Oltre le Colonne. N.4/2005
… che c’entra questo col sindacato?
Quante volte ci siamo sentiti fare questa domanda quando abbiamo preso posizione su questioni di carattere generale, come la guerra, o, più recentemente, la questione dell’Alta Velocità in Val Susa.
Quasi come se il sindacato dovesse occuparsi solo delle questioni “spicciole” di posto di lavoro, facendo finta che queste non siano ricaduta di scelte complessive, politiche ed economiche, da cui tutto si dipana.
Nello specifico, mentre i Contratti Pubblici restano, di fatto, congelati, si prevede di costruire un opera che, tralasciando per un momento le questioni ambientali, ha un costo di 15,2 miliardi di euro… l’equivalente di tre miliardi e rotti di buoni pasto (al valore attuale delle Agenzie Fiscali) !!!
Non vorremmo apparire prosaici. E’ chiaro che il problema non sta qui, o perlomeno, non sta solo qui… ma l’esempio ci serve per legare intuitivamente l’azione quotidiana del sindacato, che ovviamente si impegna ad ottenere l’aumento del buono pasto, alle questioni generali, per cui ci dicono che soldi non ce ne sono, ma…
L’80 per cento dei fruitori del servizio ferroviario, lavoratori e pendolari, si sposta per tratte inferiori ai 100 chilometri e non prenderà quasi mai Treni ad Alta Velocità. I treni che prendono fanno schifo, sia per le spaventose condizioni igienico-sanitarie spaventose sia per i ritardi cronici, spesso origine di stress e problemi nei posti di lavoro.
Questa è la nostra quotidianità… di condizioni di lavoro, e di vita, sempre peggiori, di mancati riconoscimenti di diritti, di stipendi sempre più esigui… tutto giustificato col fatto che “non ci sono soldi”… e con la richiesta di sacrifici. A noi… sempre a noi!
Intanto l’Alta Velocità, (TO-MI-BO-FI-RM-NA) – esclusa, quindi, la “costola” della Val Susa - costerà al nostro paese… tenetevi forte… circa 78 miliardi di euro… ovvero 152 milioni di miliardi del “vecchio conio”…
Come vedete il sindacato c’entra… eccome!
Per chi volesse saperne di più, a fondo pagina troverete un paio di Notizie correlate, molto interessanti che tracciano storia, costi e “coinvolgimenti” eccellenti nella questione TAV.
La “grande trasformazione”
dal Ministero all’Agenzia, dall’Agenzia all’Azienda
Da tempo, nonostante la nostra posizione critica (a dir poco) a riguardo, l’Agenzia delle Entrate, si sta dotando di strumenti atti a condurre una vera e propria operazione culturale sul proprio personale. Operazione volta a diffondere lo “spirito aziendale”.
Una dei primi strumenti che l’Agenzia, anzi l’Azienda, come d’ora in poi la chiameremo, si è data è stata la rete dei referenti della comunicazione interna.
Ideata nel 2001, ha cominciato a svilupparsi dal 2002, attraverso la selezione, e la graduale formazione, non ancora giunta a termine – si prevede che l’operazione terminerà ad ottobre 2005 - di 603 referenti, “uno per ogni unità organizzativa, che,” – come dice l’Azienda – “costituiscono una rete capillare per la trasmissione dei messaggi e la diffusione della cultura dell’impegno continuo al servizio del cittadino e delle istituzioni”.
Ma se pensiamo che, nel progetto dell’Azienda, i referenti della comunicazione interna si debbano limitare a distribuire con capillarità il giornalino aziendale, prima “Agenzia Entrate” ora “Pagine”, altro strumento della “grande trasformazione”, siamo molto lontani dalla realtà.
Non a caso, nel frattempo i referenti della comunicazione sono stati tra i primi destinatari dei corsi su Antares, altro strumento di cui parleremo successivamente, e i referenti di 35 uffici pilota, (di Abruzzo, Campania, Lombardia, Toscana, Piemonte e Valle d’Aosta), hanno partecipato al “Cantiere riunioni”.
“Obiettivo del cantiere” – anche qui il virgolettato proviene da documenti dell’Azienda – “era non solo la diffusione della riunione come vera e propria pratica lavorativa all’interno degli uffici dell’Agenzia, ma soprattutto la realizzazione di un modello di riferimento di efficace”. Per questo sono state sperimentate “riunioni motivazionali finalizzate al coinvolgimento ed alla partecipazione di tutto il personale alle attività dell’ufficio”.
Infine giungiamo ad Antares, operazione che sta proseguendo, non tanto con l’introduzione di reali strumenti di valutazione individuale, finora stoppati - e che comunque l’Azienda sta provando a forzare sin dalle trattative sul FPS 2003 - quanto rispetto ad un processo formativo capillare del personale, corsi di una settimana, che noi avevamo definito, usando un termine forte ma quanto mai vicino alla realtà, come veri e propri lavaggi del cervello.
L’Azienda ci racconta quanto, attraverso un efficace ed oggettivo strumento di valutazione, finalmente le nostre straordinarie capacità potranno essere premiate e valorizzate, potremo far carriera e guadagnare di più… non manca nulla, compresa l’assurdità della base “oggettiva” di valutazione, che però sembra, leggendo il progetto Antares, afferire molto più alle caratteristiche psicologiche e di disponibilità del personale, piuttosto che alle reali performance lavorative.
Insomma uno strumento subdolo, che sembra accontentare tutti, i più bravi e produttivi, ma anche quelli che, pur senza essere bravi e produttivi siano comunque “tanto disponibili”.
Questo il contesto.
In questo contesto, l’Azienda, ci presenta una proposta di Contratto Integrativo che nulla ha di positivo, visto che vuole tradurre in norma contrattuale quanto fin qui descritto… infatti il punto di caduta di tutto il percorso è proprio qui.
Ad oggi, visto che siamo al momento delle promesse, può bastare l’operazione culturale che l’Azienda sta svolgendo…
Un po’ come quando ci hanno promesso che col passaggio ad Agenzie avremmo avuto tutto da guadagnarci, ricordate?
Ma, quando l’intero meccanismo andrà a regime (e mai parola pare più adeguata di questa), allora scoppieranno le contraddizioni e la disponibilità incondizionata del personale potrebbe non esserci più. Ammesso che ci sia ora.
Quindi l’Azienda cerca di procurarsi ora, con il contratto integrativo, gli strumenti contrattuali per imporre ai più recalcitranti la propria visione aziendale e per cercare di assicurarsi la non belligeranza.
E’ dal contratto integrativo, per tornare al contratto nazionale di tutte le Agenzie Fiscali, da rinnovare a partire dal prossimo gennaio, che bisogna partire per rivendicare diritti. Per rivendicare un modo di lavorare più dignitoso, legato alla qualità del lavoro svolto, e alla “nobiltà” del nostro compito, che è quello di combattere l’evasione fiscale.
Bisogna nettamente rigettare la logica aziendalistica che vogliono imporci, basata su un concetto di produttività che mal si concilia col “prodotto” che noi forniamo.
Tutta legata alla crescita costante dei carichi di lavoro, e gestita da capò, remunerati in base ai pezzi prodotti dai loro “sottoposti” e al livello di “sudditanza” al sistema che sarà raggiunto.
A tutto questo l’Azienda cerca di legare retribuzione e diritti. A questo dovremmo opporci. Il nostro slogan SALARIO, DIRITTI e DIGNITA’ va ribaltato e divenire, DIGNITA’, DIRITTI E SALARIO… perché solo riacquistando la nostra dignità potremmo ottenere diritti e salario.