Sicilia - Entrate, lavoro agile in emergenza: tra la vittoria di Pirro, la scoperta dell’acqua calda e le ombre sui numeri

Catania -

Come sapete USB ha deciso di non firmare l’accordo nazionale sulla regolamentazione del lavoro agile dello scorso 17 settembre. Lo ritiene un accordo pericoloso e asimmetrico, che comprime il godimento di istituti previsti dalla contrattazione collettiva (permessi brevi, motivi personali, banca ore, diritto allo studio), leggi dello Stato (visite prenatali, 104, congedi parentali), conferisce enorme discrezionalità al datore di lavoro, perimetra in maniera asimmetrica l’orario di lavoro (quello del lavoratore ma nulla dice sui termini temporali di programmazione delle presenze ad esempio), porta a forme di controllo pervasive (comunicazione quando si esce di casa), legittima monitoraggi a scatola chiusa e disciplina in maniera ambigua il diritto alla disconnessione. Per non parlare della miriade di aspetti che non contempla proprio (pause, sicurezza domestica, calcolo carichi lavoro etc). 

Insomma, oltre il buono pasto e i rimborsi forfettari per le spese, per i quali nella prima fase ci siamo sorbiti i giudizi morali pure da chi ora fa l’alfiere di una lotta che non ha mai fatto, c’è di più e sarebbe ora di dire che l’Agenzia è in condizione di decidere se possiamo mangiare queste brioches da un bel pezzo. Quanti pareri ancora deve dare la Funzione Pubblica? Scetateve vuajò, direbbe Mannarino.

L’accordo nazionale del 17 settembre rimanda “alla contrattazione decentrata per la definizione dei criteri di adeguamento presso i posti di lavoro.”

Dal momento che non ha firmato “l’Accordo Quadro” USB poteva lavarsene le mani e sottrarsi alla discussione non riconoscendo sin dal principio “legittimazione” al Protocollo nazionale.

USB, invece, ha deciso di partecipare attivamente alle contrattazioni territoriali per cercare di ottenere, viste le prerogative previste dalla contrattazione decentrata, il miglioramento dei contenuti dell'accordo nazionale e di precisare e/o innestare in sede locale punti qualificanti a tutela del personale. Il tutto seguito da una Assemblea on line per ridare centralità al protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori che meritano di sapere cosa si discute e si decide nei tavoli sindacali in tempo reale.

Arriva l’incontro alla Dp di Catania.

Un incontro preceduto da una gestione totalmente unilaterale e da fughe in avanti con tanto di calendari di rientri spintanei per i quali rimandiamo al comunicato sull’incontro precedente.

Un incontro preceduto da una richiesta di dati (peraltro previsti dal Protocollo nazionale) perchè come si fanno i conti sulle persone senza fare i conti sulle premesse di un accordo, sulle attività, sui numeri, sulle persone potenzialmente coinvolte. Dietro l’algoritmo ci sta vita reale.

In particolare USB ha chiesto e in alcuni casi reiterato di trasmettere a RSU e OO.SS:

  1. Monte ore calcolato per le attività in smart working per macro aggregati di lavorazioni ( Art. 2 Protocollo nazionale);
  2. Le individuazioni specifiche delle attività rese allo sportello in base all’informativa DC del 5 agosto (identificare i contribuenti, assistere i contribuenti, aggiornare i registri di pubblicità immobiliare, gestire le relazioni esterne);
  3. Dato aggiornato su numero delle lavoratrici e dei lavoratori fragili o conviventi con soggetti fragili o con persione anziane ultraottantenni (Art. 2 comma 3 Protocollo Nazionale);
  4. Il numero di colleghe e colleghi che hanno già comunicato la loro condizione di genitori di figli minori di 14 anni (Articolo 2 comma 4 Protocollo nazionale);
  5. Di produrre gli accordi sindacali attualmente vigenti alla DP di Catania in materia di orario di lavoro, ingressi e flessibilità al fine di una puntuale attuazione art. 6 comma 9 Accordo nazionale 17 settembre in materia di flessibilità;
  6. Di farsi carico col medico competente di valutare la sottoposizione a test o tampone sierologico come chiesto sin dallo scorso 26 maggio;

 

Si svolge l’incontro. USB sollecita i dati chiesti (alcuni dei quali forniti durante la trattativa ovvero 31 fragili, 25- 30 per genitori con figli under 14, nulla sul monte ore e nulla sulle attività in presenza), prende in mano l’accordo nazionale e fa le sue richieste di approfondimento e proposte di modifica, articolo per articolo, interrotta, più dai sindacati che dal Direttore, per manifesta loquacità.

