Veneto - Entrate, Sciopero alla D.p. di Verona: DECISI E DETERMINATI FINO IN FONDO
In un clima divenuto incandescente alla vigilia, il 40% del personale della D.P. di Verona il 23 maggio ha sfidato paure e minacce diffuse in quantità nei giorni precedenti dimostrando fino all’ultimo la propria determinazione contro atti dispositivi comminati e modi di fare stile preside anni ’70 del Direttore Provinciale.
La maggiore adesione allo sciopero, indetto per l’intera giornata, si è avuta nelle due sedi principali a Verona: Via Delle Coste (51,14%) e Via Fermi (47,31%). Com’era prevedibile, non elevata (26,67%) o nulla (come a Legnago) l’adesione nei due Uffici Territoriali della provincia afflitti dal tradizionale timore di trasferimenti di personale nel capoluogo come ritorsione. In merito alle paventate ritorsioni alleghiamo la nota inviata alle DC e DR Veneto in cui chiediamo chiarezza ed intervento immediato.
Problematico il risultato all’UPT (23,94%) dove ci si aspettava una maggiore partecipazione anche considerato l’atto dispositivo, appena confezionato, che obbliga tutto il personale di 2^ area ad un lavoro supplementare di facchinaggio.
Con lo sciopero di ieri, portato avanti da protagonista da USB e assieme a Cgil, Uil, Flp e in parte la RSU, si chiude indubbiamente la prima parte di una vertenza iniziata addirittura a marzo e che in estrema sintesi ha investito la condotta di un Direttore che appena insediatosi: ha introdotto una gestione del tutto restrittiva delle ferie, per cui tutto quello che prima era un diritto decade ora ad eccezione alle nuove regole sottoposta perciò a cortese benevolenza dei superiori; ha ostentato un aristocratico distacco per tutte le questioni aperte in tema di salute e sicurezza sul posto di lavoro e nei rapporti con i rappresentanti dei lavoratori tutti, siano essi RLS, RSU o di organizzazioni sindacali non compiacenti; ha incrementato pesantemente gli importi degli atti con responsabilità di firma di funzionari e capi team; ha gestito in modo discutibile alcune sostituzioni di capi team che avevano lasciato vacante l’incarico.
Il tutto senza minimamente porsi il problema di maturare prima un’idea del contesto in cui veniva ad operare, fatto anche delle legittime insoddisfazioni che il personale di Verona si porta dietro da precedenti scelte dell’Amministrazione (sommariamente descritte in un nostro precedente comunicato) e su cui si sono innestate, con l’inevitabile reazione conflittuale che si è vista, le sue sbrigative e rudi decisioni.
Difficile prevedere ora gli esatti sviluppi della fase successiva di una vertenza che ha maturato, però, alcuni frutti: un direttore dispotico ma inciampato in esternazioni non smentite che ne mettono in dubbio l’adeguatezza al ruolo ricoperto, due organizzazioni sindacali compiacenti (CISL ed ex SALFI) verso una controparte rivelatasi alla fine sindacalmente imbarazzante, altre quattro che hanno mostrato la possibilità di sostenere se necessario il conflitto finanche allo sciopero locale, una RSU dilaniata ma che almeno ha messo in chiaro l’essenza di tutti i suoi componenti altrimenti confusi in un grigio anonimato collettivo come spesso avviene. Ma, soprattutto, il frutto di un intero personale che riteniamo abbia fatto un salto di qualità nella sua coscienza sindacale perché sempre presente e partecipe nelle assemblee e nelle iniziative pur in mezzo ai roventi, inevitabili contrasti tra i qui citati protagonisti in campo.