Entrate - Software-spia nei CAM, la sentenza dà ragione a USB

“Fondatamente USB ha denunciato l'utilizzo di tali sistemi prima del raggiungimento dell'accordo...”

Roma -

Il giudice del lavoro del Tribunale di Cagliari ha accolto le ragioni della nostra organizzazione sindacale, ritenendo fondata la denuncia dell'utilizzo dei software impiegati nel CAM di Cagliari.

USB ha dunque vinto la sua battaglia legale per ottenere la disattivazione dei software-spia COGNOS e CCPulse, cosa che peraltro era avvenuta prima ancora che la sentenza venisse notificata alle parti.

Il giudice è entrato nel merito di una questione molto delicata che poi è quella del confine che esiste e deve essere mantenuto fra la necessità di organizzare bene il lavoro e quella di non violare le norme che tutelano i lavoratori.

Proprio attraverso l'impiego di quei software - denunciato da RdB-USB - l'amministrazione operava una indebita e illegittima forma di controllo a distanza dei lavoratori che oltre a essere pericolosa in sé rappresentava (e rappresenta ancora in tutti i CAM in cui i software continuano a operare...) una forma di pressione attraverso la quale far lievitare i carichi di lavoro ben oltre quanto stabilito dall'accordo nazionale che regola il funzionamento e il ruolo dei CAM.

Si tratta di una sentenza che ristabilisce un principio fondamentale, e cioè che le esigenze organizzative devono essere rispettose dei diritti dei lavoratori.

Avevamo fiducia nella magistratura e siamo stati rispettosi del suo operato ben più di quanto ha fatto l'amministrazione.

L'Agenzia delle Entrate ha messo in atto alcune manovre diversive che si sono rivelate inutili e ha finito essa stessa con l'ammettere l'illegittimità dei software installati a Cagliari, tant'è che li ha disattivati prima che la sentenza arrivasse, dopo aver verificato l'impraticabilità del terreno negoziale che lei stessa ha per troppo tempo negato.

L'interpretazione che l'Agenzia dà della sentenza rivela quanta poco buon senso vi sia in certi atteggiamenti, per non dire di peggio: affermare che il giudice ha dato ragione all'amministrazione solo perché ha dichiarato cessata la materia del contendere, significa mistificare.

È vero casomai il contrario e cioè che il giudice ha dichiarato cessata la materia del contendere proprio perché l'amministrazione ha disattivato o reso innocui i software-spia denunciati dalla nostra organizzazione sindacale. Chiudiamo con due considerazioni.

Se la sentenza del giudice di Cagliari riafferma – casomai servisse – che i diritti dei lavoratori non possono essere prevaricati dalle necessità organizzative, sembra ancora più paradossale il tentativo di sottrarre la materia dell'organizzazione del lavoro alle relazioni sindacali.

I diritti dei lavoratori e le esigenze organizzative dell'amministrazione si scontrano sul terreno dell'organizzazione del lavoro e nessun sindacato che si dichiara tale può rinunciarvi come vi ha palesemente rinunciato chi ha firmato l'accordo del 4 febbraio 2011 (Cisl, Uil, Salfi).

E sembra altrettanto folle il principio, altrettanto chiaramente affermato nell'accordo del 4 febbraio di orientare le relazioni sindacali alla produttività, perché anche in questo caso si tratta di una scelta che va contro i diritti dei lavoratori.

In sintesi, o si sta con l'amministrazione o con i lavoratori.

Tornando al merito della vicenda, USB aveva già scritto all'Agenzia delle Entrate prima che la sentenza fosse formulata, per chiedere la disattivazione dei software-spia in tutto il territorio nazionale.

Alcuni CAM, fra cui Roma e Venezia, hanno avanzato per mezzo delle RSU locali analoghe richieste.

Ora ci aspettiamo che tutti traggano le dovute conseguenze, perché ciò che è illegittimo a Cagliari non ha nessuna ragione d'essere lecito altrove.