WE LOVE LONG WEEK END!

Nazionale -

Settimane intense quelle appena trascorse: due scioperi generali a distanza di 10 giorni, una manifestazione oceanica il 4 ottobre scorso e nel mezzo centinaia di migliaia di persone in tutta Italia riversate nelle strade per sostenere la Flottilla e per rivendicare di non voler essere complici di un Governo che, nonostante l'orrore messo quotidianamente in chiaro dalle immagini, continua a dichiararsi amico e alleato di uno Stato genocida e sprezzante dei diritti, anche quello internazionale.

Sia l'adesione allo sciopero del 22 settembre, proclamato da USB, che a quello del 3 ottobre, indetto da USB e CGIL, hanno visto un'altissima adesione dei dipendenti pubblici, con buona pace del Ministro Zangrillo che, anziché essere così solerte nel diffondere dati mistificati da una rilevazione colpevolmente insufficiente, dovrebbe pretendere dai suoi uffici rilevazioni puntuali e aggiornate dei dati dello sciopero che continua ad essere un diritto costituzionalmente garantito.

Due dati su tutti rappresentano del resto la migliore smentita: la chiusura quasi totale delle scuole e il 51,47% dei lavoratori e lavoratrici INPS che hanno scioperato.

Il disprezzo della Meloni nei confronti delle lavoratrici e i dei lavoratori che scioperando perdono una giornata di salario e molti dei quali, anche nel PI (la sanità, ma non solo), non fanno alcun week end lungo perché lavorano anche nei festivi, è indice di un certo nervosismo del governo nel vedere milioni di persone in piazza come non succedeva da tantissimi anni.

Ma questa nuova e ritrovata disponibilità dei dipendenti pubblici indica anche qualcosa di più e preannuncia un piano e una prospettiva di lavoro e intervento sindacale per l'autunno che già si prospetta parecchio caldo.

Lo dicono chiaramente le prime cifre che emergono dal Documento programmatico di finanza Pubblica per il triennio 2026/2028, approvato il 2 ottobre dal Consiglio dei Ministri, secondo il quale l'innalzamento delle spese militari si tradurrà in un esborso aggiuntivo di quasi 23 miliardi nel triennio

Cifre astronomiche che verranno tolte ai rinnovi contrattuali, alla sanità, alla scuola e, in generale, ai servizi pubblici alla cittadinanza.

Ma è proprio in queste cifre che possiamo cogliere quella necessità di riaffermare la nostra funzione sociale ed operare il collegamento tra le straordinarie mobilitazioni di questi giorni al fianco del Popolo palestinese e della Flotilla, e quel versante sociale interno che è tutto condizionato e determinato dalla logica del riarmo e della guerra.

Questo il terreno sul quale dobbiamo intervenire perché per bandire la parola guerra dalla storia bisogna colpire alla fonte quella economia e quella concezione barbara del ruolo dello Stato che la alimenta.

Dobbiamo farlo subito, a partire dalla imminente legge di bilancio!