Entrate - Orario di lavoro: azione immediata
Le indicazioni emanate sull’orario di lavoro non possono diventare vincoli per gli accordi locali
La circolare interna emanata dall'Agenzia delle Entrate sull'orario di lavoro si muove sul filo di un sottile equivoco.
Da una parte sembra riaffermare l'importanza della trattativa su una materia così delicata e dall'altra fissa dei paletti, pone dei vincoli e detta alcune linee guida che sembrano destinate a condizionare pesantemente la trattativa stessa.
La chiamata in causa delle Direzioni regionali è già di per sé una grossa forzatura perché il luogo deputato al confronto sindacale su questa materia è il singolo posto di lavoro.
Abbiamo già sperimentato in passato l'esercizio dell'inciucio a margine e dentro le trattative regionali e ci ricordiamo benissimo di come il tavolo regionale abbia spesso imposto vincoli e limiti al libero esercizio dell'attività negoziale nei posti di lavoro.
Ciò è accaduto per le più disparate materie, inclusa la materia di cui oggi si discute e cioè l'orario di lavoro e l'orario di servizio.
Se tavoli regionali ci saranno, la nostra posizione non potrà che essere quella di sempre e cioè che la trattativa regionale dovrà - extrema ratio - indicare i principi di massima ai quali ispirarsi e dovrà possibilmente stimolare l'adozione di scelte locali che favoriscano i lavoratori e aiutino a conciliare i tempi di lavoro con i tempi di vita.
Il giorno in cui ciò accadrà, saremo disposti a condividere le scelte di eventuali accordi-quadro.
Se viceversa il tavolo regionale sarà ciò che è sempre stato, e cioè uno stratagemma per ridurre l'autonomia delle trattative locali allora la nostra opposizione sarà netta.
A quel punto, auspichiamo che altrettanto netta sarà la posizione di chi oggi firma comunicati unitari pieni di buoni propositi.
È fin troppo facile invocare l'intervento delle organizzazioni sindacali nazionali per ridare forza alle trattative locali, quando i destinatari dell'invocazione sono per la maggior parte responsabili politicamente della debolezza negoziale in cui il sindacato è stato complessivamente trascinato.
Se i rapporti di forza si sono rovesciati in questi ultimi anni, la colpa non è solo dei cattivi Ministri che hanno sparato sulle relazioni sindacali nel settore pubblico, ma è anche e soprattutto di quelle organizzazioni sindacali che hanno consentito che ciò accadesse.
L'elenco, oltre a Cisl e Uil include anche quella Cgil che ha firmato pesanti accordi per ridurre gli spazi della democrazia sindacale, da ultimo non più tardi del 28 giugno scorso.
La sensazione è che non basti una richiesta di aiuto rivolta alle "segreterie nazionali" per ridare forza alle trattative di posto di lavoro.
Ci pare che questa forza dipenda piuttosto dall'atteggiamento con cui affrontare e superare eventuali chiusure da parte dell'amministrazione.
La forza del sindacato non può che dipendere dai soliti fattori: la sua reale autonomia e indipendenza che è proporzionale al grado di compromissione; il sostegno dei lavoratori che non possono delegare la lotta per la difesa dei loro diritti ma devono stimolare e sostenere le iniziative ritenute più appropriate; e la capacità del sindacato stesso di diventare per i lavoratori un punto di riferimento concreto per la costruzione di una vertenza, senza confusioni di ruolo e di posizionamento.
In questo senso, le strutture territoriali di USB si candidano a essere il punto di riferimento naturale per aprire vere vertenze e concreti momenti di conflitto sindacale, là dove la linea del dialogo dovesse risultare infruttuosa o peggio ancora pretestuosa.
Di inciuci ne abbiamo visti fin troppi per non sentirne la puzza a chilometri di distanza!
Date queste condizioni, siamo certi che nessuna trattativa sarà inutile.
In caso contrario, sveleremo ogni teatrino, smaschereremo ogni commedia e faremo il possibile, con il concreto e materiale sostegno dei lavoratori, per evitare che la trattativa sull'orario di lavoro sia solo una pessima recita il cui finale è già annunciato nella circolare che l'amministrazione ha inviato alle Direzioni regionali.
Non ci presteremo a nessuna sceneggiata e saremo in testa ad ogni seria, dura vertenza per difendere quel poco che ancora resta dei nostri diritti.
E gli altri, che faranno?