Entrate - MANCATA CERTIFICAZIONE DELLA PREINTESA PER CHI HA SVOLTO ATTIVITA' DA REMOTO:NON UN PASSO INDIETRO!

Roma -

Si è tenuta martedì 14 settembre la riunione con l'Amministrazione a seguito della vera e propria doccia fredda comunicataci qualche giorno fa: la mancata certificazione da parte della Funzione Pubblica della preintesa siglata  a luglio da tutte le OO.SS e l'Agenzia delle Entrate, in materia di destinazione dei risparmi relativi alla mancata corresponsione degli straordinari e dei buoni pasto per l'anno 2020 al personale che ha svolto attività da remoto.


La ragione della mancata certificazione da parte della Funzione Pubblica, ci ha riferito l'Amministrazione, sostanzialmente risiederebbe nella volontà di non trattare diversamente chi ha svolto l'attività in presenza rispetto a chi l'ha svolta da remoto.


Una giustificazione totalmente infondata per almeno due ragioni:
la norma da cui ha tratto origine l'accordo si basa su una specifica disposizione di legge (art 1, comma 870 della legge di bilancio 2021) che consentiva la destinazione di quei risparmi in relazione a “particolari condizioni di lavoro”; e nessuno può negare la particolarità delle condizioni in cui ci siamo trovati ad operare....
la preintesa era accompagnata da un accordo di programma nel quale parte sindacale e parte datoriale si impegnavano a destinare nel salario accessorio 2020, una specifica indennità per coloro che erano stati assegnati ad attività indifferibili in presenza. 


Gli accordi sottoscritti il 16 luglio, quindi, tenevano conto di tutto il personale, senza fare alcuna discriminazione ma, al contrario, riconoscendo il contributo che tutti abbiamo dato in questa drammatica fase.


La pretestuosità e l'infondatezza delle motivazioni addotte dalla Funzione pubblica sono sotto gli occhi di tutti: invece di rispondere a ragioni tecniche le obiezioni obbediscono a logiche propagandistiche e politiche poiché si inseriscono perfettamente in quella campagna che il Ministro della Funzione Pubblica ha ripreso da qualche tempo contro il lavoro da remoto. Anzi, a voler essere precisi, contro i lavoratori pubblici (d'altronde il lupo perde il pelo ma non il vizio...) utilizzando lo smart working come arma contundente per colpire tutti i lavoratori riversando nei loro confronti la consueta dose di disprezzo alla quale ci aveva abituato in passato. 


Ma dinanzi a questo scenario è troppo comodo nascondersi dietro la Funzione pubblica... 
L' USB nel suo intervento non ha lasciato alibi all'Amministrazione ed ha invitato l'Agenzia ad una assunzione di responsabilità ponendole due domande:  l'Agenzia è disposta a farsi arruolare dalla Funzione pubblica in questa nuova crociata contro i dipendenti pubblici o è pronta a difendere l'accordo siglato?


L'Agenzia è disposta ad accettare che oltre il personale vengano mortificati il suo ruolo e la sua autorevolezza a tal punto da mettere il becco su un accordo legittimo in tutto e per tutto?
Il punto della questione è racchiuso esattamente in queste due domande.


Ma quello che si sta manifestando in relazione a questo accordo costituisce un precedente gravissimo e va anche oltre il caso specifico: infatti, se per ragioni politiche che nulla hanno a che fare con rilievi tecnici o presunte violazioni di una norma, si consente alla Funzione pubblica o a chicchessia di intervenire (a sproposito) si aprirebbe uno scenario inquietante nel quale non vi sarebbe più alcuna autonomia negoziale ma la semplice obbedienza a diktat provenienti dall'autorità politica.


La posta in gioco è esattamente questa e per tali ragioni, come avevamo già evidenziato nella lettera prontamente inviata all'Avv. Ruffini (clikka qui), abbiamo ribadito che l'unica strada percorribile è quella di difendere, senza se e senza ma, l'accordo investendo in prima persona il Direttore dell'Agenzia delle Entrate. 


Se le parole del Direttore sul contributo dato da tutto il personale in una fase drammatica come quella che stiamo attraversando hanno un senso, questo è il momento di dimostrarlo. Il resto sono solo chiacchiere e inutili pacche sulle spalle.
Nella sua replica la Dott.ssa Caggegi ci ha assicurato che il Direttore sarà investito in prima persona e che nei prossimi giorni è prevista una ulteriore interlocuzione con la Funzione pubblica i cui risultati ci saranno comunicati in un successivo incontro già previsto per il 21 settembre.
Il nostro auspicio è che l'Agenzia non rinunci ad esercitare il suo ruolo e che la vicenda possa risolversi rapidamente ribadendo la legittimità dell'accordo.


Resta il fatto inequivocabile che questo è l'ennesimo segnale di un clima totalmente cambiato ed indipendentemente da come si evolverà questa vicenda occorre una risposta corale che respinga al mittente la nuova ondata di odio che si sta abbattendo sui lavoratori pubblici.
Le ragioni dello sciopero generale dell'11 ottobre indetto dall'USB insieme a tutte le altre sigle del sindacalismo di base e che avranno al centro il ruolo e la funzione pubblica, si rafforzano ogni giorno che passa.

USB PI Agenzie Fiscali