Non vogliamo "questo" contratto!!!
Ieri sera è stato firmato il contratto, ma noi delle RdB/Cub non lo abbiamo sottoscritto.
Avevamo fatto insieme tante iniziative unitarie, manifestazioni, assemblee e lo slogan era uguale per tutte le sigle: non vogliamo un contratto qualsiasi, vogliamo questo contratto, un contratto che prevedeva:
· aumenti di almeno 116 euro,
· buoni pasto a 7 euro,
· indennità di agenzia nella liquidazione,
· rivisitazione della “tassa salute” per le malattie inferiori a 15 giorni.
Di questi punti, per i primi 3 l’accordo sembrava alla nostra portata:
- gli aumenti contrattuale erano figli dell’accordo dello scorso 27 maggio (per quanto per non ritenuti soddisfacenti da noi delle RdB che non avevamo accettato quell’accordo);
- sui buoni pasto, già concessi ai ministeriali, non c’era grande battaglia da fare;
- sull’indennità di Agenzia vi erano numerose sentenze che hanno già dato ragione ai lavoratori e l’amministrazione non poteva ignorarle.
Il vero punto su cui c’era da lottare sul serio era quello della malattia, qualificante anche dal punto di vista etico e del riconoscimento del diritto alla salute e sul quale noi, non a caso, avevamo puntato tutta l’attenzione.
Bene, l’amministrazione ci ha concesso quanto era nell’aria (e neanche per intero, visto che gli aumenti sono anche inferiori ai 116 euro previsti) e sull’unico punto qualificante (la malattia, appunto) non ci ha voluto concedere nulla.
Non potevamo, non dovevamo firmare, soprattutto per rispetto a quei lavoratori a cui avevamo chiesto mobilitazioni e iniziative: il contratto proposto ieri sera era diverso da quello che volevamo e che volevano i lavoratori.
Quindi, coerentemente, noi delle RdB non lo abbiamo firmato.
I LAVORATORI (E NOI DELLE RdB/Cub CON LORO) NON VOGLIONO QUESTO CONTRATTO.
Chiediamo con sempre maggiore forza che gli accordi nazionali vengano sottoposti a REFERENDUM approvativi da parte dei lavoratori.
Anche per far passare questo principio, la nostra battaglia comunque continua, sempre dalla parte dei diritti dei lavoratori.