Liguria - Entrate, intimidazioni nel silenzio

Imperia -

Nella notte tra martedì e mercoledì davanti alla sede di Equitalia e Agenzia delle Entrate a Imperia, sono state esposte sagome impiccate, ma nessuna voce politica si è alzata a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori.

Il Coordinamento USB Pubblico Impiego Imperia risponde con il seguente comunicato:

C’è un silenzio assordante, all’indomani dei tragici fatti di Romano di Lombardia e degli episodi delle “sagome impiccate” a Imperia ed è quello delle istituzioni locali, a partire dalla nostra Provincia, che per prime dovrebbero difendere il ruolo degli impiegati pubblici e  il valore dei servizi sociali erogati dallo Stato e dai governi locali.

Oggi, con manovre di distrazione di massa, le responsabilità della crisi economica che “morde” intere categorie di cittadini, ma di certo non sfiora nemmeno speculatori, corrotti ed evasori che socializzano le perdite in Italia e occultano i profitti all’estero, sono attribuite strumentalmente e simbolicamente agli uffici dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia, snodo di contraddizioni sociali frutto di politiche che seminano disgregazione sociale, miseria e disperazione.

Come Unione Sindacale di Base rivendichiamo coerentemente la necessità di un Fisco equo che prelevi imposte in proporzione ai guadagni, ai profitti ed ai grandi patrimoni, e salvaguardi soprattutto le fasce sociali più deboli colpite pesantemente dai tagli, nel pieno ossequio del dettato costituzionale che sancisce la progressività delle imposte, ormai sistematicamente disatteso. Occorre  distinguere tra chi non arriva a fine mese e chi invece possiede ricchezze immobiliari e finanziarie, garantendo che le risorse della lotta all’evasione vadano per davvero ai servizi e alle tutele sociali e non a saldare i debiti delle banche e della finanza speculativa.

Ma chiediamo che si difenda coerentemente tutto il lavoro pubblico, erogatore di servizi, e in particolare quello dei dipendenti delle Agenzie Fiscali: applicano leggi decise dai Governi e approvate dai politici in Parlamento, seguono direttive precise emanate dalle autorità centrali dell’Agenzia delle Entrate, sono sottoposti a controlli interni pressanti sul proprio operato, quotidianamente affrontano le reazioni dei contribuenti, che in molti casi rischiano di innescare situazioni esplosive.

Non si può proprio chiedere di più alle lavoratrici e ai lavoratori delle Agenzie Fiscali a fronte di stipendi bloccati da anni (come per tutti i dipendenti del Pubblico Impiego del resto) e di un contesto generale che li criminalizza ingiustamente. Non sono e non ci stanno a diventare capro espiatorio di responsabilità che vanno cercate altrove.