Agenzie Fiscali - Con lo sblocco delle carriere è possibile prenderci una rivincita

Roma -

È arrivato settembre e un po' ovunque fervono i preparativi per celebrare l'anniversario del Protocollo di Palazzo Chigi, siglato il 30 ottobre di un anno fa dai sindacati confederali & Co. Un anno fa qualcuno strombazzava a destra e a manca che i soldi sottratti con la Finanziaria estiva del 2008 erano stati recuperati. Una mossa spregiudicata che è servita a calmare gli animi surriscaldati dei lavoratori in quello che doveva e poteva essere un autunno caldo. E non è stato, con tutti quei pompieri ottimisti che annacquavano in un mare di promesse la legittima incazzatura dei lavoratori. Oggi sui giornali fanno la conta dei soldi tolti agli statali quantificati in un meno 25% netto. A ben vedere si tratta in realtà di una cifra quasi doppia, ma anche se fosse “solo” il 25% saremmo di fronte a una perdita secca di circa mille euro netti. Quando andrà a regime la riforma della produttività targata Brunetta – l'altro protagonista dell'accordo del 30 ottobre 2008 – la perdita non si noterà più tanto. Con un sistema che ogni anno lascia a bocca asciutta un lavoratore su quattro la magia è fatta: meno soldi per meno tasche.

 

Abbiamo notato che sulla riforma brunettiana della produttività c'è stato – a parte noi e i nostri scioperi – un silenzio tombale. Anche chi il 30 ottobre 2008 non c'era, non ha detto niente di niente. Forse serpeggia l'idea che a sparare nel mucchio degli statali qualcosa si indovina. Noi diciamo che meritocrazia e produttività pretendono una precisione chirurgica e non queste purghe di massa. Peccato non aver visto prese di posizione contro le nuove regole: chi pensava di farne merce di scambio per il recupero salariale dovrà rivedere le proprie strategie. Ripetiamo: si tratta di un sistema che serve solo a risparmiare sui fondi. Anche nell'ufficio ideale in cui tutti i lavoratori, e anche le scope e le ramazze hanno raggiunto e superato gli obiettivi di produttività ci sarà un taglio del 25% del personale destinatario del salario accessorio. Questo meccanismo serve a mettere una pezza sul buco nei fondi, un'altra pezza, dopo quella messa il 30 ottobre 2008.

 

Il taglio opererà anche nelle Agenzie Fiscali e ci mancherebbe altro. A che servono gli incentivi ai lavoratori in un settore che dovrebbe contrastare l'evasione fiscale quando abbiamo al timone un Governo condonista che dà il meglio di sé con gli scudi e che non aggredisce i paradisi fiscali nemmeno ora che perfino in Svizzera lo fanno? Noi non ci arrenderemo e continueremo a chiedere risorse fino al ripristino integrale. Non ce le daranno? Sarà sempre meglio lottare per avere piuttosto che aggiungere un'altra voce al coro di chi canta “In fondo c'è la crisi, a noi ci è andata pure bene...”.

 

Abbiamo un'altra preoccupazione, oltre a quella del salario accessorio dimezzato: con la riforma brunettiana a regime, per fare un passaggio d'area servirà un concorso pubblico che potrà riservare il 50% dei posti agli interni. Un concorso per diventare tirocinanti, questa è la prospettiva dei lavoratori del Fisco! Per questo riteniamo – non da qualche giorno come qualcuno distrattamente sostiene – che su carriera e lavoro si deve aprire un tavolo che ripensi in modo strutturale il futuro professionale dei lavoratori. Oggi si ha l'impressione che se qualcuno avanza lo fa a danno di qualcun altro. Questa situazione fa il buon gioco dell'amministrazione, non dei lavoratori. Non deve essere così.

 

Cominciamo con il far partire entro la fine dell'anno i concorsi di Entrate e Dogane. Chiediamo al Territorio di aprire un tavolo sulla materia. Mettiamo qualcosa al riparo dall'uragano che ha spazzato via il salario e che punta sui pochi diritti contrattuali che ancora ci sono rimasti. Prendiamoci la rivincita, a un anno da quel triste e bugiardo 30 ottobre 2008.