Dogane - SVALUTAZIONE

Stabilizziamo il salario accessorio invece di frammentarlo

Roma -

La misurazione delle attività negli uffici delle dogane e dei monopoli ha sempre avuto una grande importanza. I dati statistici rivelavano la situazione della bilancia dei pagamenti e fornivano elementi indispensabili ad indirizzare le politiche fiscali, commerciali e monetarie. Ma negli ultimi anni ci siamo cimentati in nuove misurazioni, non rivolte all’osservazione della realtà esterna, ma tutte rivolte al nostro interno e per lo più fini a se stesse.

In una continua ricerca di unità di misura adatte, negli ultimi anni siamo stati costretti ad occupare una parte sempre maggiore del nostro tempo in questo esercizio autoreferenziale, diventando esperti di linguaggio “produttivo”, di perfomance e di mission aziendali.

Ma all’Agenzia non basta, vuole aggiungere un’altra misurazione, stavolta individuale, basata su dei parametri che lasciano chiaramente intendere il grado di scollamento che si è ormai creato fra chi svolge le attività istituzionali dell’Agenzia e chi le misura. Parametri la cui discrezionalità è tale che avrebbero potuto facilmente riassumerli in un breve messaggio ai dirigenti: noi vi creiamo lo strumento voi riempitelo come vi pare.

Nella riunione di ieri c’è chi ha chiesto e ottenuto un tavolo di confronto per cercare di cambiare qualche aspetto applicativo, ma per noi il problema è a monte. Non vi fidate di chi minimizza. Non si tratta di avere 100 euro in più o in meno. Una volta che i dipendenti saranno messi in fila meritocratica dal primo all’ultimo non possiamo sapere come questo dato verrà usato in futuro, anche a prescindere dalle intenzioni di chi ora lo sta proponendo.

La 150/2009 è tuttora in vigore sebbene sospesa da un decreto ministeriale per il Mef e le Agenzie Fiscali, basterebbe una atto regolamentare, e, conoscendo la nostra amministrazione, addirittura una circolare od un rilievo per cambiare interpretazione e buttare nella fascia brunettiana l’ultimo 25% della fila, pur se con valutazioni positive, con tutte le conseguenze che comporta in termini di sanzioni disciplinari nel caso di recidiva e nell’eventualità di esuberi futuri.

Per questo da valutare secondo noi non è il senso di responsabilità o il contributo al clima positivo degli uffici da parte dei Lavoratori, quanto quello dell’Agenzia che vuole lanciare questa operazione e dei sindacati che cercano di “governarla” esponendo i lavoratori a enormi rischi.

I fautori della valutazione affermano che gli organi di controllo non certificherebbero il salario accessorio dei lavoratori se non si adottassero simili misure. A loro rispondiamo che si dovrebbero preoccupare intanto di costituirli quei fondi visto che ancora non sono arrivati i soldi del 2012, e che siamo stanchi di chi ci costringe a raccattare le briciole per strada e pretende pure di dettare  altre condizioni.

Da anni rivendichiamo l’importanza di dare certezza e stabilità al nostro salario accessorio piuttosto che frammentarlo in mille rivoli. Per ogni indennità è necessario che gli uffici raccolgano dati e predispongano prospetti. Se calcolassimo a livello nazionale quante risorse impieghiamo in questo lavoro con tutta probabilità scopriremmo che il costo di questa distribuzione è maggiore delle somme da distribuire. Se calcolassimo quanto tempo verrà impiegato a dare pagelline e a gestire l’inevitabile conflittualità che seguirà, scopriremmo che non stiamo valutando il nostro lavoro ma lo stiamo svalutando.

Su questo tema USB esprimerà a gran voce il proprio dissenso, e quello di chi vuole alzare la testa e difendere il nostro lavoro e la nostra dignità, per bloccare queste odiose pagelline!