Entrate - Quanti campanelli d'allarme prima dei colpi di pistola

Sulle richieste fatte da USB c’è l’impegno concreto del Direttore dell’Agenzia

Roma -

Abbiamo apprezzato la rapidità con la quale l’Agenzia delle Entrate ha convocato le organizzazioni sindacali, dopo i drammatici fatti accaduti nell’ufficio territoriale di Romano di Lombardia. E riteniamo che da questi fatti si debbano trarre insegnamenti per limitare i rischi che per mille ragioni sono progressivamente aumentati in questi anni esponendo sempre di più i lavoratori al verificarsi di episodi più o meno gravi. Riteniamo che in questo momento non serva polemizzare.

Sappiamo che la rabbia dei nostri colleghi ha ormai superato ogni misura e sappiamo anche che senza giungere a livelli drammatici, ogni giorno si verificano centinaia di episodi che mettono a nudo una verità sulla quale dobbiamo tutti riflettere e cioé che il rapporto fra cittadini-contribuenti e operatori del Fisco si è - speriamo non irrimediabilmente - deteriorato.

Dipende da molte cose: moltissimo dal veleno che la “politica” ha iniettato dentro il corpo sociale tramite campagne denigratorie contro i lavoratori pubblici e con scelte ispirate al più crudele e cinico rigore finanziario che hanno fatto perdere di vista il senso ultimo del dover pagare le tasse. Si tratta di un groviglio di cause che andrebbero analizzate con freddezza e con disponibilità di tempo. Ma di tempo non ce n’è, come hanno dimostrato i fatti di Romano di Lombardia.

Non vogliamo cadere nella trappola della “retorica della sicurezza” perché sappiamo che sarebbe impossibile garantire una sicurezza capace di contrastare efficacemente i gesti dettati dalla disperazione o dalla follia. Non sta a noi dire se si possano installare tornelli, videocamere a circuito chiuso e se si possa trovare un brigadiere o un finanziere disposti a piantonare ogni postazione front-office (dove accadono quotidianamente centinaia di episodi conflittuali potenzialmente esplosivi), né sta a noi dire se i nuclei di verifica debbano uscire sotto scorta.

Riteniamo che per mettere davvero in “sicurezza” il nostro lavoro la politica dovrà fare scelte opposte a quelle fin qui adottate: difendendo i lavoratori pubblici, affermando l’importanza del Fisco e dei suoi funzionari che svolgono funzioni di controllo e servizio e investendo sulla macchina fiscale e sulla Pubblica Amministrazione in generale.

I lavoratori pubblici rappresentano lo Stato, sono lo Stato! Riteniamo poi che al Fisco vada restituito il suo ruolo rendendo chiara ed evidente la sua funzione che non è quella di prosciugare i redditi per ripianare il debito delle banche ma di redistribuire la ricchezza. Se il Fisco anziché ricchezza dispensa solo povertà, continuerà a essere
percepito come un nemico da combattere.

Abbiamo fatto al Direttore dell’Agenzia delle Entrate alcune richieste. Gli abbiamo chiesto di impegnarsi affinché il Ministro dell’Economia partecipi alla riunione sulle Convenzioni 2012 come è suo preciso dovere, superando l’abitudine di questi ultimi dieci anni di sottovalutare l’importanza di questo incontro. Ovviamente, in quella sede presenteremo all’autorità politica il nostro “conto” partendo dalle migliaia di firme che avremo raccolto fino a quel momento, per chiedere una difesa chiara e tangibile della macchina fiscale anche con adeguati investimenti per riconoscere la professionalità e il lavoro svolto.

Abbiamo poi chiesto di convocare subito un tavolo negoziale per capire se ci sono procedure e comportamenti organizzativi che possono o devono essere modificati per evitare la sovraesposizione dei lavoratori e un’assunzione di responsabilità eccessiva rispetto alle condizioni date, anche retributive. In passato abbiamo più volte sollevato la questione della responsabilità personale che oggi più che mai pretende di essere risolta con scelte negoziali anziché con soluzioni palliative e a carico dei lavoratori.

Le nostre richieste sono state condivise dal Direttore dell’Agenzia che ha assunto l’impegno di farsene carico. Contiamo di poter avere così due occasioni per chiedere e assumere decisioni che rendano meno difficile e meno rischioso il lavoro dei nostri colleghi. Dovrà essere ribadita la centralità del Fisco e si dovrà dire con chiarezza che il problema di questo Paese non sono i lavoratori delle Agenzie. Casomai, loro possono diventare una parte della soluzione.