 Durante la discussione viene fuori tutta la ingiustizia del protocollo nazionale sui limiti alla prestazione oraria mista e il regime dei permessi. Forse, verrebbe da dire, bastava non firmarlo a Roma.

A parte la scoperta dell’acqua calda sulla rigidità del Protocollo nazionale in tema di orario di lavoro, su un punto abbiamo cercato di spostare ulteriormente l’asse della discussione. La situazione dei genitori figli di età scolare, stretti tra scuole ancora chiuse, doppi turni e protocolli di corresponsabilità, ribadendo che per loro il Protocollo nazionale consente il superamento del monte ore del 50 % lavorabile in remoto.

Vale la pena di ricordare, infatti, che il 50 % delle ore lavorabili da remoto rappresenta la percentuale minima, non massima, come ribadito anche dalla nota 302822 dell’11 settembre della Direzione Centrale.

Quello che si decide durante l’incontro non è cosa da poco, ma non è cosa esaustiva e soprattutto necessita di dettagli attuativi non indifferenti. Come ad esempio le percentuali di ore lavorabili da remoto e di converso presenze e numero rientri.

I punti su cui si è trovato assenso sono:

  1. L’estensione della flessibilità in entrata fino alle h. 10.30 e in uscita (un’ora prima), che a parere di USB avrebbe dovuto essere inserito in accordo locale su orario di lavoro;
  2. il meritato ristoro alle colleghe e ai colleghi del front office e l’attenzione specifica verso i genitori di figli minori di 14 anni, categorie per le quali adesso a Catania verrà prevista espressamente la possibilità di completare orario di lavoro in smart dopo essere stati presenti in Ufficio (almeno 4 ore e mezza);
  3. La garanzia sulla trasparenza (un attimino a scoppio ritardato) sul totale ore in lavoro agile, piani di rientro e la limitazione delle fasce di connessione a tre ore, da concordarsi tra lavoratore e responsabile;
  4. L’interpretazione estensiva delle motivate esigenze personali o familiari.

Il tutto in un mero verbale (a cui USB ha allegato una nota) e in assenza di dati numerici. Accordi niente. E questo ci preoccupa, perchè se è vero che talvolta il fine giustifica i mezzi è pur vero che altri aspetti del Protocollo nazionale meritavano di essere discussi con una trattativa a 360 gradi e non derubricati senza alcuna discussione. Insomma, una vittoria di Pirro, che ha lasciato sul campo il diritto e le prerogative alla contrattazione della RSU e delle organizzazioni territoriali che hanno il diritto- dovere di contrattare senza fare gerarchie di quello che si può e non si può discutere e mai come ora di valutare la soglia del rischio consentito.

USB, che vigilerà sulle decisioni assunte durante l’incontro e soprattutto sui dettagli attuativi (percentuali lavoro agile e in presenza, numero e modalità rientri, rotazione per dirne qualcuna) aveva e ha ancora tanto da dire sul come migliorare a livello territoriale quello che Roma codifica. A partire dagli aspetti che non sono stati sfiorati di striscio come utilizzo mezzi pubblici, monitoraggi, strumentazioni informatiche e telefoniche, sicurezza digitale, termini di programmazione dei rientri, calcolo dei carichi di lavoro nella programmazione agile, pause. É inutile negare che siamo a un cambio epocale dell’organizzazione del lavoro e che le colonne decisionali avranno impatto per molti mesi a venire.

Chi volesse saperne di più sulle proposte di USB partecipi all’Assemblea on line del 30 settembre dalle 10 alle 13

Almeno il diritto all’Assemblea sindacale, bontà loro, nel protocollo Nazionale lo hanno concesso. E sarà il caso di tenerlo vivo e non sulla carta.

USB PI Agenzie Fiscali Sicilia