Lombardia - Entrate, una prima vittoria non basta: USB si dichiara indisponibile alla chiusura della mobilitazione
Lo scorso 27 Novembre sono state organizzate nella DP I Milano assemblee che hanno visto una partecipazione massiccia di lavoratrici e lavoratori e nelle quali si è iniziato a rompere il tabu' del malessere diffuso e della sproporzione inaccettabile tra i diritti e doveri.
I primi depotenziati da un restringimento della fruizione di istituti normativi e contrattuali, i secondi connessi oltre che a un aumento esponenziale dei carichi di lavoro alla mancanza di un riconoscimento umano, prima ancora che professionale e salariale.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno detto chiaramente di sentirsi soli e stanchi di essere considerati solo quando si tratta di raggiungere obiettivi. Durante queste assemblee si è parlato delle condizioni nelle quali ci si trova a operare, dai carichi di lavoro e i turni agli sportelli, alla burocratizzazione e all'appesantimento delle procedure, al tema più delicato e pasoliniano: quello di una diffusa cultura del sospetto e di mala fede presunta da parte datoriale.
Il risultato di queste assemblee è stato un ordine del giorno, un vero e proprio mandato ai sindacati che potete trovare QUI
Dopo il mandato ricevuto nelle Assemblee, al fine di realizzare tutte le fasi necessarie alla composizione del conflitto ai sensi dell’art. 10 CCNI Agenzie Entrate, le organizzazioni Sindacali USB, FLP e CGIL hanno chiesto a parte pubblica un incontro urgente avente ad oggetto i punti contenuti nell'ordine del giorno assembleare.
La parte pubblica convoca i sindacati che hanno dato via alla mobilitazione e hanno trasmesso l'ordine del giorno assembleare. Arriviamo al 12 dicembre.
Sin dagli inizi dell'incontro è stato chiaro che la discussione sui temi, posti con forza dalle lavoratrici e i lavoratori, non avevano la dovuta priorità. Per ore il mantra della discussione è stato il famoso tavolo sull' orario di lavoro. Il tavolo a cui la RSU lo scorso 21 novembre con una nota ufficiale e USB, FLP e CGIL con dichiarazioni ai tavoli e successivamente con ulteriori note formali hanno declinato interesse.
Un disinteresse che discende, vale la pena in questa fase ribadirlo, non da maleducazione sindacale, ci mancherebbe, ma da diversi fattori.
Il rifiuto dell'assioma per il quale in DP I vi siano vuoti di prassi e dell'idea di fondo in virtù della quale prima dell'attuale dirigente vigesse una gioiosa anarchia;
Il fatto che i plurimi atti emanati in materia di permessi, adempimenti, piani ferie siano tutti permeati da una mancanza di fiducia e spirito di leale collaborazione accompagnata da una pulsione al controllo e che pertanto andare a discutere di orario di lavoro, materia delicatissima e con risvolti disciplinari molto pesanti, senza mettere in discussione le premesse ideologiche ormai conclamate avrebbe a tutti gli effetti legittimato un modus procedendi di parte pubblica senza i dovuti e necessari controbilanciamenti, di principio innanzitutto;
La ormai cronica prassi unilaterale per la quale, ancora una volta, cosi come già avvenuto con la riorganizzazione che ha di fatto messo in stand by per mesi la possibilità di una discussione a 360 gradi e mimetizzato i reali bisogni e le reali urgenze, si mettano sempre e comunque in primo piano le esigenze dell'amministrazione e non quelle delle lavoratrici e dei lavoratori;
Il buon vecchio principio di non contraddizione da cui discende la coerenza comportamentale: se ci si mobilita, se si vuole lottare, se si vuole invertire una rotta che punta dritto a un senso di spaccatura e demotivazione devastante si chiude la fase della dialettica fisiologica e si apre una fase di conflitto che non consente il come se nulla fosse tramite accordi, magari a perdere. O ci siede e si firma o ci si mobilita. Tertium non datur.
I fatti del 12 dicembre sono questi: rispetto alla questione giustificativi ex. art. 35 CCNL parte pubblica, che "scopre" che nella lettera di incarico di chi esegue gli accessi fiscali ai medici è indicato il nome del collega visitato, dichiara al tavolo di voler sospendere i controlli fiscali per fare le dovute valutazioni. Non una parola di autocritica sulla scelta, un dubbio sull'incrinarsi del rapporto di fiducia medico paziente, non un segnale di ascolto attivo sui rischi di dossieraggio sanitario e per la riservatezza. Nulla. “Sospensione per elementi sopravvenuti sulle modalità di esecuzione (sic!) “. 23 segnalazioni, che riguardano tutte il SUD Italia e che hanno fatto scaturire la bellezza di una sanzione accertativa.
La lotta all'evasione è una montagna gerarchica che partorisce un topolino sulla pelle dei colleghi.
Incalzata da USB sul ritiro degli atti dispositivi, parte pubblica, che continua a sostenere che vi sia solo un problema di comunicazione, che gli atti emanati siano mera ricognizione dell'esistente e che non sussista alcun aggravio di adempimenti, dichiara che alcune parti di questi atti, esempio quella sul file excel, siano di fatto disapplicate. Molto bene, peccato che tutto ciò non sia in alcun modo stato formalizzato, che non si sia voluto ascoltare prima, magari proprio la USB che sin da luglio aveva messo nero su bianco tutte le criticità legate agli atti dispostivi di nuova emanazione e che guarda caso la formalizzazione sulla modifica degli adempimenti, che ben potrebbe essere unilaterale seguendo la stessa forma della sua emanazione, sia demandata al tavolo di confronto sull'orario di lavoro di cui sopra. Peccato soprattutto che non si sia voluto cogliere il nodo centrale della questione: asimmetria permanente tra chi lavora e chi autorizza.
Incalzata da USB sulla rimodulazione degli obiettivi non è stata fornita alcuna apertura a una rivisitazione degli stessi, ben sapendo ormai anche i muri che per il triennio 1.1.2017 - 31.12.2020 i dati ufficiali parlano di una perdita di circa 750 unità di personale e una media negativa regionale pari al 14,2% Su tutto il resto, manco a dirlo, tempus fugit.
7 ore filate per ottenere riscontri sostanzialmente inadeguati, risposte che demandano ad altri luoghi decisionali (tavolo orario di lavoro *) o ad altri responsabili ( le altre DP nel caso dei controlli fiscali ai medici ) o ad altri livelli, come nel caso della rimodulazione degli obiettivi.
Risposte che non partono da una presa d' atto della necessità di ribaltare completamente i rapporti di fiducia con le lavoratrici e i lavoratori e che non mettono al centro la messa in discussione della cultura del sospetto e del clima da caccia alle streghe.
Viste queste premesse, sin dal tavolo e con molta trasparenza, USB si è dichiarata indisponibile a dichiarare la chiusura della mobilitazione. Il timore sempre più reale è che la tecnica della paura come metodo, la mancanza di fiducia e l'asimmetria dei diritti e dei doveri diventino un paradigma irreversibile esteso anche alla catena di comando dell’Amministrazione.
USB PI Agenzie Fiscali Lombardia