Sicilia – Entrate, a Messina si trova l’accordo sul fondo: era ora!

Messina -

Alla quarta  riunione si è giunti  finalmente all’accordo sul fondo alla DP di Messina.

L’accordo trovato, che porta a una somma iniziale di residuo fondo di sede pochi €. a una somma finale di €. 7.400, da un lato ricalca i criteri già adottati lo scorso anno (ovvero il divieto di cumulo per le doppie indennità ai capi team con un tetto massimo  di 50 giornate)  proposto da parte pubblica sin dal 30 novembre e dall’altro inserisce elementi perequativi e di giustizia economica in quanto distribuisce il residuo fondo di sede a tutto il personale che non prende indennità ( da intendersi con un tetto minimo 75 euro).

In pratica si firma a gennaio quello che era già sul tavolo della contrattazione a novembre: un gioco dell’oca durato quasi due mesi come da noi ampiamente annunciato nell’ultimo comunicato.

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E allora come mai tutto questo tempo? Di chi è la responsabilità? Non di certo la nostra che, al primo incontro, dopo aver ribadito le nostre posizioni sul divieto totale  di cumulo per i capi team, chiesto massima trasparenza  ed espresso l’importanza di non parlare di meritevoli,  abbiamo proposto di sottoporre a referendum la proposta di accordo di parte pubblica, aggiungendo alla stessa elementi redistribuzione delle risorse e che durante gli ultimi tre incontri eravamo pronti a firmare la proposta del Direttore.

Certo, dei verbali neanche l’ombra e quindi gioco facile all’utilizzo dilatorio e strumentale delle riunioni.

Al netto delle posizioni di alcune Organizzazioni Sindacali, che hanno espresso le loro posizioni di principio in tema di cumulabilità per gli incarichi di capi team e che dunque si sono assunti, pur a fronte di una dirigenza immediatamente favorevole, la responsabilità di rinunciare a priori a far valere il principio del divieto di cumulo per chi già prende indennità sottratte a monte dal fondo, quello che preoccupa  è la posizione ambigua  della RSU.

Da un lato la componente di capi team dentro la rsu condiziona e non poco il giudizio sulla questione specifica,  dall’altro si denuncia la strumentalizzazione di alcune componenti della  RSU che invece di agire nel loro ruolo di componenti e dunque lavorare per una posizione di maggioranza ( la RSU è un voto non la somma algebrica dei suoi componenti né il megafono di posizioni individuali) si tirano indietro al momento di decidere,  rilanciano proposte che allungano il brodo, buttano fumo negli occhi ai lavoratori confondendo parità con uguaglianza   e fanno campagna elettorale per la loro Organizzazione Sindacale invece di pensare al bene delle lavoratrici e dei lavoratori.

Non si spiega altrimenti, sennò, per quale ragione si sia deciso di non sostenere e votare una proposta che risale allo scorso novembre e che, come detto in mille occasioni, è una mediazione, è la rottura di un tabù in tema di incarichi di coordinamento. 

Queste RSU citano referendum che poi non fanno, annacquano il divieto di cumulo facendo un unico calderone  tra capi team e funzionari semplici ben sapendo ( si spera) che già è previsto nell’accordo a livello nazionale (  ma solo per la base della piramide lavorativa) l’erogazione dell’indennità più favorevole in casi di cumulo di compensi nella stessa giornata.  La proposta, fatta con buona pace dei principi di regolare funzionamento  della RSU e con tanto di marchio SGB (!),  era quella di fare un unico minestrone, facendo passare per equità una regola sul divieto di cumulo  che già esiste nell’accordo nazionale e mettendo un tetto alle giornate ( 25). 

Con quale logica di giustizia si propone di togliere un diritto acquisito a un lavoratore,  che magari nella stessa giornata fa sportello e altre attività astrattamente remunerabili, barcamenandosi  tra mille cose e  per il quale è già previsto un meccanismo di indennità più favorevole, eliminando da ogni ragionamento la questione dei capi team? Che equità è quando si toglie alla base e si smette di guardare al vertice e al principio di omnicompensività della retribuzione  che dovrebbe valere per i capi team e non certo  per i funzionari senza incarichi.

Non certamente quella economica, visto che la differenza sul residuo fondo rispetto alla proposta di parte pubblica è di appena €.200,00, non certamente quella simbolica, visto che come se nulla fosse  si fa un unico minestrone tra capi team e funzionari.

Sul referendum, poi, parliamone. USB lo ha proposto per prima e in perfetta solitudine sin dallo scorso novembre, ma naturalmente ha avuto il rispetto e l’eleganza istituzionale di non farlo e di non parlare a nome di nessun collega senza una proposta che avesse un minimo di maggioranza, non solo al tavolo, ma dentro la RSU proprio!

Siamo contenti che alla DP di Messina si sia giunti a un accordo, un po’ meno di tutte le strumentalità che hanno ruotato intorno a questa trattativa.  Ci prendiamo la responsabilità di dire che avremmo preferito che il divieto di cumulo fosse totale e non mediato e che la scelta delle 50 giornate ha per noi un valore soprattutto simbolico e di rottura di un tabù. Così come ci prendiamo la responsabilità di dire che avremmo voluto dare un segnale di riconoscimento alle I e II aree, totalmente bistrattate ( chi sta facendo la procedura concorsuale non ha nemmeno le dispense e le date!), sfruttate con delega di firma e mansioni superiori. Pur di arrivare a un accordo USB ha dato, dunque il suo ok in quanto ritiene in ogni caso importante, una volta verificate le garanzie di trasparenza,  arrivare a una logica di perequazione e archiviare ogni criterio sulla meritevolezza. Quello che però denunciamo è che la RSU di Messina è un luogo contaminato, in cui si perseguono logiche molto ma molto lontane dall’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori,  che hanno il diritto di essere rappresentati senza interessi di bottega, siano essi legati al ruolo di capi team che al ruolo di delegati sindacali che cercano di fare rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta.

Fino ad ora USB, per spirito di democrazia sindacale, non ha eccepito il doppio ruolo di questi ultimi ma dopo l’evidente abuso delle prerogative sindacali  non può fare a meno di denunciare pubblicamente l’utilizzo strumentale del ruolo di alcune componenti della RSU, che dovrebbe agire su esclusivo mandato delle la lavoratori e non delle sigle sindacali e arrivare a una maggioranza di voto senza trincerarsi in posizioni individuali o mettere cappelli.

 

In materia di sicurezza, a margine dell’incontro, USB ha fatto presente il peggioramento del quadro epimemiologico, ribadendo, come fatto  con richieste  formali e precisazioni alla Dp di Messina il 29 dicembre e il  3 gennaio e in DR Sicilia il 13 gennaio:

  1. La richiesta di passaggio ai servizi essenziali;
  2. Il calcolo flessibile e su base plurimensile della prevalenza in presenza;
  3. La richiesta  di un protocollo di trasparenza sui casi di positività in ufficio;
  4. Lavoro agile e delocalizzazione- coworking per i pendolari;
  5. La pubblicazione delle percentuali di presenza sulla intranet.

Parte pubblica ha dato garanzia di accoglimento su diverse richieste fatte al tavolo e di convocazione a breve in materia di sicurezza.

USB PI Agenzie Fiscali Sicilia