Entrate - Rinviato il confronto sulla riorganizzazione. RdB indice lo stato di agitazione dei lavoratori

Roma -

Resta aperta in questo Paese la ferita della democrazia sindacale sulla quale adesso si accendono tardivamente tanti riflettori. La questione della democrazia sindacale assume oggi un tono di particolare gravità. Questo è un momento delicato per il futuro personale e professionale di decine di migliaia di lavoratori. Le regole sull'esclusione sono di per sé regole odiose che assumono una gravità inaudita in questo momento.

 

Come mai proprio ora? Come mai proprio mentre RdB ha aperto con i lavoratori un filo diretto di discussione sui rischi della riorganizzazione, denunciando anche l'indebolimento del ruolo di contrasto all'evasione fiscale che ne conseguirà e ne sta già conseguendo? Con quattro giorni di ritardo rispetto agli impegni assunti e prima ancora di poter entrare nel merito della discussione, il tavolo che avrebbe dovuto definire l'accordo-quadro nazionale sulla riorganizzazione si è aperto e chiuso nel breve volgere di pochi minuti.

 

Giusto il tempo di ascoltare le "ragioni" di un'amministrazione che ci pare tanto ostinata quanto distante dai lavoratori e che si arrocca dietro ragioni notarili che a suo dire giustificherebbero la mancata convocazione di RdB. Peccato che le voci stonate di Entrate e Territorio siano le uniche che si siano fin qui levate per escluderci dal tavolo. L'Agenzia delle Entrate in particolare ha deciso di estendere illegittimamente la "direttiva" ARAN sulla non convocabilità anche a materie che nulla hanno a che vedere con l'applicazione del biennio economico. Sono quindi tempi di grande confusione, di grande protervia e di grandissimi errori. Noi andiamo avanti.

 

Abbiamo consegnato le firme fin qui raccolte che sono quasi diecimila. Contiamo di consegnarne altre nelle prossime settimane. Con il tentativo di escludere RdB dal tavolo nazionale l'amministrazione palesa la sua forza che è anche debolezza e tenta di mettere a tacere l'unica voce critica che si è sollevata in queste settimane. Quanto grave sia questo tentativo lo possono capire gli stessi lavoratori.

 

Abbiamo detto chiaramente che dovranno essere resi noti tempi e modalità di future convocazioni perché al di là delle scaramucce e delle tattiche più o meno estemporanee, i lavoratori hanno il diritto di sapere. E l'amministrazione ha il dovere di informarli. In attesa di notizie, abbiamo indetto lo stato di agitazione dei lavoratori in tutti gli uffici delle Entrate.

 

Le pause 626 dovranno tornare a essere un momento di confronto sui temi della riorganizzazione che abbiamo sintetizzato nella nostra mozione

 

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