Sicilia – Entrate, a Messina, No alla censura e alla travisazione

Messina -

Leggiamo un comunicato, di altra sigla sindacale, in cui una RSU si lamenta che a Messina non si siano messe a verbale le sue affermazioni.

Il problema risiede in una legge antidemocratica che stabilisce quali siano i sindacati maggiormente rappresentativi che possono partecipare ai tavoli di trattativa (chi a livello nazionale, tra iscritti e voti RSU abbia una rappresentanza pari o superiore al 5% del personale del Comparto di riferimento che in questo caso sono le Funzioni Centrali) e dal fatto che la RSU (Rappresentanza Sindacale UNITARIA) deve esprimere le proprie idee a maggioranza come unico organismo e quindi non vengono prese in considerazioni le affermazioni dei singoli non condivise dalla maggioranza delle RSU.

Noi crediamo che queste norme siano ingiuste e che in ogni Ufficio le lavoratrici e i lavoratori siano liberi di scegliere da quale sindacato farsi rappresentare e le Direzioni provinciali e le organizzazioni presenti al tavolo dovrebbero agevolare la presenza di organizzazioni, anche se non rappresentative a livello nazionale, se queste hanno degli iscritti nell’ufficio locale. Questa è la Democrazia in cui le minoranze devono essere valorizzate e non represse, senza paura del confronto che può solo essere arricchente.

Il verbale della riunione, inoltre, deve essere fedele delle dinamiche espresse ai tavoli anche delle singole RSU anche se poi le decisioni saranno prese a maggioranza dei presenti, al fine di far conoscere alle lavoratrici e ai lavoratori le diverse posizioni al tavolo e poter scegliere quali ragionamenti sostenere.

Quello che non condividiamo di quel comunicato è il disconoscere l’enorme lavoro svolto nella tutela di lavoratrici e lavoratori messinesi in questo tempo di pandemia da USB e la rappresentazione distorta di quanto accaduto negli incontri.  

Il 5 marzo, allo scoppiare della pandemia, abbiamo chiesto alla Dp di Messina di sospendere immediatamente tutte le attività di accessi, verifica esterna e degli incarichi di partecipazione alle udienze.

Il 9 marzo scrivevamo nuovamente alla Direzione Provinciale chiedendo di tutelare i lavoratori portatori di particolari patologie e di attrezzarsi favorendo il telelavoro, montando i plexiglass ai front office, fornendo mascherine, sanificando gli uffici ed informando adeguatamente tutti i lavoratori.

Il 13 marzo mandavamo una diffida penale per chiedere che tutti i lavoratori fossero immediatamente messi in lavoro agile e creavamo la prima chat whatsapp regionale per tenere aggiornati i lavoratori delle Agenzie Fiscali.

Il 16 marzo abbiamo pubblicato anche un modello di domanda da presentare alla Dp per rimanere subito a casa in lavoro agile, anche senza strumentazione informatica.

Il 23 marzo abbiamo scritto ai Prefetti della Sicilia per la verifica delle attività non essenziali e chiesto alle DP conto del numero delle presenze, del tipo di rientri previsti e delle certificazioni da rendersi in caso di controllo delle forze di sicurezza.

Il 6 aprile chiedevamo di non aumentare l’orario mattutino di apertura degli sportelli, lo stato delle abilitazioni e chiarimenti sulla prestazione oraria in lavoro agile.  

A livello nazionale abbiamo chiesto la chiusura di tutti gli uffici pubblici e privati non essenziali, proclamato uno sciopero generale, il 25 marzo, a cui le altre organizzazioni sindacali non hanno aderito.

Abbiamo lottato ed ottenuto lo spostamento dell’utilizzo delle ferie pregresse al 30 giugno, abbiamo preteso ed ottenuto una nota nazionale in cui non doveva essere richiesta la produttività ai lavoratori in smart working, abbiamo richiesto ed ottenuto un protocollo nazionale sulla sicurezza che poi si calasse al livello regionale e provinciale.

Alla fine di febbraio, in Sicilia, prima ancora che ci fosse il lock down, abbiamo chiesto incontri sul COVID 19 chiedendo la piena applicazione dei Decreti, delle Circolari ministeriali e di tutte le fonti  in vigore, nel mese di marzo e aprile abbiamo inviato più di 10 tra note e diffide alla Direzione Provinciale di Messina, ivi compreso un accesso agli atti,  in perfetta solitudine abbiamo opposto resistenza alla panacea delle autocertificazioni e alla rimodulazione delle giornate di aperture al pubblico al tavolo regionale,  abbiamo esposto le criticità legate allo smart working e al diritto alla disconnessione, organizzato assemblee per tutti i lavoratori siciliani in videoconferenza pubblicando un ordine del giorno dove si portano avanti rivendicazioni e si fa luce sui problemi atavici della Sicilia.

Tra maggio e giugno abbiamo portato ai tavoli proposte di accordi sulla sicurezza, chiedendo il pieno coinvolgimento del medico competente, degli rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, dei rappresentanti sicurezza e prevenzione e delle RSU. Alcune di queste proposte sono confluite in verbali ma giammai, e non certo per volontà di USB che è stata una cattigghia, sottoscritte in accordi decentrati cosi come previsto dai protocolli nazionali e dalla contrattazione collettiva. La Sicilia su questo è un unicum sul panorama nazionale come raccontato nel comunicato del 1 luglio.

Quindi se qualcuno afferma che siamo stati in silenzio, che abbiamo applaudito o che non abbiamo voluto disturbare l’Amministrazione, estrapolando da un verbale 5 parole a fronte di un fiume in piena di parole, con tanto di esposizione formale proposte e criticità, possiamo solo dire che chi afferma ciò o ha le orecchie e gli occhi foderati di prosciutto o è in malafede. Giudicate voi.

Noi intanto continuiamo nella battaglia per la tutela della salute e la crescita dei diritti e del salario dei lavoratori e non solo nella città di Messina ma in modo capillare su TUTTO il territorio Italiano.

Alleghiamo una panoramica non esaustiva di quanto sopra precisato.

USB PI Agenzie Fiscali Sicilia