancora dato tutto e che quindi il "limone" non sia stato spremuto fino alla fine. Viceversa, si dovevano cercare altre soluzioni. Ne offriamo alcune.

 

Si può regolare la turnazione sugli sportelli rivedendo il senso stesso dei front-office in relazione con il back-office. Undici anni di esperienza devono aver suggerito qualche soluzione che non sia una pezza sul buco, o no? Perché l'Agenzia non ha mai pensato di bandire un concorso ad hoc per le aree servizi, oggi uffici territoriali, lasciando non mantenute le promesse di irrobustire quel settore?

 

A queste e ad altre domande si dovrebbe rispondere intorno a un tavolo che affronti complessivamente la situazione dei servizi, tenendo insieme gli aspetti che legano gli uffici territoriali, i CAM, i mini CAM e tutto quella parte della nostra amministrazione che eroga prestazioni ai cittadini.

 

 

Nell'anno dei servizi, quale avrebbe dovuto essere il 2011 nelle dichiarazioni del direttore dell'Agenzia delle Entrate, ci aspettavamo di vedere apprezzati gli sforzi e la professionalità dimostrati dai lavoratori, piuttosto che la loro disponibilità - in tempi di profondissima crisi economica - a rinunciare a importanti diritti contrattuali in cambio della loro monetizzazione.

 

Non dubitiamo che possa esserci qualcuno disposto a rinunciare alla flessibilità dell'orario in cambio di denaro. Ciò di cui dubitiamo fortemente è che questa sia la strada giusta per dare ai servizi (e a chi li eroga) la dignità e la valenza che meritano.

 

Scarica il Comunicato e l'accordo in fondo alla pagina