"spionaggio fiscale": la lettera dell'Esecutivo Regionale Emilia Romagna
Oggetto: anagrafe tributaria e tutela dei lavoratori.
I fatti giudiziari e mediatici che in questi giorni stanno investendo direttamente il personale delle Agenzie Fiscali, stanno lasciando un comprensibilissimo senso di generale insicurezza tra i lavoratori, ben consapevoli del peso e della gravità delle situazioni createsi e delle conseguenze che i loro colleghi sono adesso costretti a vivere e ad affrontare.
Coscienti che non vi sia alcuna garanzia che i fatti non si possano ripetere. Anche perchè, stranamente, l’onere della prova sembra passato a carico del lavoratore che deve dimostrare le motivazioni per cui ha utilizzato l’Anagrafe Tributaria selezionando un soggetto. L’ipotesi di reato sarebbe già costituita dal solo essere incappati in un codice fiscale, evidentemente più tutelato di altri, l’onere della prova sembrerebbe poi invece essere ribaltato in capo al lavoratore. E l’indagine svolta addirittura da corpi finalizzati alla lotta contro la criminalità organizzata.
In questo quadro, è facile comprendere come l’Anagrafe Tribuaria oggi non sia più uno strumento indispensabile di lavoro, ma sia diventata un’arma impropria di cui diffidare per non rischiare di essere trascinati in frullatori giudiziari e mediatici.
Come se per ogni utilizzo dell’Anagrafe Tributaria per controlli diretti o incrociati si dovesse conservare stampa, traccia o memoria per essere in grado domani di dimostrare la propria innocenza. Ma poi, innocenza da cosa?
Secondo le indiscrezioni di stampa, gli elementi emergenti dai casi indagati (circoscrivendo alla nostra regione ed ai soli casi di nostra conoscenza, 6 a Bologna, 2 a Rimini, 2 a Parma, 2 a Forlì, 1 a Reggio Emilia e probabilmente anche a Modena, ma così sembra anche per la generalità dei casi riguardanti i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate), starebbero delineando un utilizzo senza alcuno scopo fraudolento o addirittura organizzato ed eversivo, come strillato sulle prime pagine dei giornali e nell’immaginario collettivo.
Anzi, non vi sarebbe traccia di accessi abusivi o addirittura illeciti ai dati della nostra Anagrafe, come comprensibile visto che i lavoratori sono già autorizzati all’accesso. Men che meno si sarebbero intravisti casi di comunicazioni all’esterno.
Stanno addirittura prendendo corpo casi in cui quelle interrogazioni all’A.T. fossero palesemente doverose perchè rispondevano a precisi mandati lavorativi assegnati ai colleghi dall’Agenzia stessa.
E tali circostanze lasciano ancora di più, per usare un eufemismo, l’amaro in bocca se risponde al vero la notizia mai smentita che l’inchiesta sia stata generata da un esposto e dalle segnalazioni fatte alla Magistratura da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
“Dettaglio” per noi incomprensibile e grave, posto che l’Agenzia ha sicuramente i mezzi e le strutture specifiche per procedere a proprie indagini preventive volte quantomeno a verificare le situazioni di cui sopra: chi risarcirà questi colleghi per quanto sopportato con le perquisizioni personali e domiciliari subite, e di quanto dovranno ancora affrontare moralmente ed economicamente per la loro posizione di indagati?
Voyeur, guardoni, spioni fiscali, indegni, infedeli, pericolo per la democrazia, solo per restare alle definizioni meno ingombranti: nessuno si è davvero risparmiato in commenti e reprimenda: i mostri erano in prima pagina, ed il gioco al massacro fin troppo facile su soggetti senza alcuna difesa.
Ecco, proprio questo è il motivo per cui ci permettiamo di scrivere: crediamo che il silenzio dell’Agenzia stia diventando assordante.
E’ solo di queste ore la lettera a firma del viceministro on. Vincenzo Visco: ringraziamo per l’attestazione di fiducia, anche se non capiamo a quali comportamenti illeciti di alcuni si riferisca e di chi: senza considerare che gli sviluppi delle indagini riportati dai quotidiani sembrano negare comportamenti illeciti, pensiamo che ognuno sia innocente fino a prova contraria, e non viceversa.
Se è consentito, manca qualsiasi riferimento a garanzie e tutele per i lavoratori, aspetto che adesso reputuiamo assolutamente primario e fondamentale.
Crediamo che sia adesso non solo auspicabile, ad ogni livello, un intervento chiaro dell’Agenzia a tutela dell’immagine complessiva e dei lavoratori, ed a sostegno anche economico di coloro che risultano, loro malgrado, coinvolti.
Riteniamo che garanzie e tutele chiare debbano essere fornite a tutto il personale; in mancanza l’utilizzo di uno strumento come l’Anagrafe Tributaria, fondamentale, diventa rischioso e come tale da utilizzare solo dietro esplicito mandato scritto, caso per caso.
Non siamo noi a voler inceppare la macchina fiscale. Anzi, ci piace lavorare per recuperare e mantenere una funzione ed un ruolo pubblico ed istituzionale che riteniamo fondamentale nella nostra comunità civile. E, dopo la campagna di quest’estate sui dipendenti pubblici fannulloni, questa nuova sugli agenti anche spioni ed infedeli (ecc.) non vorremmo che potesse risultare utile a chi punta ad un fisco dismesso, esternalizzato e privatizzato.
I lavoratori si assumono quotidianamente e consapevolmente rischi nei confronti dei contribuenti, in una delicata attività che il ruolo impone. Ora, in mancanza di una condotta e di misure finalizzate a tutelarli e garantirli concretamente da parte di chi a nostro avviso dovrebbe, pretendere che si facciano carico anche di questo costituirebbe condotta che certo non possiamo condividere.
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