Basta al ricatto del comma 165, stabilizziamo tutto!

Oltre la sottoscrizione fondamentale la stabilizzazione per sottrarsi al ricatto della firma

Roma -

Mentre sul piano generale permangono tutte le misure contro i lavoratori pubblici imposte dalla spending review, fra cui l’odioso blocco pluriennale dei contratti collettivi, anche sul versante del salario accessorio siamo alle solite.

Quest’anno, come gli anni precedenti a perdita di memoria, registriamo l’ennesimo puntuale ritardo nella firma del Comma 165, quel decreto ormai tristemente famoso che finanzia una parte consistente del nostro salario accessorio.

E anche quest’anno, dopo aver registrato l’ulteriore invito da parte dell’amministrazione a non “alzare i toni” e a tenere un “profilo basso” perché il decreto sarebbe arrivato sulla scrivania del ministro Saccomanni entro la fine del mese (di novembre…) il calendario si infittisce di iniziative sindacali con cui ciascuna sigla spera di potersi “intestare” il risultato di avere determinato la firma del ministro e lo sblocco del decreto.

Così di anno in anno ci si trascina stancamente in questi rituali sindacali che scandiscono il passare del tempo come le feste comandate e che però rischiano di lasciare tutto com’era prima, o peggio di com’era prima, perché intanto sul piano generale il salario accessorio viene costantemente tagliato. Come se non bastasse, aumentano i vincoli e i lacci imposti alla trattativa decentrata per cui gli organi di controllo entrano nel merito degli accordi nazionali, dettando legge e rendendo inutile anche la sola parvenza di quello che una volta si chiamava negoziato.

Tutto ciò per dire che a meno di non voler essere ipocriti o miopi - e non sappiamo cos’è peggio per un sindacato - non basta e non può bastare accontentarsi di una firma per quanto essa sia doverosa, necessaria e urgente, se non si affrontano almeno due problemi altrettanto essenziali.

Primo problema: se non si stabilizzano le risorse da destinare alla contrattazione integrativa e se quindi non si modifica il meccanismo di finanziamento del salario accessorio delle Agenzie fiscali, nel giro di qualche anno non resterà più un euro per cui chiedere al ministro una firma. E del resto, stabilizzare le risorse permetterebbe di riconoscere stabilmente la professionalità delle migliaia di lavoratori cui la politica affida, più a parole che con i fatti, il delicato compito di combattere davvero l'evasione fiscale.

Secondo problema: a tutte le organizzazioni sindacali che come noi si battono ma anche a quelle che non si battono per chiedere lo sblocco del decreto, chiediamo se non sia giunta l’ora di cambiare atteggiamento se e quando le risorse del Comma 165 arriveranno sul tavolo della trattativa. Se sia giusto ad esempio rimettere mano urgentemente alle progressioni economiche e nel frattempo garantire una distribuzione delle risorse che risponda per tutti all’emergenza salariale creata dal blocco pluriennale dei contratti, anziché finanziare con risorse sempre maggiori le posizioni organizzative e gli incarichi di responsabilità.

Insomma, se sia possibile finalmente impiegare le risorse, se e quando arriverà la firma del ministro per usi diversi da quelli che determinano un peggioramento delle condizioni di lavoro, una crescita esponenziale dei carichi e che in certi casi sono merce di scambio per la rinuncia ad alcuni diritti fondamentali come la flessibilità degli orari, il rispetto dei tempi di vita, la maternità, l'esercizio dei diritti sindacali e individuali.

Se per gli altri i problemi finiranno un secondo dopo che il ministro avrà firmato il decreto, per noi proseguirà anche dopo la battaglia sindacale che in perfetta solitudine conduciamo già da un decennio per chiedere di porre fine al ricatto del Comma 165, per la stabilizzazione di tutto il salario accessorio, per un uso delle risorse che non sia causa del peggioramento inesorabile delle condizioni lavorative.

Il problema, insomma, non è soltanto la firma del ministro che oggi non c’è ma è anche quello delle tante, troppe firme in calce ai brutti accordi che fanno del salario accessorio uno strumento per scavare differenze e spingere su un sistema di produttività che porta acqua al mulino di pochi e che lascia tutti gli altri a bocca asciutta e con un fardello sempre più pesante da portarsi in spalla.

USB farà la sua parte, come sempre, per spingere la cosiddetta “autorità politica” a fare presto quanto è in suo dovere. Sappiamo che il nostro compito non finisce qui e sappiamo che su queste parole: BASTA AL RICATTO DEL COMMA 165, STABILIZZIAMO TUTTO! più lavoratori avremo dalla nostra parte, più possibilità ci sono di non assistere anche nel 2014 allo stesso rituale o ad uno ancora peggiore, finché taglio dopo taglio non resterà più niente.

È su questo che i sindacati, ministro e agenzie vanno incalzati ogni giorno del calendario.