Entrate - Telelavoro o te le respingo
400 richieste di telelavoro accolte su 626 ritenute valide dall’Amministrazione, questo il risultato dell’accordo che abbiamo sottoscritto il primo febbraio 2017.
La situazione, però, non è così rosea come appare da questi freddi numeri e per questo chiediamo all’amministrazione di valutare la possibilità di implementare i posti disponibili. La verità nascosta, e già evidenziata da USB anche ai tavoli regionali, è che l’atteggiamento dell’amministrazione sul telelavoro, è stato caratterizzato dall’ostruzionismo di molti direttori e da un bieca applicazione dell’accordo sottoscritto.
Troppe le richieste respinte o che non sono state fatte neppure protocollare.
I direttori non hanno accolto richieste che prevedevano cambi di mansioni dei lavoratori coinvolti, anche se l’accordo prevedeva che l’attività telelavorabile fosse stata svolta per almeno sei mesi nel biennio e non al momento della richiesta. Oppure non sono stati ritenuti validi progetti di lavoratori che avevano contatto con interlocutori esterni, anche se si sarebbe potuto organizzare tale attività nel giorno settimanale di rientro, così come previsto dall’accordo. Si sono poi usati criteri diversi da regione a regione senza fornire un chiaro quadro alle Organizzazioni Sindacali territoriali e nazionali.
Per questo chiediamo che ci sia fornito sia il numero di richieste presentate, al fine di comprendere quale sia l’effettivo interesse dei lavoratori a richiedere il telelavoro, sia il punteggio assegnato a ciascuno dei lavoratori ai quali è stato approvato il progetto telelavorabile.
È necessario realizzare un analisi conoscitiva dei progetti approvati e di quelli respinti perchè abbiamo il fondato sospetto che progetti rifiutati in una regione siano poi stati accolti in un'altra. In poche parole chiediamo piena trasparenza sull’operato dell’agenzia al fine di permettere un adeguato controllo del rispetto dei termini dell’accordo.
Chiediamo anche al CUG di intervenire, perché l’analisi della volontà di poter utilizzare il telelavoro o lo Smart Working (cioè un telelavoro senza orario) è un chiaro termometro di malessere lavorativo o dell’esigenza di conciliare problemi familiari con la vita lavorativa che si devono comunque risolvere anche senza l’utilizzo di questi strumenti che rispondono ad un numero esiguo di richieste.