Permessi orari in smart working: diritti negati che occorre recuperare

Roma -

Sono passati quasi 8 mesi da quel 17 settembre in cui, con un accordo scellerato, l’Amministrazione e CISL, UIL, Confsal Unsa, FLP e Intesa hanno negato i permessi orari a lavoratrici e lavoratori in smart working.

Come USB ci siamo subito opposti a questa incredibile previsione (e in generale a tutta la regolamentazione dello sw penalizzante anche sul versante dei buoni pasto e dei rimborsi spese) mettendo in campo una tempestiva iniziativa nazionale davanti agli Uffici centrali.

Poi, l'11 ottobre abbiamo inviato una nota  all’Amministrazione nella quale citavamo un parere ARAN che  consentiva l’utilizzo dei permessi anche in lavoro agile.

Fummo tacciati da quelle stesse sigle che avevano sottoscritto l'accordo che negava i permessi orari, di malafede e demagogia e in un apposito comunicato dedicato ad USB addirittura precisavano “che, per questa tipologia di lavoro agile, il mancato riconoscimento dei permessi orari non è un danno per le lavoratrici ed i lavoratori ma un migliore bilanciamento delle esigenze personali con quelle lavorative”

Non ci siamo arresi e, a quel punto, abbiamo deciso di sottoporre la questione al Comitato Unico di Garanzia per le Pari opportunità evidenziando che era inammissibile e profondamente ingiusto precludere quel diritto a persone malate con riconoscimento della 104/92, a chi doveva sottoporsi a visite terapeutiche, o allattare i figli o aveva diritto alle ore di studio o a chi doveva, semplicemente, godere di un permesso personale da recuperare oppure no.

Anche il CUG ha riconosciuto la fondatezza del nostro ragionamento ma, nonostante le nostre costanti e puntuali sollecitazioni, l’Amministrazione è rimasta immobile.

Il 26 aprile un parere dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro riconosce che i permessi orari per 104/92 possono essere usufruiti anche in smart working.

Ieri, durante la trattativa sulle Posizioni organizzative, dinanzi alla nostra ennesima richiesta, l'Amministrazione ci ha comunicato che entro il mese di maggio proporrà una modifica di quell’accordo ripristinando un diritto dopo otto mesi di ingiusta prevaricazione.

Ma noi continueremo a pretendere che TUTTI i permessi orari siano ristabiliti per chi svolge l'attività da remoto, così come stiamo sostenendo anche all’ARAN nella regolamentazione dello Smart Working sul prossimo CCNL delle Funzioni Centrali.

Avevamo ragione sin dall'inizio quando, praticamente in solitudine, abbiamo avviato questa battaglia.

La perseveranza paga sempre.